Gesù scaccia i mercanti dal Tempio. Compromesso e strumentalizzazione

 

Oggi la società sembra essere molto permissiva. Pure chiede sempre più, in occidente,in Europa
leggi severe. Si crede di poter risolvere i problemi educativi con le leggi. Ma chi troverebbe congeniale un Gesù, che entri nel Tempio a punire chi si è macchiato di sacrilegio? Direttamente, Gesù si rivolge ai cambiavalute, ai venditori. Ma chi aveva autorizzato la trasformazione del Tempio in un spelonca di ladri, se non i Sacerdoti d’Israele?

 

Gesù entra, rimprovera, percuote

Gesù entra con i discepoli, che diventano testimoni di questo gesto. I due venditori sono spaventati. Lo sono anche due bambini; uno protetto da un discepolo e, l’altro, accanto a Pietro, che si volge verso i compagni a commentare. Giovanni Evangelista lo ascolta attento.

A destra, si vedono i sacerdoti Anna e Caifa, il secondo dei quali si intravvede subito, entrando in Chiesa, nell’arco trionfale a sinistra, mentre paga a Giuda il prezzo del tradimento, della consegna di Gesù. Stanno proprio progettando come prendere Gesù, liberandosi, così, di chi minacci il loro potere con la Parola di Verità.

A sinistra, davanti ai discepoli, vi sono due bovini, simboli di forza divina, e, nelle mani del fanciullo accanto a Pietro, una colomba, simbolo di purezza e dello Spirito. A destra, in corrispondenza dei mercanti e dei sacerdoti, un agnello dal manto scuro ed una capra cornuta: un animale considerato impuro, tanto che le pecore scure erano accolte in recinti fuori della città. La capra, nell’iconografia, presterà gli zoccoli alla raffigurazione del demonio.

La scena è, certo, forte ed induce a pensare, a chiedersi. Anche noi dovremmo fare così? Ma Gesù non è misericordioso?, non perdona sempre?, non è mite? Nel Vangelo non perdona Zaccheo, Matteo? Non mangia con coloro che sono considerati peccatori pubblici? Non si intrattiene con le prostitute, che ci precederanno nel regno dei Cieli? Non perdona l’adultera, mentre i giusti erano pronti a lapidarla?

 

Perché Gesù rimprovera e fustiga?

La tendenza dell’uomo è sempre attribuire a Dio un’immagine che si concili con il proprio punto di vista, con la propria convenienza. A volte si vuole un Dio sempre severo ed inflessibile e altre volte se ne desidera uno cui vada sempre bene tutto. Ma Dio non è così e nel Vangelo e nella Chiesa si rivela di fatti diverso. Non è solo severo, almeno, della severità come la intendiamo noi. Non è solo misericordioso, almeno al modo di intendere noi la misericordia. Dio è giusto e grande nell’amore! Egli giudica caso per caso, cioè, vedendo nel profondo del cuore ciascuna creatura. Non fa sconti e non infierisce. Attende, ma anche sollecita. Nella prosperità l’uomo non comprende (Sal 43, 13). Insegna così, Gesù, a leggere i segni dei tempi nella storia del mondo e nella storia personale; a discernere ed a comprendere le esigenze di Dio.

 

Genitori permissivi?

A chi conviene un Dio permissivo? A genitori permissivi. Sempre benevoli ed arrendevoli. Non gli ho fatto mancare niente, eppure …! Gli ho sempre dato i soldi …! Gli ho sempre dato amore …! Per impedire ad una persona di cadere in una scarpata non le darò anche uno spintone, se necessario? Non chiuderò in casa il figlio che so voler commettere qualcosa di grave? Certo, diciamo, Gesù è Gesù e può permettersi di intervenire in modo drastico. Egli conosce i cuori. Ma un genitore conosce i propri figli e ne ha la responsabilità. A rischio di sbagliare, proprio per amore, interverrà se il figlio non ascolta e non opera il bene. Il genitore ha un compito educativo. Molto più Dio. Dio interviene spessissimo, ma attraverso i suoi rappresentanti, le guide che ha lasciato nella Chiesa: i Sacerdoti, i Pastori. La Chiesa per missione deve insegnare e correggere, accogliendo e accompagnando. Ma non è possibile concepire accoglienza ed accompagnamento senza insegnamento e correzione. Il mondo vuole l’accoglienza, ma non l’insegnamento e la correzione. Il penitente non c’è. È sostituito spesso da un richiedente se non da un pretendente! Si pretendono i doni di grazia, come i sacramenti. Non è, però, una novità.

Da giovanissimo chiedevo al mio parroco. Perché sposate tutti in Chiesa anche quando è evidente che diverse coppie non hanno fede? Che sacramento celebrano? Comprendono il significato di quanto fanno? Mi si rispondeva che non si poteva misurare la fede. Questo è vero, perché la Chiesa non giudica nell’intimo. Ascolta, esorta, comprende. Però ha anche il dovere e la carità di avvisare che determinati comportamenti contro la legge di Dio, liberamente adottati come se niente fosse, non sono possibili per vivere nell’amore di Dio, cioè, nella grazia. Convivi?, non frequenti la Chiesa?, non vivi la comunità cristiana nelle sue diverse forme? Non puoi allora accostarti ai sacramenti. Qui si impone un serio cammino di conversione. Ciò stesso è misericordia di Dio attraverso la Chiesa.

