LA PRESENZA COME UNICO ANTIDOTO ALLA IRRILEVANZA

Una delle tante espressioni del livello, non solo religioso, ma culturale, di RADIO MARIA, sono le sue tavole rotonde domenicali, dalle 21.00 alle 23.00. Questa, di domenica 14 gennaio, è condotta per la prima volta dal giornalista LUIGI AMICONE.

Buona sera. Sono onorato di essere a Radio Maria per la prima volta. Sono Luigi Amicone, giornalista. Partiamo subito dal titolo che abbiamo voluto dare alla conversazione di questa sera. Perché sentiamo spesso dire sui giornali, in televisione, o comunque periodicamente, che i cattolici sono irrilevanti. Dove sono? Non hanno più un ruolo, non sono più da nessuna parte, sono scomparsi. E allora noi cerchiamo di indicare l’unica alternativa a questo stile di lamentela che evidentemente non ha costrutto. Già innanzitutto sono in un luogo, a Radio Maria, che testimonia , secondo me, che non c’è altro modo per battere l’irrilevanza, che essere presenti! Radio Maria è una presenza, e che presenza!

Bene, questa sera converseremo con quattro persone della cosiddetta società civile. Parto citandole: “Egisto Mercati, imprenditore di Arezzo, che stranamente si è lanciato nella creazione dell’associazione culturale Esserci, https://www.esser-ci.org/ , molto attiva da un paio d’anni; Peppino Zola, un avvocato di Milano, fondatore di una strana associazione di Nonni 2.0, http://www.nonniduepuntozero.eu/ , una associazione di nonni che vogliono essere presenti nella società con la loro identità e con la loro fede. Poi ancora, il professor Mauro Ronco, emerito ordinario di diritto penale della prestigiosa università di Padova, anch’egli protagonista di una bellissima opera: il Centro Studi Livatino, http://www.centrostudilivatino.it/ , di Lecce, costituitosi 25 anni fa, che richiama il sacrificio di un grande giudice siciliano. E lì, in questo contesto, diversi magistrati, avvocati e docenti universitari, si sono impegnati per dar vita a un organo che approfondisce i temi della vita, della famiglia e della libertà religiosa. Infine Emmanuele Boffi, che è un giornalista di Carate Brianza, papà di tanti bambini, bella famigliola, che è il rifondatore e nuovo direttore di un settimanale che credo conoscerete, perché c’entra anche per il mio nome di giornalista: la rivista Tempi, che, dopo esser stato per vent’anni settimanale, riparte, dopo una breve chiusura, come mensile, http://www.tempi.it/ .

Ma prima di sentire questi nostri ospiti, ho chiamato un carissimo amico, Gian Micalessin, che è un giornalista che credo conosciate tutti. (Lavora per Il Giornale. Ndt). Io sono convinto che sia il più autorevole e grande inviato di guerra che l’Italia – insieme a persone come Toni Capuozzo, Fausto Biloslavo, abbia l’onore di avere. Perché l’ho chiamato? Perché proprio in questi giorni abbiamo letto da alcuni organi della stampa – questo è un articolo del Giornale che non abbiamo visto in altri organi, se non forse su Avvenire -, bene, proprio in questi giorni è stato reso noto l’agghiacciante rapporto di una Onlus internazionale “Porte Aperte”, https://www.porteaperteitalia.org/ , che ci ricorda, numeri alla mano che oggi, 2018, 215milioni di cristiani nel mondo sono vittime di violenza, stragi, stupri e devastazioni.

Aveva ragione la Merkel – anche se poi non ha dato seguito alla constatazione – quando, lo scorso anno, riconobbe che i cristiani sono oggi in tutto il mondo la realtà sociale più perseguitata. Le cifre sono impressionanti. Lo scorso anno ci sono stati 3066 martiri cristiani per la fede; oltre 15500 chiese e abitazioni e proprietà di cristiani attaccate in tutto il mondo. Insomma, non c’è giorno in cui i cristiani possano godere della libertà di cui tutti dovrebbero godere.

Bene, perché ho invitato Gian Micalessin? E lo saluto, se è già al telefono.

Micalessin. – Ciao Luigi!

