L’ottavo sacramento

A volte il fissare troppo la terra tradisce un segreto inconfessabile; la perdita del cielo. Questa è l’impressione che suscitano in me troppi sacerdoti. Un tempo li si chiamava uomini di Dio, oggi l’espressione ha un che di antico, quasi archeologico.

Oggi sembra che Dio abbia abbandonato il cielo per confondersi con la terra, l’infinito parrebbe essersi non solo mescolato ma dissolto nel finito.

Per conseguenza il cristianesimo si va riducendo ad una morale applicata a tutte le miserie umane, con il fine di soccorrere, fasciare ferite, consolare.

Ma gli occhi che troppo fissano la realtà finiscono per esserne inghiottiti, si accorgono che il mondo non possiede e mai avrà le risorse per vincere il male. Tutto il male. Non consolano alcuni successi, alcune piaghe che si pensano definitivamente cauterizzate.

Per questo abbiamo bisogno del cielo. Detto in altri termini dovremmo riscoprire il senso dell’adorazione. Ma quanto è difficile, tutto converge verso la terra, verso questa vita che in fondo in fondo per molti credenti rappresenta l’unica certezza.

È facile smarrirsi, io stesso, a volte, avverto la tentazione. Non basta la forma della vita di cristiana, non basta dirsi credenti, non bastano le opere.

Abbiamo smarrito il senso del sacro, fatto di stupore, silenzio, paura, passività, attesa. Troppo affaccendati, troppo sicuri il male si possa vincere. Ma lo sappiamo tutti, le cose non stanno così; il male non si vince.

Per questo tra le verità cristiane la più ovvia, la più “necessaria”, credo sia quella del peccato originale. Comunque lo si interpreti, il male e la violenza che contaminano persino i nostri gesti più innocenti, stanno li. Negare il peccato originale significa accusare Dio del male, oppure mestamente riconoscere che Dio non esiste.

Vorremmo capire, ma i più hanno rinunciato a spiegare le ragioni della fede riducendola all’amore. Ma il solo amare, quando diventi il programma di vita, non farà che registrare una marea di contraddizioni e di sconfitte. L’amore spesso genera contraddizioni e non raccoglie ciò che ha seminato; Solo Dio raccoglie persino dove non ha seminato. Chiarissimo.

La fede vive anche di ragione. Dovremmo introdurre un ottavo sacramento; il sacramento della sapienza. Oggi abbiamo bisogno di una carità intellettuale, l’uomo ha bisogno di ripensare la fede; non smantellandola come vorrebbero certi teologi. Rosmini lo aveva intuito quasi due secoli fa.

L’ottavo sacramento andrebbe conferito dopo una formazione di cinque anni, dai quindici ai venti.

L’ottavo sacramento, sarà come un sigillo che farà della nostra fede, non un’abitudine senza ragione, non un umanitarismo senza cielo; bensì un umile interrogare con mente e cuore l’eterno disegno Dell’Altissimo; da ciò conseguirà un agire colmo di speranza.

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