Una lobby per la vita? Sì, LifeAid

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di Assuntina Morresi.

C’è un prima e un dopo Charlie Gard, e il dopo è già iniziato. Quel bambino che secondo tanti “dotti medici e sapienti” non aveva qualità di vita perché oltre ad essere gravemente malato, non mostrava alcuna capacità di relazione con l’ambiente intorno a sè, ha creato una formidabile rete di contatti e relazioni che hanno letteralmente attraversato le frontiere, come nessun altro leader politico o culturale sarebbe mai in grado di fare, adesso.

E sono bastate poche settimane perché quella trama di rapporti si consolidasse, trasformandosi in una proposta operativa, con un obiettivo antico ma con struttura e articolazione nuove, adeguate ad affrontare situazioni e problematiche del XXI secolo. LifeAid il nome del progetto che nasce dalla realtà di Steadfast onlus, una delle organizzazioni che più ha seguito la drammatica vicenda di Charlie Gard (e che ha già visto un primo frutto della battaglia, nelle settimane scorse, con la nascita della sezione pakistana di Steadfast). Un aiuto alla vita che si basa sulle competenze che le nuove condizioni storiche richiedono: è infatti innanzitutto una rete di competenze a strutturarsi. Medici, giuristi, esperti di comunicazione, bioeticisti, sociologi, economisti, in rete e in sostegno reciproco per tutelare la vita di ogni essere umano in tutte le situazioni di fragilità: quando è povera, quando è nascente, quando è malata, quando è imperfetta, quando sta per finire, quando è in balìa di forze più grandi come lo sono certi percorsi medico-giuridici che stanno segnando il nostro tempo.

LifeAid è la lobby del XXI secolo che tutela la vita, e lo fa innanzitutto sostenendo le persone in condizioni di vulnerabilità e le loro famiglie, quando ci sono; lo fa con vere e proprie azioni di lobbying verso istituzioni, enti governativi e non, agenzie internazionali, e, ogni volta che sarà possibile, lavorando insieme ad altre realtà prolife o organizzazioni che condividano gli stessi obiettivi, come ad esempio molte associazioni di familiari di malati. Ma LifeAid significherà anche iniziative culturali e scientifiche, di ricerca, approfondimento, formazione e divulgazione delle tematiche che via via si affrontano: la generosità del volontariato che contraddistingue l’esperienza italiana non può più fare a meno di uno spessore culturale e comunicativo adeguato, per essere in grado di giudicare ogni situazione e circostanza e poter intervenire adeguatamente.

Come ha spiegato Emmanuele di Leo, Presidente di Steadfast onlus e anima del nuovo LifeAid: “Steadfast è convinta che strutturare una Rete di lobbying in difesa della vita sia un’azione fondamentale per arginare l’enorme deriva etica-valoriale, che la società globale sta subendo. Facendo leva sulla sua già esistente presenza internazionale e sui nuovi contatti nati durante la battaglia per Charlie, Steadfast vuole consolidare e strutturare questa Rete informale e, partendo dall’Italia, farla diventare una Rete internazionale a servizio della Vita umana più vulnerabile. Già in molti hanno aderito e sono convinto che tanti altri si uniranno al progetto. Saremo un gruppo di lavoro ben distinto, sia nell’operare che nella metodologia d’azione, da altre associazioni già esistenti. Collaboreremo con altre organizzazioni specializzate in più e differenti settori, proprio perché siamo convinti che ognuno può dare qualcosa, specialmente se agisce nella sua area di pertinenza.”

Charlie Gard, quel “nostro piccolo bel bambino” che se ne è andato, ha lasciato una eredità immensa. Sta a noi adesso renderla feconda e farla fiorire, nel grande giardino di LifeAid.

Fonte: l’Occidentale

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