Amicone. – Perché Micalessin è uno dei grandi testimoni, è una delle grandi presenze del nostro tempo, rilevanti dal punto di vista giornalistico, perché è uno dei pochi che di questa realtà non si è mai dimenticato. E, ad esempio, sulle ultime recenti vicende del Medio Oriente, è dal 2012 che sta andando avanti e indietro dalla Siria, facendoci scoprire questa terribile guerra che ha provocato oltre 2 milioni di morti. E, su questa guerra e in particolare sulla vicenda dei cristiani siriani, che sono rimasti letteralmente seppelliti sotto questa guerra, perché attaccati dall’Isis e non sostennuti adeguatamente dall’Occidente. Bene, ha scritto un libro che è stato presentato proprio ieri da Francesco Alberoni e Toni Capuozzo. Si intitola Fratelli traditi. È già in libreria. E ha per sottotitolo: “La tragedia dei cristiani in Siria: cronaca di una persecuzione ignorata”. Gian, raccontaci un po’ questo libro.

Micalessin. – Beh, partiamo dal titolo. Perché cristiani traditi? Perché i cristiani, come ricordavi tu, sono la minoranza più perseguitata, il gruppo religioso più perseguitato nel mondo, è in Siria sono stati anche i più dimenticati da quel mondo che si definisce cristiano, che si definisce occidentale. noi occidentali abbiamo letteralmente tradito i cristiani di Siria, che sono i cristiani che hanno dato vita al cristianesimo. Non dimentichiamoci mai che San Paolo si convertì al cristianesimo sulla strada di Damasco, e da lì riuscì a portare la predicazione nel resto del Medio Oriente fino a qui, in Europa.

Noi cristiani siamo stati i primi a tradirli, nel nome di un concetto di libertà, di autodeterminazione, che attribuivamo a dei combattenti jihadisti. Nel nome di questi concetti sbagliati, dal 1012 al 2014 abbiamo preferito lasciare che 5000 jihadisti se ne andassero dall’Europa per andare a combattere in Siria. Andassero a combattere con l’Isis e con al Quaeda.

Quando i nostri fratelli di Siria ci dicevano: “Guardate che quelli vengono qui per ucciderci e per sterminarci!”, noi voltavamo la faccia dall’altra parte e fingevamo di non sentire. Ecco, per questo ho chiamato questo libro “I fratelli traditi”, che non è soltanto la cronaca di un tradimento, ma è anche la cronaca di un suicidio: la cronaca del suicidio dell’Europa che ha teso le mani ai jihadisti dimenticando i propri fratelli nella fede e nella civiltà, e ha aperto le porte a quei terroristi che poi hanno colpito Parigi, Berlino, Londra, Marsiglia e tutte le altre città dove il terrorismo ci ha colpito uccidendoci.

Amicone. – Non dimentichiamo – e tu Gian ce lo ricordi -, che tutte queste terribili vicende nascono anche in concomitanza con le famose primavere arabe che l’Occidente, innanzitutto Barak Obama, ha sostenuto vigorosamente come “futuro di libertà” di quel mondo. E poi questa utopia è stata pagata molto cara.

Micalessin. – Certo, ci siamo illusi, potremmo dire, che la libertà potesse germinare da quell’islam fanatico e oltranzista che è il primo a diffondere i concetti di violenza e di morte. E si sono dimenticati che in Siria c’erano i cristiani da cui è nata la civiltà europea, da cui sono nati la tolleranza, il concetto di libertà e di democrazia. Ma, come scrivo nel libro, “per questo noi siamo stati puniti”. E purtroppo i cristiani ce l’avevano detto. Ricordiamoci quel che successe a settembre del 2013. L’Europa, assieme agli Stati Uniti, stava pensando di bombardare la Siria. La chiamavano la Siria del dittatore Bashar Hassad. E la maggioranza degli stati europei pensava – sicuramente la Francia e l’inghilterra -, pensavano che seguire Obama in questa avventura di bombardare Bashar Hassad, dimenticandosi dei cristiani, fosse una grande opera di civiltà. Tant’è vero che negli stessi giorni Jabat al Nusra, la costola siriana di al Queda, quella stessa al Queda che aveva distrutto le torri gemelle massacrando 3000 persone, assediò Maaloula, il villaggio cristiano dove si parlava l’antico aramaico, la lingua di Gesù. Ebbene, in quei giorni io ero nei santuari assediati, ma l’America di Obama faceva il tifo per quella stessa al Queda che aveva massacrato i suoi cittadini.

