Parola chiave: accoglienza

giuseppedi Giuseppe Scarlato

Accolgo, accipere, to welcome: presente, passato e futuro di un verbo che profuma d’infinito! Questo modo verbale, infatti, da sempre ci rimanda ad una parola per alcuni “sacra”, per altri desueta.

La parola “accoglienza” si sviluppa fin dal principio della storia umana, attraversa i confini dei giorni nostri e si proietta, lo speriamo, verso i nuovi orizzonti che l’attendono! In particolare il sostantivo accoglienza, che in molte lingue è nelle prime pagine dei dizionari, in questo mese dedicato alla Vergine Maria mi riporta allo sposo Giuseppe.

Il mese di maggio, che volge al termine, ogni anno profuma della Madre del Salvatore. In realtà ogni mese dell’anno dovremmo volgere a Lei pensieri e preghiere, ma in questo periodo la Chiesa celebra universalmente la Madre dei cristiani.

Come non notare che questo mese primaverile viene annunciato dalla memoria di S. Giuseppe lavoratore ?

Il padre putativo di Gesù di Nazareth in sole ventiquattro ore accoglie noi e la sua sposa facendo spazio ad un calendario fitto di santi e sante di tutto rispetto. Che bello essere accolti da quest’uomo che, nella sua missione di padre e sposo, ha segnato in punta di piedi la storia del cristianesimo. Pare quasi apra la porta e poi si tenga in disparte affinché la sua amata sposa possa accogliere per trentuno giorni tutti i suoi figli che la pregano dalla terra. Cosicché, da questi due grandi esempi di carità, possiamo prenderne il testimone per proseguire il nostro calendario di vita all’insegna dell’accoglienza dei fratelli.

Io accolgo te come mia sposa/mio sposo” è anche la formula – modificata dalla CEI nel 2004, rispetto al “vis tu” del rito latino – del consenso nel più celebre rito che tutti conosciamo, il matrimonio. Attraverso questa promessa gli sposi si aprono alla dimensione del dono con lo stesso magnifico impegno che caratterizza le coppie cristiane da secoli, mettendo l’altro prima di sé e dei propri bisogni (“Nella mia malattia ti sarò fedele sempre…“).

“Accogliere” è dunque un termine che indica il ricevere qualcuno o qualcosa, ma molte persone non lo utilizzano nel loro linguaggio comune. Tuttavia per un uomo, un cristiano o un cittadino la parola “accoglienza” dovrebbe indubbiamente avere un’importanza tale da staccarsi da polverose pagine di vocabolari, per incarnarsi in persone di buona volontà. Dio è apertura e accoglienza, è un Padre misericordioso e giusto, pronto a far entrare nella Sua casa chiunque bussi alla porta con cuore pentito e sincero.

La letizia dell’accoglienza ha inoltre il potere intrinseco di impreziosire subito l’arrivo e la predisposizione all’ascolto di una persona. Una calda accoglienza, nel sopraggiungere anche di una persona sconosciuta, conduce frequentemente al desiderio di ascoltare l’interlocutore oltre un’iniziale percezione visiva più cordiale.

San Giuseppe ha accolto l’invito di Dio ad accogliere Qualcosa di più grande che sarebbe arrivato nella sua semplice vita di lavoratore. E con lui, naturalmente, Maria: il suo “Fiat” è la parola che ha cambiato la storia.

Spesso noi stessi avvertiamo nel cuore il desiderio di andare verso l’altro: nella relazione viviamo e ci realizziamo. E questo moto verso i fratelli, tradotto anche in una spinta evangelizzatrice, è trepidazione indispensabile soprattutto in chi è educatore, insegnante, associazione o parrocchia… ma in realtà è una caratteristica che dovrebbe essere di tutti i cristiani, mandati nel mondo per essere “pescatori di uomini“.

Maturando e crescendo, anche all’interno della grande famiglia che è la Chiesa, ci si può impegnare a coniugare le varie sfumature del verbo “accogliere”, o ci si può accomodare nell’angolo di un cortile, di un centro o di un oratorio a condividere racconti e canzoni con i soliti volti noti.

Tuttavia accogliere significa anche condividere, il che vuol dire essere disposti a rischiare e a mettersi in gioco. Non avrà mai limiti o timori l’entusiasmo di una gioia piena nata da una relazione inaspettata, a sua volta scaturita da un’accoglienza disinteressata.

Non scoraggiamoci se dovesse perfino capitarci di essere davanti alla porta chiusa di un centro, un oratorio, una parrocchia e dire:Per amore di Dio, accoglietemi per questa notte!” (Fonti francescane). Infatti, già un altro Francesco, luminoso di pazienza e umiltà, ci insegna dal passato al futuro, attraverso il nostro presente, che la perfetta letizia profuma di Infinito!

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Autore: Libertà e Persona

La nostra redazione si avvale della collaborazione di studiosi attenti alla promozione di un pensiero libero e rispettoso della persona umana, grazie ad uno sguardo vigile sulle dinamiche del presente e disponibile al confronto. Nel tempo “Libertà e Persona” ha acquisito, articolo dopo articolo, un significativo pubblico di lettori e ha coinvolto docenti, esperti, ricercatori che a vario titolo danno il proprio contributo alla nostra rivista online. Gli articoli firmati "Libertà e Persona" sono a cura dei redattori.

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