IL PRIMO PASSO DELLA MISERICORDIA È LA VERITÀ

 

CatturaGandolfini con i 7 figli adottati (foto pubblicata su Oggi)

«IL PRIMO PASSO DELLA MISERICORDIA È LA VERITÀ»

Trascrizione della parte più significativa della Tavola rotonda  a Radio Maria, domenica 4 settembre 2016. Gli ospiti erano Massimo Gandolfini e Stefano Lorenzetto, autori del libro L’Italia del Family Day, e come sottotitolo Dialogo sulla deriva etica con il leader del Comitato Difendiamo i nostri figli, Editore Marsilio.

(Spero che questo frammento possa stimolare i lettori a comperare il libro e a scaricare dal sito  di Radio Maria: www.radiomaria.it , l’intera trasmissione, cercandola nell’archivio. Ho voluto mettere questo titolo alla trascrizione, con una frase che mi ha colpito, di quanto Gandolfini ha detto al Papa nel suo colloquio privato con lui. N d t).

Lorenzetto. – Io faccio delle domande a Gandolfini? … Si, ah ah! Non vi è bastato un libro intero? Devo farne delle altre. Beh, io ripeto la domanda che gli ho fatto nel libro, ma dal palco allestito in piazza Duomo a Bisceglie, in una piazza affollata all’inverosimile. Fra l’altro ho scoperto che a Bisceglie nascono ancora i figli, dove invece nel resto d’Italia è considerata una moda superata. Ho chiesto a Gandolfini: “Machi glie l’ha fatto fare?”. Cioè, chi glie l’ha fatto fare di metterci la faccia e prendersi si, anche tanti complimenti dalle persone buone e per bene, ma soprattutto prendersi un Niagara di sputi da chi non può accettare che vi sia una persona che dice – udite, udite! -: che i figli devono nascere ancora da una mamma e da un papà. E che da due uomini o da due donne non sono mai nati dei figli. Anzi, non nasce proprio niente! Ecco: chi glie l’ha fatto fare?

Gandolfini. – Diciamo che la situazione contingente che mi ha spinto a dire: dobbiamo fare qualcosa di pubblico e di visibile da tutta la nazione, è quando sono arrivato a contatto per la prima volta con l’ideologia di gender, e come questa ideologia stava entrando nelle nostre scuole, andando ad innervare i gangli importanti dell’educazione, addirittura nella scuola primaria. Anzi, addirittura nella scuola dell’infanzia. E siccome l’ho studiata approfonditamente, e ho capito che era una vera e propria bomba atomica messa nel cuore stesso dell’umanità, che era in grado di far saltare in aria tutti gli schemi antropologici che fanno parte della tradizione giudaico cristiana. E comunque fanno parte addirittura della tradizione di un popolo civile. Pensai che a questo punto non si poteva rimanere indifferenti e inerti. Convinto assolutamente che la stragrande maggioranza delle famiglie non ne sapevano niente. Che tutto stava accadendo in maniera molto nascosta e molto mascherata, ma che questo veleno cominciava ad entrare nelle nostre scuole, pensai che a questo punto bisognava davvero fare qualcosa di importante. Quando poi venni a contatto con i famosi libretti dell’UNAR, prodotti dall’Istituto Beck: “Educare alla diversità”, che facevano riferimento ad un testo approvato nel 2010 in Europa, in cui si parlava dello standard per l’educazione sessuale nei paesi europei, rimasi davvero sbigottito. E mi dissi, parlando con la mia coscienza, e poi con quella “seconda parte della mia coscienza”, che è mia moglie, dissi: “Qui, Silvia, dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo rimanere inerti”. Io facendo il neurochirurgo, anche mia moglie è medico – per carità, portando avanti una famiglia numerosa è molto difficile – … .

Gandolfini, la interrompo, perché la parola coscienza ha acceso in me una lampadina. Lei ha scritto un libro sulla coscienza, da neuro scienziato. Adesso ci ha parlato della moglie come dell’altra parte della sua coscienza, perché effettivamente, con sette figli, fare le molte altre cose richiede qualcuno che le sostiene. Ma, cosa scriveva in proposito da neuroscienziato concludendo il suo libro?

