San Rocco il Santo pellegrino

San Rocco, secondo da sinistra, registro centrale, affresco

Chiesa dell’Annunciazione in Ascensione, frazione di Costa Serina (BG) tardo ‘400 (Foto Marcello)

Arte e devozione

Il 16 Agosto la Chiesa celebra la memoria di San Rocco, Terziario francescano, pellegrino e taumaturgo. Nacque a Montpellier, in Francia, tra il 1345/1350 e morì ad Angera, in provincia di Varese, il 16 agosto di un anno tra il 1376 ed il 1379.

Percorrendo le contrade del Nord d’Italia, è frequente incontrare chiese e cappelle a lui dedicate per la gran devozione, che si diffuse attorno alla sua vita di grande carità e per i miracoli di guarigione, che il Santo operava con estrema frequenza.

Numerosi i grandi artisti che l’hanno celebrato: da Cesare da Sesto al Parmigianino, da Gianbattista Pittoni al Gandino.

 

Ma più numerosi furono gli artisti anche meno noti, o anonimi, che lo ritrassero in numerosi ex-voto nelle chiese più sperdute. A chi poteva, infatti, rivolgersi nella preghiera, invocando guarigione certa, il popolo, al tempo, privo di cure efficaci, se non a San Rocco, che nella propria carne aveva conosciuto il morbo contagioso e, ciò nonostante, aveva sempre perseverato nella cura dei malati contagiosi, lungo il pellegrinaggio che  lo portò a Roma sulla tomba degli Apostoli?

Io stesso ho rintracciato diversi luoghi di culto anche rurali. Non solo in Ascensione, in Val Brembana, della quale riproduco all’inizio l’immagine, ma, per esempio, anche nella minuscola “Cappella per Frerola”, in Frerola frazione di Algua (BG), decorata dalla Bottega dei Marinoni con un bel Cristo Pantocratore, circondato dai quattro celebri Dottori della Chiesa (Gerolamo, Ambrogio, Agostino, Gregorio Magno). Qui, sull’altare, tra Maria in trono e Sant’Antonio Abate, risplende l’immagine del Santo.

Cappella per Frerola, Bottega dei Marinoni, affresco prima metà del ‘500, particolare

(Foto Marcello)

La storia

San Rocco nacque a Montpellier fra il 1345 e il 1350 e morì a Voghera fra il 1376 ed il 1379 molto giovane a non più di trentadue anni di età. I genitori Jean e Libère De La Croix erano sposi di esemplari virtù cristiane, ricchi e benestanti e dediti ad opere di carità . Rattristati dalla mancanza di un figlio, rivolsero continue preghiere alla Vergine Maria dell’antica Chiesa di Notre-Dame des Tables fino ad ottenere la grazia di un figlio. Il neonato, a cui fu dato il nome di Rocco (dal tedesco Rog o Rotch,  con il significato di grande e forte, o di alta statura), nacque con una croce vermiglia impressa sul petto. A circa vent’anni di età , perse entrambi i genitori e decise di seguire Cristo prendendo la propria croce. Vendette tutti i suoi beni, si consacrò nel Terz’Ordine francescano e, indossato l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma per pregare sulla tomba degli Apostoli Pietro e Paolo. Il Bordone, o bastone del pellegrino, mantello, cappello, borraccia e conchiglia divennero i segni che lo contraddistinguono nella iconografia insieme ad un cagnolino e ad una fiaschetta nella quale conservava l’unguento con il quale curava gli ammalati. Forte della preghiera e della carità , Gesù Cristo divenne il suo gaudio e la sua santità .

San Rocco, Cappella per Frerola, fraz. di Algua (BG), affresco, particolare (Foto Marcello)

Arrivò dalla Francia nel nostro Paese, forse attraverso le Alpi, per poi dirigersi verso l’Emilia e l’Umbria, o lungo la Costa Azzurra per passare dalla Liguria al litorale tirrenico. Certo è che nel luglio 1367 era ad Acquapendente, in provincia di Viterbo, dove, ignorando i consigli della gente in fuga per la peste, il Santo chiese di prestare servizio nel locale ospedale, mettendosi al servizio di tutti.

Tracciando il segno di croce sui malati, invocando la Trinità di Dio per la guarigione degli appestati, San Rocco diventò strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Ad Acquapendente San Rocco si fermò per circa tre mesi, fino al diradarsi dell’epidemia, per poi dirigersi verso l’Emilia Romagna, dove il morbo infuriava con maggiore violenza.

L’arrivo a Roma è databile fra il 1367 e l’inizio del 1368, quando Papa Urbano V era da poco ritornato da Avignone. E’ del tutto probabile che il nostro Santo si sia recato all’ospedale del Santo Spirito, ed è qui che sarebbe avvenuto il più famoso miracolo di San Rocco: la guarigione di un cardinale, liberato dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il segno di Croce. Fu proprio questo cardinale a presentare San Rocco al pontefice. L’incontro con il Papa fu il momento culminante del soggiorno romano di San Rocco.

Beato Urbano V, Santa Croce, Andria, affresco sec. XIV, particolare

La partenza da Roma avvenne tra il 1370 e il 1371. Il Santo fu presente a Rimini, Forlì, Cesena, Parma, Bologna. Nel luglio 1371 fu a Piacenza, presso l’ospedale di Nostra Signora di Betlemme. Qui proseguì la sua opera di conforto e di assistenza ai malati, finché anch’egli fu colpito dalla peste. Si allontanò, dunque, dalla città, rifugiandosi in un bosco, in una capanna nei pressi del fiume Trebbia. Qui, un cane (tanti artisti lo dipingeranno, o, lo scolpiranno al fianco del santo) lo trovò e salvò dalla morte, portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché, il suo ricco padrone, seguendolo, scoprì il rifugio. Secondo la tradizione, tale capanna si trovava in una zona alla periferia di Sarmato, sempre sulla via Francigena. Se si trattasse del Signore del castello di Sarmato, il nobile potrebbe essere identificato in Gottardo Pallastrelli.

