Sfrattati dalla kermesse ciellina, i domenicani si fanno il loro Meeting

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di Rimini 2.0

La battaglia su “Quale vita, quale salute, quale persona: DAT, eutanasia, cure e vaccinazioni, educazione sessuale e gender”, che affrontano oggi i domenicani in continuità con la loro storia, è una trincea che esige dai combattenti chiarezza di idee, generosità, coraggio. Da questo fronte si tiene a notevole distanza chi guida oggi il Meeting di CL.

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Si chiama “OP meetings” l’ultima idea dei padri Domenicani per annunciare le verità evangeliche e testimoniare pubblicamente la vita cristiana.
Il nome ricorda da vicino il ben più noto Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini, anzi i frati lo chiamano proprio “il meeting dei domenicani”, per essere chiari con i loro aficionados.
Ma è proprio il Meeting di Rimini ad avere sfrattato, per così dire, i frati predicatori a partire dalla torrida edizione del 2015, ed allora i religiosi vestiti di bianco hanno pensato di organizzarsi autonomamente.

E lo hanno fatto, come è loro stile, in punta di piedi, senza polemiche, senza lagnarsi, invitando gli ospiti del “micro-meeting” a casa loro, il 2 settembre prossimo a Bologna, nello storico convento bolognese che conserva le spoglie mortali del fondatore, san Domenico di Guzmán (ca. 1170-1221).

Programma della giornata in breve (qui quello completo):
incontri con le due punte di diamante della predicazione domenicana, cioè Giuseppe Barzaghi e Giorgio Carbone;
microfono acceso anche per grandi ospiti laici, cioè Massimo Gandolfini, Riccardo Cascioli e Renzo Puccetti;
visita guidata ai tesori di storia e d’arte del convento e della basilica;
infine la professione religiosa dei frati studenti domenicani, durante la santa messa solenne che sarà celebrata dal 45enne bresciano Fausto Arici, priore della provincia domenicana del nord Italia.

I temi che verranno affrontati sono a dir poco incandescenti e il loro annuncio fa intendere che ai domenicani non manca il coraggio di parlare chiaro: “Verità morale, coscienza, discernimento: le questioni aperte da Amoris Laetitia”; “Quale vita, quale salute, quale persona: DAT, eutanasia, cure e vaccinazioni, educazione sessuale e gender”.
Scopo culturale in una pillola: “La gioia dell’Incontro e della testimonianza della Verità”.
Un vero e proprio meeting, di quelli che – come accadeva in passato a Rimini – ponevano i temi dell’attualità in aperta sfida al pensiero unico dominante, pur mantenendo le porte aperte al dialogo a chi accettava coraggiosamente la sfida.

I relatori sono pochi ma ben selezionati: Barzaghi è uno dei più brillanti teologi in circolazione, capace di rendere il tomismo (ricordiamo: la filosofia e teologia di san Tommaso d’Aquino è ritenuta dalla Chiesa cattolica eccellente rispetto a tutte le altre) con parole nuove, accessibili a un vasto pubblico; Carbone oltre ad essere teologo morale è anche giurista ed esperto di bioetica, nonché direttore editoriale di Edizioni Studio Domenicano (ESD).

Gandolfini è oggi forse il numero uno del laicato cattolico italiano, capace insieme ad altri di portare milioni di persone in piazza nei due Family Day del 2015 e 2016. Viene invitato dai domenicani, ma non è mai comparso fra i relatori del Meeting.
Cascioli è direttore della importante testata online “La Nuova Bussola Quotidiana”. Curiosità, non è stato più invitato come relatore a Rimini da quando nel 2008 fu ascoltato come autore dello scomodo libro “Falsi allarmismi e menzogne sul clima”.

Il primo “OP meetings” – OP sta per Ordo Praedicatorum, il nome canonico dell’ordine fondato da san Domenico – fuori da Rimini si è svolto nel 2016 sempre nel convento bolognese a poca distanza da piazza Maggiore.

Dicevamo sopra dello “sfratto” da Rimini, ovvero della consensuale separazione, a seconda dei punti di vista.
E’ una conseguenza dell’incidente mediatico dell’agosto 2015, storia che ripercorriamo.
I frati erano per il loro nono anno consecutivo al Meeting di CL dove avevano al padiglione C5 uno stand, da loro chiamato “la domus praedicationis dei domenicani”.
Il loro programma, anche quell’anno, non aveva peli sulla lingua. Citiamo dai titoli dei “grandi incontri” allo stand:
“GENDER (D)ISTRUZIONE – L’attacco nella scuola contro la verità dell’uomo e la creazione di Dio”;
“MATRIMONIO E DINTORNI – Riflessioni tra Sinodo e attualità”;
“GENDER E DIRITTI CIVILI? Inganni e verità sulla persona e sul matrimonio”, cui sarebbero dovuti seguire altri otto scoppiettanti dibattiti.