Gandolfini. – Quello è un libro molto tecnico. È un libro nel quale parlo della coscienza dal punto di vista neurobiologico, dicendo già all’esordio di quel libro, che la coscienza, a secondo della disciplina all’interno della quale si cerca di leggerla e interpretarla, può avere diverse sfumature. Quindi non entravo nella coscienza dal punto di vista morale, teologico o filosofico, ma dal punto di vista neurobiologico. Alla fine ho voluto fare una specie di sintesi, e concludo la definizione di coscienza tratta dal Catechismo della Chiesa Cattolica: “La coscienza è quel luogo nascosto, è il sacrario nel quale l’uomo si trova solo davanti a Dio”. Ed è questo il tipo di coscienza che mi ha mosso a diventare un uomo pubblico e a mettermi in quella incredibile impresa che è stata l’organizzazione del Family Day. Io sono assolutamente convinto – e mi conforta molto quel passo del Magnificat in cui la Santa Vergine dice: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente, e santo è il Suo Nome”. Mi son detto che il Signore mi ha certamente dato delle doti, delle capacità, una famiglia, anche una condizione sociale ed economica, eccetera. Tutte cose di grandissimo aiuto e valore. A questo punto però mi sono anche detto che questi talenti dovevo farli fruttificare, scendendo pubblicamente in piazza per manifestare la nostra contrarietà a queste ideologie distruttive e discriminanti.

Le ho fatto questa domanda perché evidentemente non è se non nella propria coscienza, dell’incontro con questa grandezza della coscienza, che un uomo può mettersi in una sfida tanto grande! Mi viene in mente quello che diceva Jerome Legeune, Servo di Dio, ma padre della citogenetica, quindi uno dei più grandi scienziati del Novecento, quando, prima di ricevere il Nobel, fece un discorso, dicendo che “la sua scienza, le sue scoperte nella medicina, non dovevano servire ad uccidere i bambini, ma a salvarli”. E questa dichiarazione gli fece perdere il Premio Nobel. Ma lui osava dire – lo ha raccontato sua figlia -, che per lui non era un problema sfidare la cultura dominante, perché aveva sempre tenuto in mente questo detto: “Temete il Signore, e nient’altro”.

Lorenzetto. Beh, volevo portare a terra il prof Gandolfini, e andare al nocciolo del problema. Lei durante il Family Day – ne parliamo ampiamente nel libro -, ha promesso all’attuale Governo, al presidente del Consiglio e al suo partito, di ricordarsi nei prossimi appuntamenti elettorali e in particolare nel prossimo referendum costituzionale. Ha detto chiaramente che se fosse passata la legge sulle unioni civili, avrebbe invitato tutti i suoi sostenitori, tutto il popolo del Family Day, a votare no nel referendum confermativo. Le domande che le pongo – ma che sono anche nel libro -, sono: primo, perché un Presidente del Consiglio, che fa un debito pubblico di 386.000 euro al minuto, ha deciso di giocarsi la faccia addirittura la carriera politica – anche se adesso si rimangia quello che ha detto, e cioè che si sarebbe dimesso se avesse perso -, perché ha deciso di giocarsi tutto sulla questione delle unioni civili? Lei nel libro svela addirittura di aver tentato dei contatti privati ad altissimo livello con persone molto vicine al presidente del Consiglio, ma di aver trovato la porta chiusa a doppia mandata.

E poi, la seconda domanda: lei ha trovato anche una sorta di tiepidezza nei pastori, anche se poi cita una serie ristretta di vescovi che le hanno dato una mano. A quanto pare anche il Santo Padre, all’indomani del Family Day, all’Angelus, non disse una parola sull’evento, ma non salutò nemmeno gli esponenti del Family Day cheerano presenti in piazza S. Pietro. E questo è piuttosto raro, visto che alla fine dell’Angelus di solito saluta anche i gruppi parrocchiali di paese. Per questo vorrei sapere cosa è successo poi nel suo incontro con Papa Francesco. Anche questo è detto nel libro.

Gandolfini. – Allora, per rispondere alla prima domanda, penso che potrebbe essere sufficiente avere un po’ di attenzione a leggere la storia. Sappiamo tutti come nasce il Governo Renzi. Sappiamo che Renzi, per cercare di stringere un patto che gli garantisse poi di avere una maggioranza di governo con il Nuovo Centrodestra, dichiara, nel patto di Governo, “Che non tratterà mai temi etici. E che comunque questo governo non metterà mai la fiducia su temi etici”. Che però a priori non dovevano far parte dell’agenda di governo.