Per Maaloula l’Occidente non si mosse, non sollevò un grido, non sollevò una mano. E quella sera, quando scesi a Maaloula, tornando dal santuario di Santa Tecla, dove le suore assediate vennero poi rapite, mi si avvicinò un anziano cristiano che stava abbandonando la sua città – era uno degli ultimi che stava abbandonando quel villaggio -, mi si avvicinò e mi chiese: «Tu sei cristiano? Sei europeo?». «Si», gli dissi io. «Bene, mi dispiace per voi – mi disse – perché noi, noi cristiani di Maaloula, noi cristiani della Siria stiamo per essere uccisi, stiamo per perdere tutto e probabilmente non potremo più tornare alle nostre case, ma ci dispiace per voi europei, perché voi farete la nostra stessa fine tra qualche anno. Solo che a differenza di noi, morirete senza neanche sapere perché». E quando quella notte del 13 novembre 2015 colpirono Parigi, capii che la profezia di quell’anziano di Maaloula si era avverata.

Amicone. – Fra parentesi, ricordo benissimo quel video, perché tu eri a Maaloula sotto i proiettili degli jihadisti. Forse è ancora reperibile in internet, e sarebbe utile recuperarlo. Se hai modo di indicarci come reperirlo …,

Micalessin. – Da domani lo rimetterò sul sito di Fratelli Traditi, che è il sito di Facebook dove si raccontano le parti principali del libro e il senso di questo libro. Ma comunque lo potete trovare su internet https://it.sputniknews.com/opinioni/201801095494078-Fratelli-traditi-libro-silenzio-cristiani-perseguitati/ , ed è una testimonianza di come l’Occidente molto spesso denuncia l’irrilevanza dei cristiani. Beh, non è l’irrilevanza dei cristiani, è l’irrilevanza del politicamente corretto che, nella sua banalità vuole dimenticare le nostre radici e la nostra identità.

Amicone. – Chiarissimo. Chiarissimo. Ma attualmente, che tu sappia, la situazione sul terreno – perché poi il paradosso, tra tanto parlare di immigrati e accoglienza -, non mi risulta che di cristiani siriani ne siano stati accolti gran che in Italia. Cioè, che i più bisognosi (noi riceviamo tanti migranti economici che vengono dall’Africa, sollecitati da una propaganda sbagliata, perché è evidente che non possiamo accogliere tutta l’Africa), ma di cristiani siriani credo che qui in Italia ce ne siano ben pochi.

Micalessin. – Di certo, nessuno si è curato di invitarli o di stender loro una mano, perché nella logica del politicamente corretto, ovviamente scegliere chi assistere sarebbe stato discriminante, anche perché non si possono scegliere quelli che sono simili a te, perché professano la stessa religione. Devi scegliere, in questa logica deviante del politicamente corretto, quelli che sono diversi, ma anche quelli che potrebbero essere poi i tuoi assassini, come abbiamo visto. (Credo che abbia scandalizzato molti cristiani – come è successo alla mia famiglia -, il vedere come papa Francesco – proprio agendo secondo questa logica -, dalla sua visita a un campo profughi in Grecia, abbia scelto alcune famiglie musulmane, Ndt).

Però c’è anche un’altra ragione di fondo, ed è che i cristiani vogliono orgogliosamente restare nella loro terra. Soprattutto i cristiani di Siria, perché sanno che se abbandoneranno quella terra non potranno più tornare, come è successo a Mosul e nella Piana di Ninive dove i cristiani sono stati sradicati e ora tentano disperatamente di ritrovare le proprie radici. Però, quando chiedi loro quanto sia facile tornare, ti dicono: “Come fai a tornare nella casa del tuo assassino?”.

Amicone. – Bisogna anche dire, come dici tu, che i cristiani siriani guardano a Putin e alla Russia forse con occhio un po’ diverso dall’occhio polemico e sprezzante con cui lo guardiamo qui in Europa. (Bisogna dire per onestà che sono i media allineati al pensiero dominante e politicamente corretto, ad orientare l’opinione pubblica perché abbia questo atteggiamento. Ma non tutti fortunatamente sono allocchi”. Ndt).

