La caduta delle toghe rosse: a Milano finisce la dittatura

magistratura

di Anna Maria Greco.

Qualcosa sta cambiando nel mondo della magistratura e il segnale viene da Milano, sede degli uffici giudiziari più importanti d’Italia. Succede che alle elezioni della giunta dell’Anm nel distretto lombardo, per la prima volta, il cartello di sinistra che riunisce le correnti di Magistratura democratica e Movimento per la giustizia subisce un duro colpo, mentre trionfa Magistratura indipendente, la corrente moderata.

Li separa solo una manciata di voti, 13 di distacco per l’esattezza, ma con le toghe rosse che crollano dai 279 voti del 2008 e dai 212 registrati nel distretto nelle elezioni nazionali del 2016 ai 194 attuali e con Mi che dai soli 51 voti di 8 anni fa e dai 174 dell’anno scorso arriva a 181.

Un balzo impressionante, se si considera che c’è stata la scissione da Mi del gruppo di Piercamillo Davigo, l’ex star di Mani pulite e presidente dell’Anm fino ad aprile, che con la sua Autonomia&Indipendenza raccoglie solo 76 voti (nelle nazionali dell’anno scorso a Milano ne aveva 82). Area e Mi conquistano 2 seggi in giunta, come la terza corrente Unità per la costituzione, che di voti ne ottiene 157, calando però dai 238 del 2008 e dai 167 del 2016, mentre 1 seggio va ad A&I. La corrente moderata che esce vittoriosa da queste elezioni si vanta di avere nelle sue fila anche i due candidati più votati in assoluto: Mauro Gallina che ha avuto 138 preferenze e Ilaria Perinu con 132.

Un terremoto che sembra lanciare un messaggio chiaro: la magistratura ideologizzata è arrivata alla fine della corsa, ora paga di più puntare sui contenuti sindacali, sostenere battaglie su meritocrazia, organizzazione, condizioni e ambiente di lavoro, come ha scelto di fare Mi.

Raccontano che quando martedì sera è terminato lo spoglio, nella saletta dell’Anm del tribunale milanese, nessuno si aspettava questi risultati e mentre i rappresentanti di Mi festeggiavano, sorpresi anche loro del successo, quelli di Area e Unicost sono andati via a testa bassa. Anche perché i due magistrati moderati che hanno raccolto in assoluto il maggior numero di preferenze sono giovani e non molto noti. Evidentemente, anche la stagione delle toghe star si sta esaurendo.

D’altronde, le elezioni milanesi in qualche modo confermano il trend a livello nazionale. A marzo dell’anno scorso, infatti, al rinnovo del «parlamentino» dell’Anm, c’è stato un crollo di 500 voti di Area, nonostante un aumento dell’affluenza elettorale.

Semplificando, si scrisse che la magistratura dell’era Renzi virava a destra. Davigo fu il più votato personalmente, Area la più penalizzata, Unicost si confermò corrente maggioritaria ed Mi resse bene alla scissione di A&I.

Da tempo, nella base della magistratura monta un movimento trasversale sempre più insofferente verso le battaglie politiche e il collateralismo con i partiti e sempre più esigente sul piano degli obiettivi sindacali in senso stretto, quelli che riguardano le condizioni di lavoro del magistrato, i tempi, l’avanzamento di carriera basato sul merito…

Mi, evidentemente, è riuscita ad intercettare questo cambiamento, ad interpretarlo e viene premiata. Quella che veniva definita la corrente di centrodestra ora è soprattutto a difesa dell’efficienza e dell’imparzialità della giustizia. L’aspetto che più interessa al cittadino comune.

Fonte: il Giornale

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