“Così gli scafisti scortano i migranti fino alle navi delle Ong” (VIDEO)

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di Giuseppe De Lorenzo.

Stavolta spunta un video. Immagini chiare che potrebbero sostenere i racconti fatti dai migranti e i sospetti della procura di Catania.

Le protagoniste sono sempre loro, le navi delle Ong impegnate nelle operazioni di ricerca e soccorso (Sar) nel Mar Mediterraneo. E neppure l’accusa è cambiata, ovvero quella di favorire gli “sporchi affari” degli scafisti.

Nei giorni scorsi il pm Carmelo Zuccaro aveva detto chiaramente che “esistono le prove di contatti tra scafisti e soccorritori“. Di cosa si tratta? “Telefonate che partono dalla Libia verso alcune Ong, fari che illuminano la rotta verso le navi di queste organizzazioni, navi che all’improvviso staccano i trasponder sono fatti accertati”.

Ma potrebbe esserci anche dell’altro. Nel video registrato con un cellulare dai migranti e pubblicato dalla Stampa, infatti, si vede una moto d’acqua che scorta il barcone carico di immigrati. Una decina di passeggeri in una imbarcazione di legno, con lo scafista a gestire il timone. A realizzare il filmato col cellulare è uno dei disperati in cerca di futuro in Europa. Quando inquadra il trafficante, questi lo intima di smettere. I compagni di viaggio pregano, parlano, sperano. Ma non si tratta di una traversata della disperazione. Al loro fianco infatti spunta quella moto d’acqua che secondo gli investigatori sta scortando la bagnarola fino alle navi delle onlus per poi recuperare lo scafista e tornarsene in Libia. Poco dopo i migranti vengono caricati sulla Aquarius, il “vascello da ricerca” gestito in coppia da Sos-Mediterranée e Medici Senza Frontiere. Il telefonino mostra i canti, i balli e le feste di chi ormai si trova al sicuro sul ponte delle associazioni caritatevoli.

L’agenzia Frontex ha più volte urlato ai quattro venti che la presenza delle imbarcazioni umanitarie favorisce gli affari dei criminali dediti alla compravendita di esseri umani. In che modo? Le organizzazioni non-profit non hanno poteri di polizia, quindi non possono arrestare gli scafisti. Azioni cui sono dedite invece i militari della missione Eu Navfor Med-Sophia. “Dobbiamo registrare una sorta di scacco che la presenza di Ong provoca all’attività di contrasto”, fece presente a marzo il pm Zuccaro. Una volta i facilitatori erano costretti a rimanere sui gommoni e spesso venivano individuati e ammanettati dalla marina. Oggi, invece, riescono a fuggire. Per due motivi: primo, le associazioni sono troppo vicine alla costa libica e le ore di navigazione dei migranti sono così poche che non richiedono la presenza dei trafficanti; secondo, i barconi vengono scortati da moto d’acqua per salvare il complice dall’arresto e permettendo pure di recuperare il motore da usare in un nuovo viaggio della morte.

Le leggi del mercato fanno il resto. Nell’ultimo anno, con l’esplosione massiccia delle missioni umanitarie nel Mediterraneo le partenze dalla Libia verso l’Italia sono cresciute del 30%. A certificarlo è l’agenzia di frontiera europea: la via centrale mediterranea sta registrando un incremento inimmaginabile a fronte del calo degli sbarchi provenienti dalla rotta orientale. Tra gennaio e metà aprile 2017, solo 6mila persone hanno attraversato l’Egeo, passando dalla Turchia alla Grecia (-94% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Sono invece 36mila i migranti traghettati in Italia e partiti dalla Tripolitania. Per monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, “le navi Ong salvano vite”. Ed è vero. Ma è altrettanto vero che le operazioni delle Organizzazioni Non Governative hanno reso la rotta centrale Mediterranea la strada più redditizia: costi bassi (bastano barconi malridotti), rotte brevi (le navi umanitarie sono a poche miglia dalla Libia) e pochi rischi (nessun trafficante arrestato). Per la gioia degli schiavisti.

Fonte: il Giornale

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