Detto questo, il Presidente del Consiglio va in visita ufficiale negli Stati Uniti. Si ferma qualche giorno alla corte del Presidente USA. Dopodiché torna in Italia e poco dopo viene preso in mano il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. Di questo fatto io do questa lettura. È stato chiesto a Renzi di metter mano anche alle questioni cosiddette dei diritti civili, perché evidentemente queste questioni interessano enormemente a un capitale, che è mondiale, che è sovranazionale, che è molto più potente di tutti i governi nazionali, compreso il Governo Renzi, perché SI VUOLE COSTRUIRE L’UOMO NUOVO E UN ORDINE NUOVO. E per fare questo bisogna distruggere quel corpo intermedio – che è pericolosissimo per chiunque ha in mente una strategia dittatoriale -, che è rappresentato dalla famiglia. E se si riesce a vulnerare, a ferire, a indebolire la famiglia, vuol dire che si indeboliranno gli uomini e le donne di domani e, proprio perché più deboli, più facilmente malleabili e quindi  più controllabili da parte dello Stato. Questo lo avevano capito tutti i filosofi marxisti, lo aveva capito Hegel. Per cui non c’è nulla di nuovo, se non il fatto che oggi assume la visione di una grande capitale di una potenza economica enorme, la cui base, dal punto di vista religioso, è la massoneria. E in questo l’enormità è la globalizzazione. Il fatto che bisogna sottomettersi ad una visione di questo genere. Ci sono fior di testimonianze di affermazioni di grandi uomini del capitale, che dichiarano apertamente che dei governi locali non glie ne può interessare di meno, perché comunque è la finanza e il mondo dell’economia che guiderà nel prossimo futuro – per la verità già lo sta facendo – gli stati e tutto il mondo.

Io sostanzialmente ho dato questa interpretazione, poi però, non essendo io un uomo di scontro, ma di mediazione alla ricerca di una via d’uscita, volendo dare a Matteo Renzi il lasciapassare di una cosa imposta, e quindi volendo ritenere che in qualche misura fosse possibile anche togliergli qualche castagna dal fuoco, chiesi di poter avere con lui degli incontri attraverso canali privati, sperando appunto che il potersi guardare negli occhi, avrebbe aiutato nella reciproca comprensione. Ho fatto tre tentativi. Le missive sono arrivate nelle mani del Presidente del Consiglio, ma il diniego è stato totale. Il che mi rinforza ancor di più nell’idea che c’è un comando che viene da fuori. Perché un uomo intelligente, un uomo che si trova a guidare le sorti di uno stato, e che quindi dovrebbe essere uno statista, capisce bene che sarebbe molto più semplice una mediazione e trovare un terreno comune, piuttosto che arrivare allo scontro. Questo però ovviamente sarebbe stato male interpretato da chi invece voleva tutt’altro, e quindi Renzi ha dovuto fare quello che poi ha fatto.

Il fatto del referendum nasce quindi, non da un sentimento di vendetta o di ritorsione nei confronti di Matteo Renzi, ma nasce ancora una volta dalla lettura chiara, lucida, rigorosa, di come si sono svolti i fatti. Ma se è vero, art. 1 della Costituzione, che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita secondo la legge”, allora, abbiamo dato una rappresentazione di milioni di cittadini italiani, i quali sostanzialmente dicevano che”la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio – e non si tocca! -; che le unioni sono un modo di convivenza tra due persone di pari sesso, per ragioni di mutuo soccorso o per ragioni affettive. Che devono essere trattati in maniera assolutamente non paragonabili e non omologabili alla famiglia. Quindi con diritti civili legati alla persona. Mi sembrava una posizione assolutamente democratica, che non discriminava nessuno, che non faceva torto a nessuno, ma che contemporaneamente salvava un valore fondamentale, che la carta costituzionale stessa definisce, per cui mi sembrava del tutto accettabile.

