Una nuova creazione

GovindoMi ha colpito la semplice bellezza della copertina. Una missionaria della carità, più probabilmente Madre Teresa, che, di schiena, leggermente inclinata, allunga la mano ad un bimbo con il braccio teso a raggiungerne le dita. Il contrasto luce e buio e la cornice di una porta dentro cui sono incastonate le due figure conferiscono un che di sacro all’immagine.

Il libro di Marina Ricci “Govindo, il dono di Madre Teresa” (ed. S. Paolo, p.170, € 14,50) è ben raccolto dentro quello scatto fotografico dove il toccarsi delle due mani è un michelangiolesco richiamo ad una nuova creazione.

L’autrice fa emergere da un cassetto pagine nascoste di emozioni, parole, paure, progetti, mosse da un imprevisto. Sono memoria viva, non un passato buono per aneddoti e riderci sopra con la malinconia di chi quel tempo non lo ritrova più. Ci sono fatti che cambiano la vita. Generalmente, sono accadimenti così assurdi che solo Qualcuno può averli ordinati, ossia tesi a dare senso a tutto ciò che era prima e a tutto ciò che viene dopo. La Ricci, esperta giornalista, fa del distacco dalla realtà la prerogativa della propria deontologia. Era quello che con accuratezza sperava di fare in quell’ennesimo viaggio da inviata a Calcutta sulle tracce di Madre Teresa sofferente. Malgrado tutto, Marina rimane toccata. Succede che il Protagonista impercettibile delle cronache quotidiane, faccia violenza, esploda prepotentemente. Gli occhi di un bambino, piccolo, sono la deflagrazione delle precauzioni di una professionista. Le mani di Govindo sono il richiamo di una Presenza. E’ come se dita straniere ne abbiano ricreato l’esistenza, rabberciandone l’animo, ricucendovi il Dio strappato dall’indifferenza che si deposita dentro il nostro sguardo presuntuoso, restituendovi quel destino d’amore per cui siamo fatti.

I fatti, però, appunto chiedono di essere toccati o meglio di lasciarsi toccare da essi. Non è così scontato. L’accoglimento della realtà così come accade è frutto di una forza che i cristiani chiamano Grazia perchè sproporzionato alle logiche e alle misure umane. Eppure, ci sono circostanze – una di queste è quella narrata in questi commoventi fogli intrisi di coraggio e pavidità, di lacrime e di gioia, di sacrificio e generosità – in cui tutto appare evidente, come se la realtà ti suggerisse il da farsi. L’alternativa non è la negazione dei fatti, ma l’immunizzarsi da essi così da renderli innocui. La vicenda di Marina e Tommaso è una storia così originaria che a ciascuno, in fondo, è dato di poter compiere. O quantomeno sperare che a ciascuno accada un avvenimento che dilati il cuore e lo renda più capace del sacrificio di amare.

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