Gli LGBT di Perugia portano in tribunale l’avvocato Simone Pillon, secondo una strategia sempre più aggressiva e lesiva della libertà di parola e di espressione.
A farlo, a voler la condanna di Pillon, una associazione che difende e propaganda l’utero in affitto (chiamandolo “gestazione per altri”, GPA, vedi sopra), di cui la legge italiana vieta non solo la pratica, ma anche la pubblicizzazione (Legge 40/2004, all’articolo 12, comma 6: Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
Auguriamo a Simone Pillon di riuscire a far valere il suo diritto di parola. L’accusa di omofobia,
infatti, è quanto di più assurdo possa esistere, e colpisce tutti coloro che si opongono a certe pratiche, persino quando sono vietate dalla nostra stessa legislazione.
Per gli accusatori di Pillon, anche le lesbiche e le femministe che, sempre più numerose denunciano la pratica sfruttatrice dell’utero in affitto, sono, infatti, espressione di una “matrice omofobica e sessista” (http://www.omphalospg.it/associazione/avvisi-ai-soci/474-gestazione-per-altri.html) !