Nel momento in cui il Governo fa tutto quello che ha fatto (è stata tolta la discussione in commissione. È stata tolta la discussione in Parlamento, perché sono stati messi due voti di fiducia, all’indomani dell’approvazione della legge viene fuori con una battuta che è, quantomeno irrispettosa, e io la trovo moralmente oscena: «Oggi ha vinto l’amore». E contemporaneamente Maria Elena Boschi dice: «Da domani metteremo mano alle adozioni (alle adozioni gay. N d t), A quel punto ho detto: «Questo governo no rappresenta quel popolo! Ha fatto una riforma costituzionale che gli dà ancora più potere, che centralizza ancora di più verso se stesso, cioè verso l’Esecutivo, la funzione che dovrebbe essere propria del legislativo. E quindi una funzione di ampia rappresentanza democratica. Che cosa accadrà se questo governo va avanti così, e nessuno gli sta dicendo che non siamo d’accordo con quello che sta accadendo sui grandi temi etici? Questo Governo ha una strategia che è contro la vita e contro la famiglia! Legalizzazione della cannabis, divorzio breve, riforma delle adozioni, e poi sentiamo che, tanto Monica Cirinnèìà che Ivan Salfarotto, tirano fuori l’idea di riproporre la legge sull’omofobia, togliendo addirittura l’emendamento che erastato messo per tutelare i sacerdoti nella loro predicazione in chiesa.

A questo punto io dico che chiunque ha un pochino di sale in zucca, deve capire che l’occasione democratica per dimostrare a questo Governo, che non ci rappresenta, e quindi bloccarlo nelle sue malefatte che sta facendo, è esattamente il VOTO NO AL REFERENDUM. Oltretutto, se poi nel merito qualcuno si prende la briga di andare a leggere come è stata fatta la riforma, e c’è da chiedersi se l’hanno scritta i dilettanti allo sbaraglio, perché i costituzionalisti dicono che non sta né in piedi, né in terra, che è confusa, che è pasticciata, che moltiplicherà le difficoltà, che è una bugia immensa che determinerà spese. Spesso dico alla gente: “Pensate che risparmieremmo 50 milioni di euro all’anno per via delle spese per i senatori. Sapete cosa costa un F35? Costa 215 milioni. Se il problema è quello del risparmio, il problema è già risolto!

Non è perciò quello il problema. È tutto quello che ci sta dietro! A questo punto dobbiamo dire chiaramente di no. Essere assolutamente determinati, facendo cadere anche quel castello di menzogne secondo cui se si affossa questo governo l’Italia va a fondo, come nell’espressione “dopo di me il diluvio. Dopo di me il caos”. Ecco, vi dico che non ci sarà il caos. Già nel 2006 e stata bocciata una riforma. Oltretutto verrà bocciata una riforma fatta male, e forse questa costituirà una lezione per tutto il mondo politico e giuridico, per dire: “Sediamoci attorno a un tavolo, che se di riforma dobbiamo parlare, facciamo una cosa saggia e sapiente, che non è la riforma attuale”.

Per quanto riguarda le seconda domanda riguardante la Chiesa e la gerarchia, è chiaro che i tempi, rispetto al primo Family Day, quello storico del 2007, e i nostri ultimi, è passato di mezzo, non 7, 8 anni, ma è passato un secolo! Cioè, quello del 2007 fu voluto dall’allora cardinale Ruini, che era presidente della CEI, l’iniziativa partì dall’alto. E la situazione politica non era certo quella di quest’ultimo anno. Questi ultimi Family Day nascono dal basso, nascono da una presa di coscienza da parte delle persone che poi tutte quante insieme alzano la voce per far sentire le proprie istanze.

È chiaro che anche la gerarchia in questi ultimi due episodi si è trovata in un primo momento, io credo, abbastanza disorientata e confusa, per una serie di ragioni. Prima di tutto: “chi è questo Massimo Gandolfini?, è un tipo affidabile? È un esaltato o è un tribuno? È uno che vuol fare carriera politica e che ha ambizioni personali e magari economiche?” Per cui probabilmente è da immaginare un po’ di sconcerto di fronte a questo personaggio nuovo. Penso che umanamente sia capibile e lo si può accettare. Dall’altra parte l’idea di dire: “Ma sarà poi possibile fare una rappresentazione di questo genere?”. Io ho avuto tanti prelati i quali, tutto sommato erano d’accordo nel fare questo tentativo, che però mi dicevano: “Ma lei è sicuro di non fare un flop, per cui vi trovate in 50mila?”, e a questo punto diventerebbe un enorme autogol. Per questo ho confidato molto nella Provvidenza, ma anche nell’aiuto, che per me è stato fondamentale, di Kiko Arguello e del Cammino Neocatecumenale. Ho pensato che era rischioso, ma che valeva la pena di farlo.

