Albert Einstein e fra Odorico

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Analizzare  e studiare la vita e il pensiero di Albert Einstein è affascinante per più motivi: anzitutto per la singolarità del personaggio e per l’acutezza di tanti suoi giudizi non solo sulla fisica, ma anche sui fatti contemporanei, dal nazismo al comunismo, al materialismo consumistico del primo Novecento; in secondo luogo perchè il ritratto che ne esce è quello di un uomo in divenire, anche nel suo rapporto con la fede e con Dio (rapporto che non rimane sempre uguale, come spesso sembra di capire da varie biografie, ma anzi si approfondisce sempre più, con il tempo).

 

 

Ci sono almeno tre Einstein: il giovane infervorato che scrive canti religiosi

e mangia secondo le regole dell’ortodossia ebraica; l’uomo matura che ama, in verità senza ben conoscerlo, Spinoza, ha un forte senso religioso svincolato da qualsiasi credo “ufficiale” e  preferisce occuparsi del suo popolo come popolo, senza riferimenti alle sue radici bibliche; l’uomo che, soprattutto a partire dall’ascesa del nazismo, si fa sempre più domande su Dio, la legge morale ecc. sino a divenire un grande ammiratore della Bibbia, un sostenitore dei valori morali cristiani, un estimatore di Gesù e della Chiesa, un nemico dello scientismo, un uomo spaventato riguardo a certe evoluzioni del sionismo…

Einstein si rivela anche, tra le altre cose, un amante dell’Italia e un amico di un frate italiano, fra Odorico Caramelli, a cui rimarrà legato tutta la vita, sino a presentarlo anche ad altri suoi familiari, che si legheranno a lui, come la figliastra prediletta, Margot Einstein (“quando Margot passa, diceva di lei Albert, fa nascere i fiori“).

Di seguito una rievocazione di Einstein da parte del padre Caramelli:

“…L’ho conosciuto qui, tanti anni fa. Candido. Come un bambino… Umilissimo, di una umiltà naturale e spontanea. E se pure non era cattolico, andava volentieri in chiesa perché gli piaceva stare con Dio, in cui credeva. E’ venuto spesso a san Francesco. Prima mi ascoltava suonare, poi si decise e portò un violino e, strimpellando come sapeva fare lui, si faceva accompagnare da me all’organo. Di notte scendeva nel bosco del convento, e, seduto sul muricciolo della cisterna etrusca, suonava alla luna. Una volta, dopo che lo ebbi accompagnato in una Sonata di Bach, si commosse tanto che mi buttò le braccia al collo, quasi in pianto…”.

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Cartolina con dedica di Einstein a padre Caramelli

Qui invece un brano di una lettera di Albert Einstein al Caramelli, due anni prima di morire:

Caro padre ora che lei è tornato dal suo lungo viaggio mi si offre l’opportunità di esternarle dal profondo dell’animo la mia riconoscenza per tutte le gentili premure che Lei ha avuto per mia cugina durante la sua malattia, alleviandole la sofferenza. Quando da giovane venni in Italia ho potuto constatare con gioia quali sentimenti alberghino nell’animo del popolo italiano. Inoltre da più parti mi è stato riferito che durante gli oscuri tempi del fascismo e del dominio di Hitler, molte persone hanno rischiato la vita per soccorrere le vittime della persecuzione. In questa straordinaria situazione ove la solidarietà umana è tutto, i suoi compatrioti si sono rivelati i più onesti e i più nobili tra le genti da me conosciute durante la mia lunga vita. Queste caratteristiche si armonizzano con lo sviluppato senso di quella bellezza, tanto forte in voi che si rivela in tutte le manifestazioni della vita. Avrei preferito scrivere in italiano, ma non sono più capace”.

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La statua della Madonna scolpita da Margot e regalata al convento di padre Caramelli, a Fiesole

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Il convento francescano di Fiesole, frequentato da Einstein

da: Filosofia, religione e politica in Albert Einstein, ESD

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.

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