Un francese piccolo piccolo

sarkozy

di Marcello Veneziani.

Sarkozy ci danneggiò tre volte: quando ci trascinò in guerra contro Gheddafi contro i nostri stessi interessi e contro la politica di buon vicinato che aveva coltivato saggiamente Berlusconi; quando ci lasciò poi il rubinetto aperto dei migranti partiti dalla Libia senza sovranità; e infine quando concorse a trascinarci in quel tunnel aperto nel 2011 in cui si cacciò da allora l’Italia, senza tuttora riveder le stelle, se non la sua caricatura, le 5stelle.

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E dire che a noi piaceva Nicolas Sarkozy quando andò all’Eliseo. Piaceva il suo gollismo del terzo millennio, il suo nazionalismo francese benché di origini ellenico-magiare, il suo piglio decisionista, un po’ napoleonico anche nella statura e un po’ mandrillo con le femmes. Lo invidiavamo alla Francia, ne avremmo voluto uno come lui in Italia, anziché un piazzista come Berlusca e un vuoto a perdere come Fini.

E un po’ gli invidiavamo Carla Bruni, la mitica Carlà, il suo corpo, la sua voce sensuale, quando non canta, le sue movenze seducenti, i suoi sguardi perfidi e allusivi, la sua magnifica veduta posteriore.

E dire che a noi infastidiva il colonnello Gheddafi, la sua sbruffoneria e il suo dispotismo, il male che aveva fatto agli italiani, cacciati e derubati, e poi la sua ridicola divisa da generale delle guardie campestri e la sua guapperia con le donne, i sudditi, gli ambasciatori, trattati tutti come scimmie, datteri e cammelli. Persino Berlusconi che si credeva dio, fece al colonnello il baciamano e lo ospitò a Roma con tutti gli onori, allestendogli una parata imperiale e una tenda da circo.

E invece, alla resa dei conti, il malfattore infido è apparso Sarkozy e la vittima leale appare ora il povero Gheddafi. Sarkozy gli avrebbe estorto fior di milioni di finanziamenti e poi lo avrebbe scaricato, ripagandolo col golpe, l’insurrezione, bombardando la Libia e lasciandolo infine massacrare nelle mani barbare dei suoi fanatici nemici. Non bastavano le accuse di finanziamenti illeciti, corruzione e abuso d’ufficio che lo avevano già investito. Ora per l’ex presidente francese questa brutta storia di 5 milioni in contanti versati dal regime di Gheddafi per finanziare la campagna elettorale di Sarkozy nel 2007. Ma si parla di 50 milioni di euro libici. E nel mezzo il misterioso assassinio del Ministro del petrolio libico Choukri Ghanem, proprio nei giorni del ballottaggio francese del 2012; quel ministro che aveva annotato su un quaderno i versamenti libici per la campagna di Nicolas Bonaparte. Ma la cosa peggiore era avvenuta l’anno prima, nel 2011, quando Sarkozy trascinò l’Europa e capeggiò la Nato nei bombardamenti per rovesciare il regime di Gheddafi. Costrinse anche l’Italia a partecipare alla mattanza. Una scelta scellerata, come poi si vide, perché consegnò la Libia e il traffico dei migranti alle tribù e ai mercanti d’uomini, generando migrazioni e terroristi. Ma lo scopo di Sarkozy e del suo entourage era di mettere le mani sulla Libia, dirottare le commesse da altri paesi, in primis l’Italia, verso la Francia, esercitare il ruolo di potenza d’area.

Insomma, dietro la falsa crociata per esportare la libertà e la democrazia tra le dune libiche, e per sostenere la mitica e così tanto equivocata primavera araba, si nascondeva non solo il colonialismo cinico di Sarkozy ma anche il tradimento verso il rais, che aveva finanziato cospicuamente la sua campagna per andare all’Eliseo.

E allora rivedi come in un film surreale le immagini di Sarkozy che festeggia Gheddafi come un amico, davanti alla gente osannante, per poi pugnalarlo poco dopo. E rivedi, avvolgendo il nastro dei ricordi, anche quel famoso video quando Sarkozy scambiava sorrisini d’intesa con la Merkel, sorrisini ironici di compatimento sull’Italia e sul suo premier Berlusconi; sorrisi che non erano solo giudizi sommari sul re del Bunga-Bunga ma anche sentenze sommarie sull’Italia. Perché armarono poi quella campagna euro-italiana per far fuori a colpi di spread un governo legittimamente eletto dagli italiani, e metterci un governo fantoccio gradito all’asse franco-tedesco e ai potentati euro-finanziari. Coi risultati disastrosi che conosciamo, avendoli subiti.

In tutto questo Sarkozy ebbe dunque un ruolo decisivo. Lui ci danneggiò tre volte: quando ci trascinò in guerra contro Gheddafi contro i nostri stessi interessi e contro la politica di buon vicinato che aveva coltivato saggiamente Berlusconi; quando ci lasciò poi il rubinetto aperto dei migranti partiti dalla Libia senza sovranità; e infine quando concorse a trascinarci in quel tunnel aperto nel 2011 in cui si cacciò da allora l’Italia, senza tuttora riveder le stelle, se non la sua caricatura, le 5stelle.

Un tempo pensavamo che Sarkozy fosse vittima della consorte, del gauchisme radical-chic e brigatista-snob di Carlà, la sua avvenente ape-regina. Si, proprio lei, la top model dalla vita assai chiacchierata, che s’innamorò di un filosofo e poi lo tradì mettendosi con suo figlio anch’egli filosofo, da cui ebbe pure un figlio, presumo filosofo pure isso. La Carlà franciosa e sprezzante verso il suo paese d’origine, l’Italia, la “compagna” bobò che si adoperò per aiutare il terrorista Cesare Battisti e la terrorista Marina Petrella a farla franca, mentre si spendeva in campagne buoniste e  fintoumanitarie. Ah, che guaio per il povero Sarkozy, dicevamo, e poi aggiungevamo per compatirlo e giustificarlo, ah, cosa fa l’amore, in quanti guai ti caccia, quel profumo di donna, quel viso (e quel retro) galeotto. E invece Sarkò era degno di Carlà, delle sue tresche e delle sue ipocrisie. Anche se non perderà molto tempo la Carlà a scaricare definitivamente Sarkò inquisito e caduto in disgrazia. Poi vi chiedete da dove nasca il trionfo della Le Pen e del Front National: nasce non solo dagli errori e i tradimenti della sinistra radical-chic ma anche dalle insipienze e dai tradimenti dei finti gollisti e veri autogollisti, come Sarkò, coi suoi vistosi autogol.

Dicono che ora Carlà abbia ripreso a cantare, mentre Sarkò dovrà rispondere ai giudici e ai tribunali di Francia. Per il bene della Francia, della verità e dell’udito, è bene che a cantare ora sia solo Sarkozy. Che canti per intero Tripoli, bel “sola” d’amore.

MV, Il Tempo 21 marzo 2018

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