Recensione a “L’economia di Dio” di Joăo César das Neves

economia_DioNon ci vuole un genio per capire che l’economia non basta a sé stessa e che in una società ad alto tasso di corruzione, di instabilità e di clientelismo, proprio i fattori morali sono causa o almeno concausa di problemi economici, finanziari e monetari di cittadini, famiglie e aziende.

Joăo César das Neves, docente di Economia alla Cattolica di Lisbona, e padre di 4 figli, con un sintetico saggio appena uscito, fa una efficace sintesi sugli effetti deleteri sia della diabolizzazione (un po’ cattolica, un po’ marxista…) che della idolatria ‘mercatista’ dell’economia, mostrando bene che essa è uno degli ingranaggi, e non certo il più importante, delle società iper-complesse e ultra-consumistiche di oggi.

Sia la vita economica – l’economia – sia la scienza economica – l’Economia – sono entrambe considerate come elementi costitutivi del male nel mondo. E così, parlare dell’economia di Dio sembra un paradosso, o persino una bestemmia” (p. 7). Infatti: “L’economia è veramente l’ultimo luogo in cui la presenza di Dio sembra possibile” (p. 10).

Ma giustamente il professor das Neves nota che è l’intera società contemporanea che in quest’ottica moralistica dovrebbe porsi sotto processo e non solo l’economia, quale suo tratto certamente distintivo e peculiare. Può, in altre parole, esistere una economia retta e sana, solidale e proficua per tutti? Di certo se così non fosse il denaro come tale, o lo sviluppo economico, o il progresso tecnologico, sarebbero da tenersi come mali o ‘peccati’ inammissibili, ma questo porterebbe gli uomini ad una filosofia simile a quella degli Amish o dei guru barbuti che spopolano nei centri (a)sociali delle nostre inquinate metropoli.

Ma allora, in che consiste questa economia di Dio proposta provocatoriamente dal teorico portoghese? Ebbene semplicemente nella volontà di tenere a mente e di riattualizzare gli insegnamenti, non direttamente economici ma etici del cristianesimo, il quale in 2000 anni di storia, sin da subito e senza soluzione di continuità, ha offerto numerose chiavi di lettura ai problemi più annosi ed eterni della vita economica dei cittadini. E’ lecito l’accumulo? E il risparmio? Il lavoro libera l’uomo o lo schiavizza? Si può richiedere un interesse per un prestito? Cos’è l’usura? Il profitto è peccato o virtù? E’ possibile una società senza classi in cui tutti abbiano uno stipendio uguale o simile? Il progresso umano e lo sviluppo economico delle società sono fatti neutri e senza contro indicazioni? Cristo vuole la povertà o la ricchezza?

Tutte le questioni centrali dell’economia capitalistica attuale tendono a fondersi, secondo l’economista lusitano, in un’unica riflessione extra-economica di fondo, che è questa: “Oggi, nelle nostre società occidentali, la grande maggioranza della popolazione vive senza quei problemi opprimenti di cui è stata intessuta la vita quotidiana nel corso della storia. Eppure, l’attuale umanità non sembra più vicina alla felicità” (p. 17). E come mai ciò?

Tommaso d’Aquino (1225-1274), considerato da secoli il teologo per eccellenza del cattolicesimo romano, e il punto di riferimento dell’autore oltre che del Magistero ecclesiastico, si era già chiesto ai suoi tempi, nel luminoso medioevo, se la felicità di un singolo e di un popolo dipendesse anzitutto dalle “ricchezze naturali o artificiali”. E la sua argomentata risposta, è che pur essendo l’uomo necessitato all’acquisizione di beni materiali, la felicità e il vero bene dell’uomo consistono in altro (cf. pp. 102 e 118).

Cioè nei beni dello spirito, come la sapienza, la saggezza, la virtù, l’onore, la giustizia, la buona fama e tutti gli altri valori né materiali, né monetizzabili, né soggetti a usura, né acquisibili in alcun Discount della terra. Come tante volte ha ribadito, anche in importanti consessi di alta finanza, il nostro Ettore Gotti Tedeschi (di cui si veda, Amare Dio e fare soldi, Fede & Cultura, 2014), che è uno dei più noti economisti di Dio del pianeta…

Sarà compito e pregio dell’autore il dimostrare, nel corso del suo denso libretto, come una società che collochi al centro dei suoi interessi i valori assiologici di cui sopra – volendo sintetizzabili con la triade Dio, patria, famiglia – divenga almeno tendenzialmente una società più umana, e dunque più giusta e civile, infine più vivibile anche dal punto di vista economico e sociale.

Riferimenti: Joăo César das Neves, L’economia di Dio, ESD, Bologna , 2016, pp. 146, € 15

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