UNA FEDELTÀ DOVE NON CI SONO REGOLE? MA ALLORA È UNA FEDELTÀ SREGOLATA!!! (cioè senza senso)

marx

Lo scandalo nazionale suscitato dal ritiro spirituale organizzato dalla diocesi di Torino, diretto da don Gianluca Carrega, per aiutare le coppie omosessuali a meditare sulla “fedeltà” nell’unione omosessuale, ha spinto il vescovo Cesare Nosiglia a sospendere l’iniziativa e ad emettere un comunicato ufficiale. Peccato però che il vescovo, nella dichiarazione pubblicata sul sito diocesano, confermi l’apprezzamento per l’operato di don Carrega e dia nel contempo la colpa di quello che è successo alle distorte e “tendenziose” interpretazioni date da alcune fonti giornalistiche. Mi dispiace, ma le parole riportate da don Carrega nell’articolo della Stampa sono chiarissime, e queste non sono mai state disconosciute o contestare dal sacerdote.

Se da una parte si potrebbe essere contenti della “sospensione” dell’iniziativa (così è scritto), dall’altro rimane la tristezza per il ripetersi di notizie di questo genere.
E questa tristezza diventa ancora più profonda quando si pensi all’altra notizia, ancora più grave, quella relativa al Card. Marx, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, nonché stretto collaboratore di Papa Francesco, che ha affermato che sarebbe possibile benedire le coppie omosessuali perché, come lui ha dichiarato, “ci sono cose che non potrebbero essere regolate”.  Il compito di benedire lo lascia ai sacerdoti, i quali dovrebbero valutare caso per caso, secondo l’aureo criterio del discernimento.
Mi ha colpito a tal proposito un articolo di Carl E. Olson sul Catholic World Report, e per questo mi chiedo come possa un alto prelato  pensare certe cose. Mi chiedo come possa aver dimenticato quanto riportato nel documento del 1986 della Congregazione della Dottrina della Fede, firmato dall’allora prefetto card. Ratzinger, che così recita:
Egli [Dio] crea a sua immagine e somiglianza l’uomo, come maschio e femmina. Gli esseri umani perciò sono creature di Dio, chiamate a rispecchiare, nella complementarietà dei sessi, l’interiore unità del Creatore. Essi realizzano questo compito in modo singolare, quando cooperano con lui nella trasmissione della vita, mediante la reciproca donazione sponsale”.
È per questo che “L’attività omosessuale non esprime un’unione complementare, capace di trasmettere la vita, e pertanto CONTRADDICE la vocazione a un’esistenza vissuta in quella forma di auto-donazione che, secondo il Vangelo, è l’essenza stessa della vita cristiana. Ciò non significa che le persone omosessuali non siano spesso generose e non facciano dono di se stesse, ma quando si impegnano in un’attività omosessuale esse rafforzano al loro interno una INCLINAZIONE SESSUALE DISORDINATA, per se stessa caratterizzata dall’autocompiacimento”. [maiuscolo mio]
stellamatutina-catechismo-chiesa-cattolica
Inoltre, come è mai possibile che un cardinale abbia dimenticato quello che il Catechismo della Chiesa Cattolica esprime:
2357 “(…) la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. (…) con la preghiera e la grazia sacramentale possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana”.
Dunque, poiché gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati, sterili per loro stessa natura, e contrari alla complementarietà, come fa un cardinale della Santa Chiesa a parlar di “unione”? Secondo quale parametro?
Ma poi, pur non essendo io un teologo, mi sembra che “benedire” significhi invocare da Dio il bene e la protezione, pregare la concessione di grazie per una persona o su una cosa che sia in se stessa buona e moralmente giusta. Ma, come dice il Catechismo, dal momento che un atto omosessuale è qualcosa di intrinsecamente disordinato, allora benedire una unione omosessuale significa benedire qualcosa di intrinsecamente disordinato. Il che è un non senso logico, oltre che un obbrobrio teologico, qualcosa cioè di profondamente non cattolico. E se ciò viene affermato da un cardinale, la cosa assume un significato ancora più grave. A meno che il cardinale intendesse dire che l’unione omosessuale sia in se stessa qualcosa di buono o moralmente giusto. Ma ciò risulterebbe ancora più grave.
Come osserva Olson, alcuni, a giustificazione di certe (strambe) proposte, che si rivelano essere a dir poco eterodosse (per non dire altro), portano il cambiamento dei tempi. Come se, a partire dal 2013, il mondo fosse diventato improvvisamente più complesso, complicato e stupefacente nella sua “novità”, tanto da indurre la Chiesa a mettere da parte o riconsiderare il suo millenario insegnamento, per trovare nel mondo le risposte giuste.
veritatis
 
Dice Olson:La Chiesa, un tempo detta ‘esperta in umanità’, è ora chiamata ad accettare di essere un discepolo muto seduto ai piedi di un gigante ideologico che predica il vangelo della dittatura del relativismo, una dittatura che costruisce una cultura della morte e promuove attivamente il regno degli omosessuali. [Questo] È qualcosa che sconvolge la mente“.
Osserva ancora Olson che il card. Marx & co. parlano spesso di “circostanze concrete”, di “caso per caso”, ma che, a ben vedere, appare chiaro come loro, come per altro hanno dimostrato nel corso dei due Sinodi sulla famiglia, vogliano in realtà allontanarsi dalle norme oggettive che valgono per tutte le situazioni, e vogliano altresì  allontanarsi anche dall’insegnamento relativo alle “azioni intrinsecamente cattive”. Non è un caso che proprio in questi giorni nel sito della Pontificia Accademia della Vita sia comparso un articolo di un neo componente, il teologo tedesco Höver, che ha incredibilmente affermato che la  definizione di atto “intrinsecamente cattivo” sia da considerarsi troppo restrittivo o superato.
Tutto questo è un modo per distruggere l’insegnamento della Chiesa, in particolare quanto affermato da San Giovanni Paolo II nella Veritatis Splendor al n. 80, dove si può leggere:
“Ora la ragione attesta che si danno degli oggetti dell’atto umano che si configurano come «non-ordinabili» a Dio, perché contraddicono radicalmente il bene della persona, fatta a sua immagine. Sono gli atti che, nella tradizione morale della Chiesa, sono stati denominati «intrinsecamente cattivi» (intrinsece malum): lo sono sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze”.
Alla luce delle benedizioni delle coppie omosessuali proposte dal card. Marx e dei ritiri spirituali organizzati da don Carrega per consolidare la fedeltà di tali unioni, giustamente ci si chiede che senso abbia dichiararsi cattolici. Se quello che una volta era considerato cattivo ora viene ritenuto buono; se non ci sono più verità oggettive che valgono sempre ed ovunque, che ci aiutano a distinguere ciò che è bene da ciò che è male; se tutto è “pastorale” e quindi liberato da ogni regolamentazione, allora perché preoccuparsi tanto?
Carl Olson conclude in maniera sconsolata: “Fortunatamente, quello che dice il cardinale Marx è senza senso. In realtà, è molto peggio che insensato: è la falsità ostentata come tolleranza e amore. E’ una menzogna distruttiva (…)”.
Infine, ancora più amaramente, Olson dice che le parole del card. Marx gli hanno fatto venire in mente altre, quelle dette dall’allora card. Ratzinger durante la Via Crucis del 2005, quando, commentando la Nona Stazione, disse:
“Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!”
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