Quei seggi che il PdF ha regalato a Pd e 5 Stelle

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di Andrea Zambrano.

Nel conteggio analitico del voto collegio per collegio si concretizza il timore già paventato che la competizione in solitaria del partito di Adinolfi avrebbe potuto danneggiare più il Centrodestra che il Centrosinistra piddino. 4 collegi “spia” lo indicano chiaramente insegnando che non basta con leggi elettorali poco rappresentative votare bene, bisogna anche votare per bene, cioè senza avvantaggiare l’avversario.

Irrilevante o decisivo, non è una questione marginale, soprattutto con questa legge elettorale. Perché nei collegi uninominali si vince anche di un solo voto. E al di là delle intenzioni vale anche per i partiti che hanno giocato la loro partita senza scendere a compromessi con altre forze politiche giudicate troppo contaminate con il sistema. E’ il caso ad esempio del Popolo della Famiglia, che al suo debutto elettorale ha totalizzato 220mila consensi.

Nel conteggio analitico del voto collegio per collegio si concretizza il timore già paventato che la competizione in solitaria del partito di Adinolfi avrebbe potuto danneggiare più il Centrodestra che il Centrosinistra piddino. Non è solo una questione di prospettive o di gusti, ma a conti fatti è un dato su cui occorre riflettere perché la legge elettorale imponeva dei calcoli improntati sul realismo. E in questo contesto danneggiare il Centrodestra significa favorire il Centrosinistra e i 5 Stelle.

Il temuto scenario si è realizzato in collegi periferici, tutti accomunati da una caratteristica: una forte contendibilità dei candidati del centrodestra contro o i Cinque Stelle o il Pd.

Ebbene. In due casi la vittoria è andata ai Cinque Stelle, in due al Pd. In tutti e quattro i casi i voti raccolti dal Pdf sono stati decisivi per la vittoria. Perché? Perché è sentire comune che la gran parte degli elettori Pdf provenisse per esperienza e estrazione dalla nutrita pattuglia dei delusi da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e soprattutto dalla formazione centrista ex Ncd, ex Udc e molto altro ex.

Insomma: che il Pdf abbia catalizzato più elettori delusi del Centrodestra che nel Centrosinistra era nell’aria. Ma forse non era nelle intenzioni quella di avvantaggiare gli avversari ben più pericolosi del movimento di Grillo.

Gli episodi appartengono tutti al Senato. A Torino ad esempio nel collegio Uninominale Statistica 61 il Pd con Mauro Antonio Donato Laus ha vinto di misura sul candidato di Centrodestra Paola Gobetti. Tra loro appena mille voti di scarto, 105.829 a 104.804. Il candidato del Pdf in quel collegio ha totalizzato 1.969 consensi. Sgomberiamo il campo da malizie elettorali o strategie di fuoco amico, ma è ipotizzabile pensare che buona parte dei quei voti confluiti nel Pdf provenissero dalla coalizione di Centrodestra: per battere il Pd ne sarebbero bastati anche solo la metà.

La stessa fotografia si ha, scendendo per li rami, a Modena dove il Pd Edoardo Patriarca ha avuto la meglio del leghista Stefano Corti per soli 53 voti 85.533 a 85.487. Il Pdf con i suoi 1.728 consensi ha sicuramente drenato consensi a una formazione, quella di Centrodestra, che avrebbe strappato un fortino rosso da più di 70 anni.

Andiamo nelle Marche: qui è il candidato 5 Stelle Mauro Coltorti a risultare eletto a Palazzo Madama sul filo di lana. Appena 204 i voti di scarto tra i due (93.601 a 93.337) mentre il Pdf, con 2.709 voti ha catalizzato senza ombra di dubbio scontenti del Centrodestra. Nel collegio di Roma Collatino il probabile vincitore, mentre mancano ancora 4 sezioni scrutinate, è il pentastellato Pierpaolo Sileri (93.041 preferenze) che si impone sulla candidata di Centrodestra Lavinia Mennuni (92.570 voti). Anche in questo caso il Pdf, con 1.719 voti contribuirà senza dubbio a portare acqua alla vittoria del grillino.

Certo, che il Pdf si sia presentato agli elettori come forza autonoma e legittimamente con i requisiti per aspirare di rappresentare i cattolici è fuori discussione. Ma questi casi spia insegnano che non basta con leggi elettorali poco rappresentative votare bene, bisogna anche votare per bene, cioè senza avvantaggiare l’avversario.

Strategia o effetto collaterale di una decisione irrimediabilmente segnata? Ai posteri l’ardua sentenza, tenuto conto che questi dati possono essere letti in un duplice modo: la “prova” regina che Adinolfi aspettava per mostrare ai “cugini” rimasti nella “casa madre” di essere determinante e di – per usare un linguaggio calcistico – poter fare male oppure la sostanziale pericolosità di operazioni elettorali che alla fine hanno dimostrato di essere insidiose per la buona causa, avvantaggiando ingenuamente forze avverse.

Ma d’altra parte è nella natura dei risultati elettorali, che, com’è noto, non si leggono, ma semplicemente si interpretano.

Fonte: La nuova Bussola Quotidiana

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