Micalessin. – Beh, lo diceva il vescovo latino di Aleppo, quando nel 2016, all’inizio dei bombardamenti russi, gli dissi: “Tutti dicono che i russi stanno massacrando il popolo siriano…”. Lui mi guardò e mi disse: «Guarda, qui tutti hanno detto di combattere l’Isis, ma la prima volta in cui noi abbiamo visto allentarsi l’assedio dell’Isis e diminuire le bombe che uccidevano i nostri fratelli e che cadevano sulla nostra città, è quando Vladimir Putin ha annunciato di voler combattere lo Stato Islamico. E per noi è il primo che lo ha fatto veramente». Parola di un vescovo, non di un miscredente come me! (Ecco il link del video-documentario di Gian Micalessin: https://www.facebook.com/FratelliTraditi/

Amicone. – Il vescovo latino di Damasco, che è stato colpito – proprio in questi giorni leggevo le notizie dalle cronache di Asia News, www.asianews.it , perché è difficile trovare queste notizie sui giornali, non solo italiani, ma occidentali, di questo quartiere di Damasco ancora sotto le bombe e gli obici dei “ribelli”. Che strano, come dicevi tu, il politicamente corretto è la nostra pietra tombale. E poi ci sono i 2 milioni di profughi che sono alla frontiera della Turchia, di cui la Turchia potrebbe fare, come ha fatto in passato, un uso strumentale, aprendo e chiudendo le frontiere. Com’è lì la situazione?

Micalessin. – In Turchia i profughi sono sempre lì, perché i profughi servono, come in tutte le guerre, come “arma di ricatto”. Puoi utilizzarli per formare dei ribelli, per fare pressione sui paesi da cui arrivano, eccetera. Quindi è chiaro che anche la Turchia utilizza la leva dei profughi. Ma non dimentichiamoci la cosa più sconcertante: noi ci stracciamo le vesti contro l’Europa, denunciamo l’Europa, c’è qualcuno che denuncia l’Italia, ma nessuno si è mai chiesto quanti sono i profughi che sono stati accolti in paesi come l’Arabia Saudita, patria del wahabismo, o dal Qatar, il grande finanziatore di tutti i terroristi. Arabia Saudita 0. È vietata l’entrata a qualsiasi cittadino profugo da altri paesi. Nel Qatar 14, per gentile concessione dell’emiro che ha deciso di dimostrare quant’era buono, dopo aver dato 2 miliardi agli jihadisti che combattevano in Siria.

(Ecco quanto ho scritto, arrivato a questo punto, sulla pagina Facebook di “Fratelli traditi”: «Desidero ringraziare di cuore Gian MIcalessin per la testimonianza che ha dato rispondendo alle domande di Luigi Amicone, nella serata di domenica scorsa partecipando alla tavola rotonda trasmessa da Radio Maria. Sto trascrivendo la prima parte di questa interessante tavola rotonda, corredandola di tutta una serie di link che dovrebbero dare la sveglia a coloro che non sono stati troppo addormentati dalla propaganda politicamente corretta e dal pensiero unico occidentale, per far si che anche lo strisciante totalitarismo che ci avvolge, non causi la stessa persecuzione che hanno subito e stanno subendo i cristiani del Medio Oriente e di altre zone del mondo. Solo che, come riferisce Micalessin, riportando l’amara considerazione di un vecchio cristiano di Siria, noi, a differenza loro, non sapremmo nemmeno perché». Ndt).

Amicone. – Ultima domanda, Gian, poi ti lasciamo andare. La cosa che mi colpisce in questi giorni in cui l’Italia, ma anche l’Europa è impegnata a rinnovare il proprio parlamento, ma sembra che nessuno si ricordi che, prima dell’accoglienza dei migranti, forse c’è un problema di politica estera per cui i vari paesi d’Europa riflettano e prendano un’iniziativa rispetto ai milioni di profughi che sono al confine della Turchia e a quelli che premono nel Sud Sahara, ma – nonostante che si parli tanto di una politica estera comune, anche per quanto riguarda l’immigrazione -, ma si guarda a tutto ciò come se si trattasse di fatti ineluttabili da subire, e non invece quello di intraprendere un’azione per fare qualcosa in quei posti.