Poi sa che questo argomento l’ho trattato anche nell’udienza che ho avuto la fortuna, il piacere e l’onore di avere con Papa Francesco, nel quale ho parlato del famoso discorso del “vescovo pilota”. Cioè, oggi stiamo vivendo in Italia un momento storico – diversamente da quanto è accaduto nei mesi passati – in cui l’iniziativa, il protagonismo dei laici, sta diventando fondamentale. E questo, per la verità, lo diceva già il Concilio Vaticano II. Abbiamo quindi preso in mano questa situazione. Ci siamo assunti la responsabilità di questo protagonismo, anche di questa forma di autonomia, ma, come ho detto al Santo Padre: “Noi non abbiamo bisogno del vescovo pilota, però abbiamo bisogno del vescovo pastore”. Ci vogliono dei pastori che ci aiutino, che ci sostengono, checi sostengano con una predicazione chiara sui principi e sui valori. Non con cose mezze onfuse, in cui la gente non capisce più nulla!

Io sono sempre stato del parere – anche per la mia vita personale durante gli anni della contestazione, gli anni di piombo, delle Brigate Rosse e quant’altro –, in quegli anni c’è stato qualcuno (ci son stati dei vescovi in particolare, e Papa Paolo VI), i quali mantennero ferma la barra del timone. In quegli anni si disse chiaramente che la violenza non avrebbe mai risolto nulla; che la giustizia sociale doveva essere coniugata con il rispetto delle persone. Per cui ci fu una chiara determinazione nella proclamazione dei grandi valori di verità, che anche personalmente mi aiutò, nel momento in cui capii che stavo prendendo una strada sbagliata, e quindi iniziai quella che possiamo chiamare la mia conversione. Anche al Santo Padre ho detto: «Santità, il primo passo della misericordia è la Verità!». Una persona si converte solo se messo davanti alla Verità! Attraverso la bellezza della Verità, una persona capisce e soffre il dolore del proprio errore, del proprio sbaglio, della propria mancanza! Ma se oggi viviamo un tempo nel quale la verità viene offuscata da una serie di parole confuse, in cui sembra che non ci sia più un grande faro di riferimento, perché ognuno si costruisce nella propria situazione, con giustificazioni sociologiche, antropologiche e personali, allora la conversione diventa molto difficile. Si confonde tutto e davvero si ritorna alla espressione biblica di “un gregge senza pastori”.

Il Santo Padre ovviamente si è detto assolutamente concorde con quello che stavo dicendo. Ed è per questo che è anche l’appello che stiamo facendo ai nostri pastori: «Abbiate il coraggio di proclamare sempre e dovunque LA VERITÀ!» Poi lasciate pure a noi laici di fare i nostri errori nell’autonomia del mondo socio-pokitico.

Quando prima Lorenzetto citava Alexis Carrel, mi veniva in mente la famosa frase di Carrel: «Molto ragionamento e poca osservazione, portano all’errore; ma molta osservazione e poco ragionamento, portano alla verità». Molta osservazione della vita in Gandolfini c’è. Un medico, padre di 7 figli adottati, certamente ha un’esperienza della vita e della famiglia che non è libresca, che non è superficiale, che non è fatta di una vuota dottrina. È un’esperienza viva. Ci dia l’ultima risposta del libro.

Lorenzetto, – Faccio quest’ultima domanda a Gandolfini: siamo vicini al regime? La risposta è. “Ci siamo già arrivati. È la dittatura del relativismo. La sintesi di tutte le ideologie anticristiane. Alla fine si ritorna sempre lì! C’è stato un momento in cui “l’Assoluto ha retto l’Universo da una stalla per animali”, come diceva Gilbert Chesterton all’inizio del secolo scorso. “smarritala via della stalla, restano solo gli animali vagolanti, dispersi e confusi in un prato sempre più desertificato”. E poiché avete udito con quale forza Gandolfini ha chiesto al Papa ai vescovi di dire la verità! E poiché avete sentito citare la frase di Alexis Carrel, su come si deve rare per arrivare alla verità, credo di non rivelare nessun segreto se dico che, a dio piacendo, fra una ventina di giorni ci sarà nelle edicole italiane un nuovo quotidiano che si chiamerà La verità. (Il trascrittore, Claudio Forti, augura ogni bene diffusione a questo nuovo organo di in-formazione!)

 
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