Duccio di Buoninsegna, nel ciclo delle apparizioni di Gesù, interpreta la seconda pesca miracolosa di Gv 21, 1-22

Duccio di Buoninsegna, La pesca miracolosa, 1308-1311, tavola, 

38.4 — 49.8 cm, Museo dell’Opera Metropolitana del Duomo, Siena

 

La Parola scripta

 

Ci introduciamo alla comprensione della formella di Duccio di Buoninsegna tramitela lettura attenta della pericope di Gv 21, 1-22, seguita fedelmente dall’artista.

1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. 4Quando già  era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità  di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E’ il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. 9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un poco del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. 15Quando ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verit, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà  e ti porterà  dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». 20Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21 Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». 22Ges gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi».

 

La Parola picta

La pericope giovannea, riferita alla pesca miracolosa sul lago di Tiberiade ed a Pietro pescatore, chiamato da Gesù a pascere le sue pecorelle, conta 22 versetti. Al centro esatto di essa, al versetto 11, troviamo il risultato della pesca miracolosa: centocinquantatre grossi pesci.

Ne la Maestà  del Duomo di Siena, che era la pala d’altare della Cattedrale, dipinta tra il 1308 ed il 1311 dal senese Duccio di Buoninsegna, quindi, poco dopo la Cappella Scrovegni di Giotto (1303-1305), nella parte posteriore delle Storie di Cristo, troviamo questa splendida formella, che immortala la pesca miracolosa dei 153 grossi pesci. Essa si riferisce in modo più indiretto, che non Giotto, o, il Maffiolo  (Pagliaro di Algua-BG, 1480 ca.), al numero 153; numero di grande rilievo simbolico. Mentre questi due artisti dipingono due splendidi Tondi, a coronamento delle loro Storie di Cristo, circondandoli di un sole con 153 raggi (casi unici, a quanto attualmente si sappia), Duccio riferisce la scena introducendo altri elementi simbolici presenti nel testo di Giovanni: i sette discepoli, come attestato dal vangelo, dei quali, il primo è Pietro, che si incammina sull’acqua verso Gesù e Gesù stesso, come ottava figura della formella.

Gesù, il risorto che appare loro, li aspetta sulla riva per mangiare il pasto di comunione e per affidare a Pietro il compito di pascere le sue pecorelle, sua specifica missione. Lo farà  con un triplice invito, a cancellare, a perdonare completamente il rinnegamento di Pietro (Mt 26,69-75, Gv 18, 25-27) ed a incoraggiare e confermare Pietro.

 

La pesca nella missione trinitaria

La simbologia, qui presente, ci aiuta a cogliere maggiormente il mistero noto solo alla Trinità , che ha inviato, nella Persona del Padre; è scesa tra gli uomini, nella Persona del Figlio; ha insegnato ogni cosa, nella Persona dello Spirito Santo.

Sappiamo che Gesù è risorto in quell’ottavo giorno, che inizia il primo giorno dopo il Sabato e si protrae per i quaranta giorni della sua permanenza in terra, prima dell’Ascensione, aprendo l’era degli ultimi tempi.

Gesù invita a gettare la rete dalla parte destra della barca, dalla parte di coloro che sono alla Sua destra, per pescare grazie alla forza della fede in Lui.

La conta della pesca è effettuata da Pietro, colui che pascerà  le pecore. La pesca si rivela miracolosa non solo per l’abbondanza, ma anche per il numero dei pesci, e perché, nonostante il numero elevato, la rete non si spezzò. La rete della Chiesa è capace, infatti, di accogliere tutti i salvati, tutti coloro cui la salvezza è promessa se avranno fede.

 

I Sette

I pesci sono pescati dai Sette. Forse essi tengono il luogo dei sette giorni della creazione. Ora, la creazione deve essere rinnovata in Cristo. Nella sua figura, che, nell’immagine, porge loro la mano, non possiamo vedere Egli come il risorto dell’ottavo giorno, il primo dopo il sabato?

Gesù è, poi, visto di scorcio. E’ la stessa tecnica di Giotto, che, nell’apparizione alla Maddalena, alla Scrovegni, fa vedere il Risorto con un piede fuori dell’affresco, poiché ormai Egli va nel Regno del Padre, dove anch’essi sono attesi. Se ripensiamo ai 153 pesci della pericope e sommiamo le singole cifre, ottenendo il totale di 9 unità , la somma 1+5+3=9, come già dicemmo per Giotto ed il Maffiolo, possiamo anche dire che il 9 equivale a 3×3. Adombramento della Trinità,  che, nella formella della pesca miracolosa, si moltiplica nel mondo attraverso i 153 grossi pesci? Infatti, ogni pesce, acronimo greco di « Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore», non è il cristiano ed il Cristo, immagine del Padre e ricco di grazia e verità ?

 

Il Dies Domini

Se Egli è il Risorto in Gloria, parte della Trinità , e reca i segni della passione, comprendiamo che Egli, morto e risorto al terzo giorno, la Chiesa ed i salvati sono al centro dell’apparizione e del significato soteriologico del miracolo. La scena converge, dunque, verso il Dies Domini, verso quel Gesù, che invita e celebra il pasto di comunione. Così, ogni pescato partecipa sia alla passione che alla resurrezione di Cristo, speranza ridonata all’uomo dalla vita offerta da Gesù.

 

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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