Caro Monsignor Paglia

Caro Monsignor Paglia:

L’edonismo radicale si può sintetizzare evidenziando l’avversione che esso manifesta per ogni formazione sociale, si tratti della famiglia, della stato, della chiesa. Al centro dell’antropologia radicale impera l’io solitario teso a soddisfare le proprie voglie. Ogni autorità è negata, ogni valore morale oggettivo pure, si guarda soltanto a ciò che torna utile al singolo a prescindere da ogni discorso che riguardi l’insieme. Le battaglie radicali intendono sempre premiare desideri di singoli soggetti e solo marginalmente si interrogano sulla ricaduta sociale dei comportamenti generati dai valori che il radicalismo persegue. I costi sociali della droga libera, dell’eutanasia presentata come autodeterminazione, del liberismo in economia, dell’aborto come diritto della donna, non vengono presi in considerazione, perché se ciò accadesse il radicale dovrebbe interrogarsi sul senso dell’essere persona umana e dell’ essere comunità.

Il libertarismo concepisce il soggetto come una monade che si plasma giorno dopo giorno; ogni ordine, ogni misura, viene pertanto rigettata, in quanto la vita del singolo non presenta che un orizzonte ridotto alla terra. E la terra, la materia, “concepisce” soltanto la logica della forza. L’amore, inteso come percorso attraverso cui superiamo i nostri egoismi , l’amore come esodo da se stessi è l’opposto della visione radicale della vita. Ne esce un quadro anarcoide e contraddittorio ben sintetizzato dal pensiero di Marco Pannella:

“ Io amo gli obiettori, i fuorilegge del matrimonio, i cappelloni anfetaminizzati…le femministe, gli intellettuali, i borghesi come me, la gente con il suo intelligente qualunquismo e la sua triste disperazione…Credo alla parola che si ascolta e che si dice, ai racconti che ci si fa in cucina e a letto, l’etica del sacrificio, dell’eroismo, della lotta eroica, della catarsi violenta mi ha semplicemente rotto le balle”

Tutto e il contrario di tutto. Si trattasse di poesia, potremmo anche chiudere un occhio; ma è un manifesto che esprime l’individualismo radicale totalmente incompatibile non solo con i valori cristiani ma pure con qualsiasi antropologia di tipo umanistico. Non facciamoci ingannare dalle battaglie mediatiche su temi a volte condivisibili intraprese da Pannella lungo il corso della propria vita; erano moti sinceri di pietà per categorie a volte emarginate che comunque non mutano la natura della logica radicale.

Fermiamo per un attimo l’attenzione su una sodale storica di Pannella: Emma Bonino, sono sotto i miei occhi le immagini di questa signorina che pratica bellamente aborti fiera del proprio ruolo emancipatori. La stessa Bonino che si presenta ai tavoli internazionali con la patente di donna moderata turbata dai mali del mondo.

Il tratto che di Pannella  ha affascinato e sedotto persino alcuni preti, ultimo in ordine di tempo Monsignor Paglia è da ravvisarsi nell’emotivismo spontaneo e irrazionale che sta al fondo delle sue battaglie. La logica pietista dei radicali che sbandierano un’idea di libertà disgiunta da ogni verità, capovolge i termini dei problemi; essa non previene il male, ma per lo più concorre a produrlo, giustificandolo attraverso la negazione di ogni valore definito e rendendo le persone di fatto degli estranei cui vengono accordati diritti, per poi essere abbandonati.  Ad essa si attaglia l’idea di un pensatore come  Singer,  ed Engelhardt che intende gli esseri umani come stranieri morali.   Ma dietro le battaglie per i singoli si cela un progetto di disgregazione della società attraverso la sacralizzazione dell’individuo atomisticamente inteso.

I costi sociali delle battaglie pannelliane sono sotto gli occhi di tutti.

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