Gottardo voleva seguirlo nella vita di penitenza, ma Rocco non glielo permise. Nonostante ciò, talmente commosso alla vista di quel mendico, e affascinato dalle sue parole, anche Gottardo cedette ai poveri il suo patrimonio e si ritirò da eremita in quella capanna.

Secondo alcuni, Gottardo divenne il primo biografo del santo pellegrino e ne avrebbe dipinto il primo ritratto, tuttora visibile, affrescato nella chiesa di Sant’Anna di Piacenza: la datazione non coincide, ma si tratta, comunque, della più antica raffigurazione del santo, assieme ad una statua conservata a Grenoble.

Il giovane romeo non morì di peste, volendo il Signore che curasse e lenisse le sofferenze del suo popolo avendo egli stesso provato le piaghe del morbo.

Intanto, in tutti i luoghi nei quali Rocco era passato e aveva guarito col segno di croce, il suo nome diventava famoso. Tutti raccontavano del giovane pellegrino che portava la carità  di Cristo e la potenza miracolosa di Dio.

Si ritiene che San Rocco sia morto a Montpellier, dove era ritornato, o, ad Angera sul Lago Maggiore. E’ invece certo che si sia trovato, sulla via del ritorno a casa, implicato nelle complicate vicende politiche del tempo. Arrestato come persona sospetta e condotto a Voghera davanti al governatore ed interrogato, per adempiere il voto, non volle rivelare il suo nome, dicendo solo di essere “un umile servitore di Gesù Cristo”.

San Rocco e Sant’Antonio abate, Frerola, affresco, particolare (Foto Marcello)

Gettato in prigione, vi trascorse cinque anni, vivendo questa nuova dura prova come un purgatorio  per l’ espiazione dei peccati. Quando la morte era ormai vicina, chiese al carceriere di condurgli un sacerdote. Si verificarono allora alcuni eventi prodigiosi, che indussero i presenti ad avvisarne il Governatore. Le voci si sparsero in fretta, ma quando la porta della cella venne riaperta, San Rocco fu trovato morto. Era il giorno 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 ed il 1379.

Prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l’ intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome, nome che venne scoperto dall’anziana madre del Governatore, o, dalla sua nutrice, per il particolare della croce vermiglia sul petto, così che riconobbe in lui il Rocco di Montpellier. Il Governatore fece seppellire il giovane con tutti gli onori.

Sulla sua tomba, a Voghera, cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri.

Il Concilio di Costanza, confermando il voto del popolo, nel 1414 lo invocò santo per la liberazione dall’epidemia di peste ivi propagatasi durante gli stessi lavori conciliari, tanto che un giovane cardinale propose ai confratelli di elevare preghiere a Rocco per la loro salvezza.

Gregorio XIII introdusse il nome di Rocco nel Martirologio Romano. Sotto il pontificato di Urbano VIII, la Congregazione dei Riti accordò un Ufficio e una Messa propri per le chiese costruite in onore del santo. Infine, nel 1694, Innocenzo XII presrisse ai Francescani di celebrare la festa con rito doppio maggiore, forte della citazione fatta nel 1547 da Paolo IV nella Bolla Cum a nobis di San Roco quale membro del Terz’Ordine di San Francesco.

San Rocco è venerato come Patrono dei malati infettivi, degli invalidi, dei prigionieri e di Montpellier.

 

Immaginette per tutti i gusti

Numerose le immaginette diffuse nel tempo. Eccone alcune assai espressive della simbologia del Santo.

San Rocco immaginetta

Nota preghiera a San Rocco

Glorioso San Rocco, che colpito da morbo pestilenziale

nell’atto di servire ad altri infetti,

e posto da Dio alla prova dei più spasmodici dolori,

domandaste ed otteneste di essere posto lungo la strada,

indi da quella scacciato,

fuori della città  vi ricoveraste in povera capanna,

ove da un Angelo vennero risanate le vostre piaghe

e da un cane pietoso ristorata la vostra fame,

recandovi ogni giorno un pane tolto alla mensa del suo padrone, Gottardo,

ottenete a noi tutti la grazia di soffrire

con inalterabile rassegnazione

e le infermità , le tribolazioni,

le disgrazie tutte di questa vita,

aspettando sempre dal cielo il necessario soccorso.

Gloria

   

San Rocco immaginetta

San Rocco nella Chiesa oggi

Numerose le Associazioni ispirate al Santo che ne diffondono il culto e ne seguono l’esempio. Dal 1999 è attiva, presso la Chiesa di San Rocco in Roma, dove per volontà  di Papa Clemente VIII dal 1575 è custodita una Insigne Reliquia del Braccio destro di San Rocco, l’Associazione Europea Amici di San Rocco, con lo scopo di diffondere il culto e la devozione verso il Santo della carità  attraverso l’esempio di amore verso i malati ed i bisognosi. Oltre a quello romano, altri centri rocchiani sono:

– l’Arciconfraternita Scuola Grande di Venezia, che ne custodisce il corpo;

– il santuario di San Rocco della sua città  natale di Montpellier;

– l’Association Internationale, che ha sede sempre in Montpellier e che aggrega e collega le diverse associazioni nazionali;

– l’Associazione Nazionale San Rocco Italia, che ha sede a Sarmato (PC), dove avvenne l’incontro col cane;

– il Comitato Internazionale Studi Rocchiani, che ha sede in Voghera (PV), località  da cui prese avvio il culto.

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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