Perché si chiudono comunità sacerdotali o religiose che hanno vocazioni?

Apprendo dalla Bussola di oggi quanto segue, a firma di Lorenzo Bertocchi , e che riporto in parte …

 

Belgio, “dissolta” la Fraternità ricca di vocazioni

25-07-2016

La comunità dei Santi Apostoli

Lo scorso 15 giugno De Kesel, in un comunicato stampa, aveva espresso la volontà di non poter più accogliere in diocesi la Fraternità fondata nel 2013 dal suo predecessore, monsignor Joseph Leonard. Il motivo di questa decisione sarebbe stato quello per cui la maggior parte dei loro seminaristi provengono dalla Francia, nonostante, diceva il comunicato, vi siano molte diocesi in Francia in cui mancano sacerdoti. …

La Nuova BQ aveva approfondito la questione contattando una parrocchiana di Bruxelles che in questi anni ha frequentato e conosciuto la Fraternità. I membri della parrocchia di Santa Caterina avevano, infatti, vivacemente protestato e rilevato come, forse, altre motivazioni vi erano dietro la decisione del primate. E andavano cercate nella diversa “sensibilità” della Fraternità rispetto a quella dei vescovi del Belgio. Così aveva dichiarato, più o meno espressamente, anche lo stesso portavoce della Conferenza Episcopale, Tommy Scholtès, rispondendo a un giornalista televisivo che chiedeva conto della vicenda.

D’altra parte Kurt Martens, legale esperto in diritto canonico, aveva dichiarato al quotidiano fiammingo De Standaard quello che sembrano pensare in molti: “Tutto ciò che ricorda Mons. Leonard deve scomparire.” Il precedente primate del Beglio era stato fortemente voluto da Bendetto XVI nel 2010 probabilmente per provare a invertire la rotta di una chiesa belga sempre più in crisi vocazionale e di partecipazione dei fedeli. E proprio de Kesel era, invece, il primo della terna che i vescovi del Belgio, allora guidati dal cardinale Danneels, avevano fatto arrivare in Vaticano. Ma … papa Bendetto XVI (nominò) … Leonard.

In effetti, stando ad indiscrezioni che arrivano dal Belgio, pare che la conferenza episcopale avesse già preso la decisione di “dissolvere” la Fraternità lo scorso 22 aprile. Le cose poi erano evolute con il comunicato stampa del 15 giugno a cui era seguita la protesta dei fedeli. …

Inoltre, il vescovo aveva detto di essere disponibile, «qualora altri vescovi fossero desiderosi di accogliere la Fraternità e di esserne responsabili canonicamente, che un antenna della stessa Fraternità potesse svilupparsi e continuare la sua missione in Belgio». Parole che erano parse a tutti come un segno di pacificazione. Al punto che il quotidiano francese La Croix  il 30 giugno titolava: “L’arcivescovo di Malines-Bruxelles sospende la dissoluzione della Fraternità dei Santi Apostoli”.

Ma il decreto notificato alla Fraternità lo scorso 18 luglio riafferma una volontà “dissolutoria”. «Con questo decreto, si legge nel testo a firma di monsignor de Kesel, io credo davanti a Dio e in coscienza di dover prendere le seguenti decisioni: l’associazione pubblica Fraternità dei Santi Apostoli è dissolta (dissoute nel testo, NdA) alla data del 15 luglio 2016». Si tratta della formalizzazione giuridica a cui il vescovo si dice obbligato dal diritto canonico, per dare seguito a quanto comunicato il 15 giugno. Una decisione chiarissima nella sua finalità “dissolutoria”: la Fraternità, dice un parrocchiano di Santa Caterina alla Nuova BQ, «nei suoi attuali statuti è terminata, salvo ricorsi che possano sospendere questa decisione”. …

Perché impedire il rinnovamento della vita religiosa anche quando porta vocazioni e fedeli, assidua frequenza ai sacramenti e ad uno stile di vita interiore anche fra i laici?

Più volte ci sono giunte notizie di azioni gravi circa i Francescani dell’Immacolata, sia nel ramo maschile, che a riguardo del loro Seminario, della loro Casa Editrice, del loro O.F.S (ramo laico secolare), con non poco rischio anche per il ramo femminile. Numerosi religiosi sono stati trasferiti anche in altre nazioni, deposti dai loro incarichi. Accusati di voler reintrodurre, “esclusivamente”, il Vetus Ordo nella Liturgia (Vetus Ordo incoraggiato da Papa Bendetto).