 

Esame di coscienza

È vero, non poche volte la comunità ha fatto sentire il peccatore non tanto un peccatore, che può essere peccatore perdonabile da Dio, ma un reietto da allontanare, da fuggire! Ma è anche vero che molte persone non hanno voluto ascoltare la parola annunciata dalla Chiesa ed hanno vissuto l’insegnamento come un giudizio, equivocando. Se errori e peccati vi sono, vi sono da tutte e due le parti. Nella Chiesa, nella sua totalità di laici e pastori, vi sono sempre peccatori bisognosi di salvezza. Ma sarà la parola dei pastori, dei fratelli sinceri e l’esempio dei santi ad indirizzare e a risollevare.

Il figlio più giovane del Padre misericordioso, trovatosi solo ed in disgrazia e disprezzato, rientrò in sé stesso e, ripercorsi i propri passi, tornò dal Padre. Gli insegnamenti del Padre l’hanno fatto risorgere.

 

Compromesso e strumentalizzazione

Attenzione! Il compromesso è sempre funzionale al proprio tornaconto terreno, che, in realtà, è assai miope. Né tu, né io conosciamo il completo disegno di Dio sulla nostra vita. Allora. Non fermarti all’apparenza! Non pensare che tutto il mondo sia contro di te: gli uomini, la famiglia, la Chiesa, Dio. Tu, che sei battezzato, sei Tempio di Dio. Cosa occupa il tuo cuore inquinandolo? Anche i tuoi figli, battezzati, sono Tempio di Dio e, se non fossero battezzati, sono chiamati a diventarlo. Ora ti trovi in una situazione difficile. Molte certezze si sono offuscate. Tutto cambia e i punti di riferimento perdono di forza. Così hai paura e ti aggrappi ad ogni cosa, per esempio, ai figli. Attento! Anche i figli sono Tempio di Dio. Non puoi renderli funzionali a te stesso, alle questioni tra marito e moglie. Non mettere i figli di mezzo. Mai, mai, mai! Non parlare loro male di loro padre, o, di loro madre. Anche se dicessi una verità, li faresti solo soffrire. Sei separato? Non pensare comodamente che non c’è più matrimonio tra te e la sposa/o e che puoi comportarti come credi.

Non giustificarti sempre. A che serve? Credi che ti darà pace? Nemmeno un poco. Vuoi divertirti? Snebbiare la testa? Lo farai andando in discoteca, o, gettandoti nelle braccia di un’altra persona? Hai, invece, deciso di convivere con un nuovo amore? Magari un’altra persona nelle tue stesse condizioni? No. Sbagli, anche se sembra darti un poco di consolazione. Pensi di costruire una nuova famiglia mischiando le tue esigenze con quelle di un’altra persona ferita e dei rispettivi figli? Hai pensato cosa comporti ciò in te ed in loro?

«245. I Padri Sinodali hanno anche messo in evidenza le conseguenze della separazione o del divorzio sui figli, in ogni caso vittime innocenti della situazione. …

246. La Chiesa, sebbene comprenda le situazioni conflittuali che i coniugi devono attraversare, non può cessare di essere voce dei più fragili, che sono i figli che soffrono, spesso in silenzio. Oggi, nonostante la nostra sensibilità apparentemente evoluta, e tutte le nostre raffinate analisi psicologiche, mi domando se non ci siamo anestetizzati anche rispetto alle ferite dell’anima dei bambini. […] Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l’anima di un bambino, nelle famiglie in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fino a spezzare il legame della fedeltà coniugale?. Queste brutte esperienze non sono di aiuto affinché quei bambini maturino per essere capaci di impegni definitivi. Per questo, le comunità cristiane non devono lasciare soli i genitori divorziati che vivono una nuova unione. Al contrario, devono includerli e accompagnarli nella loro funzione educativa. Infatti, come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità, come se fossero scomunicati? Si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare! Aiutare a guarire le ferite dei genitori e accoglierli spiritualmente, è un bene anche per i figli, i quali hanno bisogno del volto familiare della Chiesa che li accolga in questa esperienza traumatica. Il divorzio è un male, ed è molto preoccupante la crescita del numero dei divorzi. Per questo, senza dubbio, il nostro compito pastorale più importante riguardo alle famiglie, è rafforzare l’amore e aiutare a sanare le ferite, in modo che possiamo prevenire l’estendersi di questo dramma della nostra epoca» (Amori Laetitia, 245-246).

Oggi nessuno ci scaccia dal Tempio, ma a ciascuno è chiesto un cammino di discernimento e di conversione.

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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