Micalessin. – Beh, c’è da chiedersi se esista una politica estera europea! L’abbiamo visto anche nella politica estera italiana in ambito europeo. Nel 2012 l’Italia firmò le sanzioni con cui rinunciò ad essere il secondo partner economico, industriale e commerciale della Siria. Era il secondo partner mondiale. All’apice della crisi l’Italia firmò il suo suicidio rinunciando a quei soldi che incassavamo dalla Siria, e tutto ciò per adeguarsi a delle sanzioni europee, volute sostanzialmente dall’amministrazione Obama. Perché questa è la politica dell’Unione Europea! La politica dell’Unione Europea è stata dal 2009 in poi una politica al seguito di Obama. E adesso è una politica che brancola nel buio, perché non avendo avuto un indirizzo proprio o un faro, non sa più con chi stare. Non vuole stare con Trump, ma non sa da sola dove andare. È sostanzialmente l’esemplificazione in ambito politico di un’unione di stati che non ha saputo neanche darsi una Costituzione, ma che soprattutto ha perso la dimensione della propria identità e delle proprie radici (giudaico cristiane). E quando si perde la dimensione della propria identità è poi difficile trovare la bussola anche nel campo politico. Ed è singolare constatare che forse oggi l’unico leader a livello mondiale che abbia una visione chiara e sappia condurre con determinazione e chiarezza il proprio paese, nel giusto e nello sbagliato – può piacere o non piacere -è comunque Vladimir Putin. Un leader che ha abbracciato la grande tradizione della Chiesa Ortodossa, ma non ha gettato alle ortiche neanche il passato sovietico, che potrebbe esser stata la macchia nella storia della Russia. Beh, al contrario di quello che vorrebbero fare in Italia, dove vorrebbero distruggere i monumenti del fascismo, Vladimir Putin ha saputo realizzare un’opera di sincretismo politico ricordando il proprio passato, ma ricordando anche la grande tradizione spirituale della Chiesa Ortodossa. È per questo che forse è un grande leader che sa imprimere l’orientamento alla propria grande nazione russa.

Amicone. – Grazie. Ricordo allora il titolo “Fratelli traditi”. È un libro che merita per la nostra conoscenza. È anche un libro di vera spiritualità, che è quella che si nutre di conoscenza, come ci insegna anche p. Livio tutte le mattine con la sua bellissima lettura cristiana dei fatti e della storia. Grazie Gian.

Gian. – Vrazie a voi. Buona sera.

Amicone. – Ed eccoci ora in linea con Egisto Mercati.

Mercati. – Si, pronto? Sono presente.

Amicone. – Carissimo dottor Mercati, ha sentito Micalessin?

Mercati. – Si. Se lei me lo consente vorrei constatare una straordinaria coincidenza con quanto diceva Micalessin. Il mese scorso ho parlato con un parroco di Aleppo, una persona molto impegnata, che mi parlava dello stesso atteggiamento che il popolo siriano ha verso i russi, considerati tout court amici, di fronte a tutta un’altra realtà che ostacola il cammino di ricostruzione di quanto nella Siria giornalmente viene distrutto.

Se posso aggiungere un altro breve flash su questo, devo dire che ciò che colpisce, pensando al popolo siriano, pensando ad Aleppo, a Damasco e ad altri luoghi importanti, si può notare come queste città, questi quartieri civili, vengono distrutti dai bombardamenti dell’Isis, ma il giorno dopo vengono ricostruiti, loro distruggono, e la gente, guidata dalle parrocchie, ricostruisce. Ma questo lo fanno, non solo i cristiani della Siria, ma anche i musulmani, perché trovano nella presenza della Chiesa l’unico interlocutore e soggetto capace di suggerire una speranza. Se si può dire con uno slogan: l’impossibile diventa la misura del possibile! “Contra spem, sperare”, ha detto San Paolo.

Amicone. – Dottore, io, aprendo il vostro sito, mi sono trovato davanti ad una citazione che è un po’ l’editoriale. Non ci sono spiegazioni articolate, se non fatti di incontri, e poi questa bella citazione di un’ebrea: di Annah Arent: «L’educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo, da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l’arrivo di esseri nuovi, di giovani. Nell’educazione si decide anche che se noi amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo, lasciandoli in balia di sé stessi tanto da non strappargli di mano la loro occasione di intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa di imprevedibile per noi, e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti». Che bello spirito la vostra associazione! Ma come è nata? Ci dia anche qualche esempio di azione.