Le accuse non erano vere,  bensì, un evidente pretesto utilizzato da alcuni membri interni, dissidenti, per sollecitare un’ indagine da parte della Congregazione dei Religiosi. In realtà, i Fracescani dell’Immacolata erano semplicemente fedeli ai dettami del Concilio Vaticano II in merito al ritorno alle fonti nella vita consacrata, con un’attenzione anche al rito latino, è vero, ma sempre garantendo la liturgia in lingua vernacola, ben celebrata e curata. Il loro impegno fondamentale era la cura della spiritualità e teologia francescana, non solo in teoria, ma nella vita religiosa quotidiana e in profonda unità con le diocesi presso le quali vivevano e con il Santo Padre (quando molti erano i suoi oppositori).

“Francescani dell’Immacolata”, vocazioni a centinaia

Vocazioni a centinaia, ma, evidentemente, queste non bastavano. La Congregazione dei Religiosi si avvalse, per l’inchiesta, di un religioso dell’O.F.M. Cappuccini, che, anni prima, negli anni ottanta, aveva collaborato, all’interno del proprio Ordine, per la soppressione di un’altra fraternità, molto più piccola, ma ben viva, assolutamente lontana dal voler reintrodurre il Vetus Ordo, e che, con sede nella Diocesi di Cremona, per anni, aveva coltivato numerose vocazioni nell’amore al Concilio e alla fedeltà alle Costituzioni vigenti nell’Ordine Cappuccino. Tale fraternità, semplicemente, promuoveva, con fedeltà ed entusiasmo, la vita fraterna (cosiddetto carisma dell’Ordine), in un clima di viva educazione ai principi francescani dell’ascetica e della spiritualità,  evitando ogni forma di mondanità e di dissoluzione dello spirito di povertà cappuccina.

I “Fratelli di San Francesco”

Questi religiosi, vedendosi impedita l’autorizzazione ad accogliere nuove vocazioni nella propria fraternità, non avendo avuto alcun aiuto pratico dalla Congregazione dei Religiosi, e non riuscendo, nonostante l’intervento di diversi prelati,  a portare la cosa all’attenzione del Papa di allora, -il Beato Giovanni Paolo II-, ottennero di aprire una fraternità, indipendente dall’Ordine, nella Diocesi di Verona. Li accolse Sua Ecc. il Vescovo Mons. Giuseppe Amari, già Vescovo di Cremona, e che conosceva la loro rettitudine e fedeltà alla Chiesa.

Oggi, la Provincia dei Cappuccini Lombardi, dei quali faceva parte quella fraternità di Cremona, con la perdita di quei religiosi (ora denominati Fratelli di San Francesco), ha visto una netta diminuzione di vocazioni ed è costretta, da tempo, per quanto ne sappiamo, a mantenere un unico postulandato, noviziato e seminario per tutto il Nord Italia, il che non può che rammaricare.

Quale fu il vantaggio dei Cappuccini di mettere in difficoltà quella comunità così stimata in Diocesi di Cremona? Non sappiamo, visto il crollo delle vocazioni. Quale è stato il vantaggio di quella fraternità divenuta i Fratelli di San Francesco, costituitisi in Istituto di diritto diocesano a Verona in Nogarole Rocca? Si moltiplicò in numero ed impegno spirituale e pastorale, giungendo ad aprire cinque comunità, il che, certo, è un significativo risultato.

Concludendo

Mi sembra di avvertire nella Chiesa, potrei sbagliarmi, il timore che quando qualcuno vuole impegnarsi con decisione nei propositi di rinnovamento interiore personale e comunitario, sia visto come una minaccia. Questo, probabilmente, è il modo umano di leggere questi eventi anche da parte di religiosi, personalmente spesso in buona fede, ma che vedono nel nuovo,  in questi casi  solo un ritorno ai fondamenti spirituali, una critica personale ed un pericolo per l’unità.

Successe tra i Francescani una ventina di volte nella loro lunga storia. Così  nacquero anche i Cappuccini, duramente perseguitati dai Frati Minori, che giunsero fin ad imprigionarne diversi. Capitò ai Carmelitani Scalzi da parte dei Calceati. Essi giunsero ad incarcerare San Giovanni della Croce. Ogni volta, una serie di lotte, accuse, dure persecuzioni, separazioni e scissioni; basta studiare un poco la storia della vita consacrata passata e recente per accorgersene. Ciò diede origine, poi, a nuovi rami e i vecchi, che temevano il nuovo, si avviarono a impoverirsi e, talvolta, a morire. Simili eventi furono sempre molto dolorosi, ma non ci hanno insegnato ancora abbastanza.

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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