I maestri del giovane Adolf Hitler e la sua astuzia politica

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La formazione giovanile di Hitler è stata analizzata soprattutto da Brigitte Hamann, nel suo Hitler: gli anni dell’apprendistato (Corbaccio, Milano, 1998). La Hamann ha indagato la formazione viennese del futuro dittatore: i giornali e i libri che legge;

i maestri che influiscono su di lui.

Tra questi il primo è il viennese Guido von List, che si attribuisce il predicato nobiliare “von” perché appartenente, a suo dire, alla “razza dei dominatori ariani”. Il von List è un personaggio barbuto, con l’aria profetica, fondatore di associazioni segrete e autore di romanzi e di scritti teorici, in cui addita i nemici della razza ariana: “la Chiesa cattolica, gli ebrei, i massoni”. Tutti in un unico calderone. “Il clero romano”, sostiene, mira ad “annientare e soffocare costumi e abitudini tedeschi, mentalità tedesca e diritto tedesco” .

Un altro autore, anch’egli pangermanista, amato dal giovane Hitler è Lanz von Liebenfels, amico e discepolo del List, fondatore di un Ordine dei Neotemplariall’insegna del mito del Graal, del diritto virile e dell’ideale della purezza razziale”. Lanz è un ex monaco, divenuto un “instancabile avversario della Chiesa cattolica, soprattutto dei Gesuiti e sostenitore del movimento ‘Los von Rom’”, fortemente avverso alla Roma papale ed universalistica. Lanz infatti è un vero razzista, che considera l’uomo come un semplice animale più o meno nobile ed elevato a seconda della sua origine etnica. Per “mantenere la purezza della razza bionda” propone “colonie di allevamento puro con rigida clausura della ‘madre da razza’ ”.

Scrive: “Abbiamo protetto i nostri bovini dalla degenerazione e dalla contaminazione con barriere di allevamento zootecnico mentre abbandoniamo ancora senza protezione gli esseri umani alla contaminazione e all’adulterazione del sangue ad opera di lascivi meticci dell’est e del sud”.

Altri tre intellettuali di cui Hitler legge ed apprezza, almeno in parte, le opere, sono i viennesi Hans Goldzier, Hans Horbiger, Otto Weininger ed Arthur Trebitsch. Paradossalmente gli ultimi due, cioè Weininger e Trebitsch, sono di origine ebraica, benché il secondo, che diverrà poi uno dei primi finanziatori del partito nazista e che esercita su Hitler un fascino notevole, sostenga apertamente che gli ebrei lottano “assieme ai socialisti, la Chiesa, i Gesuiti e i massoni per corrompere gli ariani e prendere il potere” .

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Quanto ai politici, Hitler, che sin da giovane è un attento osservatore della scena pubblica, inquietato dal carattere multirazziale di Vienna, il più amato è sicuramente Georg Schonerer (nella foto). “Quando arrivai a Vienna- scrive Hitler nel Mein Kampf– le mie simpatie andavano completamente alla corrente dei pangermanisti”. Schonerer è appunto il capo, il leader dei pangermanisti, esaltatori della superiorità del popolo tedesco. Il suo motto è lapidario: “Senza Giuda, senza Roma, si costruisce il duomo della Germania”. Spiega Schonerer: “Dobbiamo dunque proseguire la lotta contro i nemici neri e rossi, nello spirito di Bismark, e la visione del mondo e della vita germanici si riaffermeranno. Per cui: Los von Juda! E: Los von Rom!”.

Ebrei e cattolici romani, dunque, sono la stessa cosa, o comunque egualmente nemici, per questo viennese, nato nel 1842, che si erge a paladino dei tedeschi e a nemico degli ebrei russi che in quegli anni fuggono dalla Russia zarista e finiscono spesso proprio nella sua città cosmopolita, gravida di tensioni tra l’elemento tedesco e quello ceco ed ebraico.

Gli schoneriani, ricorda la Hamann, nutrono la loro fortissima avversione, verso gli ebrei e la Chiesa cattolica, di riti alternativi a quelli religiosi, capaci di creare una sorta di religiosità politica. Infatti celebrano “il solstizio d’estate, la festa del solstizio d’inverno e di Ostara”.

Inoltre curano molto la ginnastica e sono vegetariani. Quanto alla sua avversione a Cristo, Schonerer arriva addirittura a non calcolare più gli anni a partire dalla sua nascita e a cancellare il calendario cristiano: egli fa “della Chiesa cattolica l’oggetto del suo odio. Un vero tedesco non avrebbe dovuto essere al servizio né di casa Asburgo né della Chiesa cattolica”.

Esclama: “Via dunque le catene che ci legano alla Chiesa nemica della Germania. Nei paesi tedeschi non deve dominare e regnare lo spirito gesuitico, bensì quello germanico”. Hitler riprende molte idee di Schonerer, lodandolo apertamente nel Mein Kampf, e tributando alla sua memoria molti onori pubblici. Lo considera, però, un maestro “ingenuo”: Schonerer, a suo dire, non ha saputo scegliere i tempi e i modi opportuni, per sconfiggere, uno alla volta, e senza fretta, i suoi nemici. E’ troppo diretto, impulsivo, frettoloso.

Si capisce così il giudizio che l’ex gerarca Hermann Rauschning darà dell’atteggiamento di Hitler contro ebrei e cattolici, in un paragrafo del suo La rivoluzione del nichilismo (1939), intitolato La lotta contro il giudaismo e il cristianesimo: “Tutto ciò che riguarda la lotta esterna contro la Chiesa, tutte queste oscillazioni tattiche e politiche, non sono che una messa in scena per confondere… così si deve intendere l’essenza espressamente contraddittoria della politica anticristiana del nazismo”.

Hitler, come nota anche George Mosse, in Il razzismo in Europa. Dalle origini all’olocausto (Laterza, Roma-Bari, 2010, p. 218 e seg.), “non ha mai agito in maniera lineare, perché se da un lato era ossessionato dall’avversione contro gli ebrei, dall’altro procedeva lentamente, a volte persino trattenendo alcuni collaboratori troppo impazienti”.

Così con la Chiesa cattolica (concedeva e attaccava; benediceva e minacciava; utilizzava espressioni vagamente “cristiane”, mentre chiudeva le scuole confessionali…); così con gli ebrei (la soluzione finale verrà decisa a guerra inoltrata, quando sembrerà più facile realizzarla), e con i malati: il programma eutanasico T4 verrà portato avanti nascostamente, e poi interrotto quando, diventato di dominio pubblico causa le proteste di August von Galen, creerà troppa opposizione e verrà rimandato a “tempo opportuno”.

da. Francesco Agnoli, scheda presente in FILOSOFIA, RELIGIONE, POLITICA IN ALBERT EINSTEIN, ESD, Bologna, 2016

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.

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