Mercati. – Posso dire semplicemente che, lei ha letto questa citazione di Annah Arent, una intellettuale che ci è molto cara per la profondità di pensiero e per la sua grande capacità di amare. Dico: ci chiamiamo Esserci. Abbiamo cioè scartato la possibilità di chiamarci “nasconderci”. Perché ciò che caratterizza oggi l’uomo serio, l’uomo adulto, l’uomo che ama, è questa decisione di esporsi e di stare dentro il reale. Perché starci? Perché esserci? Uno, per capire; due, per cambiare; tre, per amare. Per cui gli incontri di Esserci, che si sono tenuti nella maggior parte a Milano, ma anche ad Urbino, Perugia, Arezzo, Siena e altre città, questi incontri hanno voluto fare incontrare personalità della cultura e non solo, che, in qualche modo testimoniano questo rapporto con le cose, teso ad un cambiamento. Per questo, citando il titolo della sua tavola rotonda, colpisce molto questo richiamo, come sottofondo, a quella che è stata la presenza della Chiesa in Italia nell’epoca del cardinale Camillo Ruini, il quale diceva: «Meglio essere odiati, meglio essere perseguitati, che ignorati». Ecco Michael Cundera diceva: «Non c’è peggior odio che quello di essere ignorati». Perché questo?

Perché, per esempio, una chiesa che non fosse presenza (Luce, lievito, sale, segno di contraddizione. Ndt), non è una chiesa che ha rinunciato a una opzione sociale, all’essere pubblicamente presente, ma è gravemente una chiesa che tradisce sé stessa. Perché la presenza è insita nella natura stessa del Fatto cristiano! Come dire? Il legno, per sua natura, è legnoso; il ferro, per sua natura, è ferroso; la Chiesa, per sua natura, è una Presenza! Cioè, è un Fatto. È questo che noi vorremmo ricordare, innanzitutto a noi stessi, e poi a chiunque nella Chiesa ha la responsabilità, dovuta innanzitutto al fatto di essere battezzati, ma poi dovuta al fatto di essere capaci di leggere la realtà per quello che la realtà stessa è, e cioè un oceano di bisogno! Una domanda che è un mare infinito, di fronte alla quale non possiamo restare indifferenti, cioè assenti: cioè, non presenti!

La non presenza – come ha detto Micalessin – è il suicidio dell’Occidente! Ed è anche il suicidio della Chiesa. Mi scusi se mi sono infervorato!

Amicone. – No, si capisce bene il calore con cui si è espresso! Tra parentesi, è molto interessante nel vostro sito Esserci, l’intervento del grande storico professore della Cattolica, Francesco Botturi, che consiglio di leggere e di rifletterci. «Abitare il proprio tempo, tecnocrazia, globalizzazione e nichilismo, come può la Chiesa essere ancora protagonista del cambiamento d’epoca, senza limitarsi a contrapporsi alla modernità o di sciogliersi in essa? Ipotesi per un lavoro». (E qui legge una serie di titoli stimolanti, fra i quali ci sono anche le fake news e l’era di Trump Ndt). Lei ha citato Botturi e altri incontri che abbiam fatto, ma citando il grande scrittore inglese Chesterton, lui diceva che: «Ciò che ci risparmia l’umiliazione di essere figli del nostro secolo, è essere figli della Chiesa». Noi non siamo persone che stanno di fronte alla modernità o al mondo contemporaneo, noi siamo nel mondo contemporaneo!  Basti pensare a un documento conciliare: Gaudium et spes. Non c’è contrapposizione! Ma se posso usare un termine forse troppo impegnativo filosoficamente: c’è una immanenza al mondo, una immanenza al reale, quindi alla scienza, alla filosofia, alla cultura, all’arte, alla cibernetica, alla politica, perché tutto ciò che è prodotto dell’uomo ci appassiona, ci interessa! E lo vogliamo rivisitare criticamente, rendendolo in questo modo accessibile e quindi fruibile. È come se tutto quello che esiste non sia più estraneo, ma diventi strumento, possibilità di lavoro. Cioè di una esplorazione della realtà, perché più si esplora la realtà da tutti i punti di vista, più la si ama.

(Le successive interviste sono altrettanto interessanti e aiutano a comprendere quanto sia importante esserci, essere presenti con la parola, lo scritto e l’azione illuminati dalla millenaria sapienza cristiana. Penso che quanto scritto fin ora stimoli molti a scaricare e ascoltare questa, come altre istruttive e costruttive trasmissioni di Radio Maria, che considero un immenso dono di Dio e della Regina della Pace! Cercare su Archivio, trasmissioni online dal sito www.radiomaria.it . (Ndt).

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