Ma al terzo giorno qualcuno ha iniziato a mettere nel mirino i disarmati predicatori. Così, l’incontro sul gender di sabato 22 agosto fu “attenzionato” dalle telecamere di Repubblica.it e, dopo la pubblicazione di un video, padre Carbone fu etichettato come omofobo.
Successe un pandemonio tutto interno ai padiglioni e il frate dovette annunciare – “con grande rammarico” – che l’incontro seguente del calendario “OP meetings 2015” – sul tema “Le bugie del gender: attacco a natura umana, matrimonio e famiglia” – non si poteva più tenere.
L’anno dopo, il 2016, i domenicani non piantarono più le tende al Meeting.

Eppure l’amicizia fra i due popoli, CL e predicatori, sembrava solida.
Talmente solida e fraterna da far dire ad un moderatore del Meeting nel 2012, presentando Carbone: “è presente al Meeting da vari anni con le proposte delle Edizioni Studio Domenicani, la casa editrice dell’ordine dei domenicani, di cui è direttore. Insieme a vari altri confratelli non manca mai a questo appuntamento da vari anni, non solo con proposte librarie”.
Nel 2014 diceva lo stesso padre Carbone, iniziando a parlare come relatore ufficiale del Meeting: “Ringrazio dell’invito che ormai è quasi un’abitudine, speriamo consolidata e annuale, che il Meeting sceglie di proporre alcuni libri della nostra casa”.

E allora?
Per capire il raffreddamento dei rapporti bisogna andare dritto ai contenuti.
I domenicani vanno avanti in continuità con se stessi, sia quando parlavano a Rimini, sia oggi che lo fanno da Bologna.
Ma questi contenuti evidentemente non sono più condivisi, oggi, da chi tiene le redini del Meeting.
All’ultimo incontro in cui prese la parola come relatore ufficiale del Meeting di Cl, nel 2014, padre Carbone presentava il libro “Esposizione della fede” di Giovanni Damasceno.
Nel 2012 era stato invitato, sempre come relatore ufficiale, a presentare una lettera del Cardinal Biffi ai credenti. Disse Carbone: “il Card. Biffi voleva pubblicare questa lettera, perché molti scrivono ai non credenti – cosa, oltre che legittima, anche nobile – ma pochi si ricordano di rivolgersi ai credenti per confermarli nella fede. Il rischio che la Chiesa oggi corre, uno tra i tanti, è quello di smarrire la propria identità, di smarrire il senso di appartenenza a Cristo e alla sua sposa che è la Chiesa”.

Erano i tempi in cui padre Carbone pubblicava anche altri testi del compianto Cardinal Biffi, come “L’ABC della fede”, “per introdurre – spiegava il domenicano al popolo ciellino – all’anno della fede, indetto da Benedetto XVI proprio per riapprezzare e prendere nuova consapevolezza dei fondamenti sostanziali della nostra fede”.
Per dirla sinteticamente, l’attività docente e quella editoriale dei domenicani, poi comunicata negli eventi pubblici, aveva ed ha tuttora un programma molto chiaro: guardare il mondo di oggi e rapportarvisi alla luce della fede cattolica, della tradizione, dell’appartenenza a Cristo e alla Chiesa, senza aver timore di incappare nella riprovazione della mentalità dominante.

Abbiamo visto che nel 2012 la preoccupazione, condivisa tanto dai domenicani quanto dal Meeting, era sui “fondamenti sostanziali”.
Erano altri tempi. Ma cronologicamente molto vicini al nostro tempo ed i temi di allora sono tornati ad essere molto, molto attuali.

Solo che la battaglia su “Quale vita, quale salute, quale persona: DAT, eutanasia, cure e vaccinazioni, educazione sessuale e gender”, che affrontano oggi i domenicani in continuità con la loro storia, è una trincea che esige dai combattenti chiarezza di idee, generosità, coraggio.
Da questo fronte si tiene a notevole distanza chi guida oggi il Meeting.
Non gli piace.
Anzi, non gli garba. Per dirlo alla fiorentina.

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