IL VANGELO DELLA FAMIGLIA 2

Conversazioni intorno al fuoco: Incontri

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Cosa è giusto?, cosa è vero, cosa è bello, cosa è bene?

Cosa è giusto?, cosa è vero, cosa è bello, cosa è bene? Come deve essere un matrimonio? Quali sono le conseguenze di una separazione e di un divorzio? Ci siano lasciati la scorsa volta con queste domande. E in questi giorni, immancabilmente, il Papa, nel suo viaggio in America, si è soffermato su questi temi, specialmente al Convegno Mondiale delle Famiglie, ma anche nella conferenza stampa di ritorno.

«Sulla famiglia si gioca il futuro!», dice il Santo Padre, che ama definirsi, nuovamente, Servo dei Servi e non Star, star, che passano come tutte le stelle del mondo.

Perché il Papa è così ben voluto dalla gente? Ma non solo Papa Francesco, come alcuni pensano, -e non solo i media-, ma tutti i Papi, pre e post Vaticano II? Perché chi crede, o desidera credere e non essere una star, sente nel Papa  il calore della trasmissione della fedeltà alla fede.

Sentiamo dire, e leggiamo, frasi suggestive come «prima la persona e poi la dottrina», dimenticando che la dottrina non è altro che la dichiarazione della Parola.

Il Papa porta la Parola, nella dottrina, dove altri non la portano. Papa Giovanni fu definito

il Parroco del mondo perché trattava la gente con particolare vicinanza. I Papi successivi lo sono dovuti essere perché, a volte, proprio le famiglie non trovano più i parroci. Anche qui non bisogna generalizzare, ma accade.

Non trovano i parroci non solo fisicamente, sempre presi, ma non li trovano nell’ ascolto e soprattutto nella certezza della verità della Chiesa. Troppe interpretazioni personali della Verità. E con quale scopo? I fedeli si chiedono questo.

 

Il Papa si fa serio

Il Santo Padre, molte volte, benché per lo più sorridente, benevolo, si fa serio, quasi si rabbuia. Sembra soffrire atteggiamenti ed espressioni che non sono secondo verità.

 

 

È una persona genuina, che non si nasconde e gioca il tutto per tutto. Guardiamo come ha affrontato il tema della famiglia promuovendo il Sinodo straordinario.

In quanti si sono sbracciati per farsi sentire dalla stampa e creare i loro gruppi di influenza.

Il Santo Padre aveva chiamato il Sig. Cardinal Kasper per aprire la riflessione, per svolgere un servizio. Poi il testo del suo studio ha cominciato a girare e il Signor Cardinal Kasper ne ha giustificato la pubblicazione perché, a quel punto, diceva, gli sembrava giusto che fosse conosciuto nella sua interezza. Solo che così, da lavoro introduttivo alla riflessione dei Padri Sinodali, è divenuto una sorta di Libretto di Mao da sventolare contro la Dottrina e la Pastorale della Chiesa.

Non voglio discutere le intenzioni del Sig. Cardinale, che ho potuto apprezzare in diversi suoi studi, anche quello sulla Misericordia, ma ciò che poi è successo è stato un susseguirsi di prese di posizioni che non erano più, a livello di dialogo, ma di scontro di tendenze, amplificato ad arte da chi non ama la Chiesa. Sì, perché c’è chi non ama la Chiesa, ma ama –lo dico apertamente- il pettegolezzo, la maldicenza, la malevolenza … il Diavolo! Non dobbiamo dare modo di guastare la comunione nella Chiesa.

Molti fedeli si sono sentiti incerti. Il Santo Padre ha dovuto ribadire che tra i Pastori non c’è divisione e di aver fede nell’assistenza dello Spirito Santo.

Ecco, Egli cerca di riportare la calma. Come a dire: «Taci!» alle acque del mare di Galilea in tempesta! Sappiamo che quelle acque in tempesta sono simbolo dell’azione del Maligno. Ma sulla barca, come a Tiberiade c’era Gesù, ora c’è Pietro, che dice «Taci!», c’è lo Spirito Santo!

 

 

Non si tratta di non rendere partecipe la Chiesa e gli uomini di buona volontà del dialogo tra i Pastori, ma di dialogare come il Papa aveva chiesto. Per esempio, prima del Sinodo Straordinario, e prima di quello che oggi si aprirà, il Sinodo Ordinario, il Papa ha voluto che nelle parrocchie e in tutti gli ambiti ecclesiali, che si occupano della famiglia, ci si incontrasse per pregare e dialogare così da inviare a Roma il risultato delle proprie riflessioni ed ascoltare tutti e non solo chi fa la voce più grossa. E così è stato: i contributi sono giunti a Roma.

Il Papa ha già la risposta e si capisce dalle sue parole, anche della conferenza stampa del viaggio di rientro dall’America: Sarebbe troppo facile risolvere i problemi della famiglia dando la comunione!

Il Sinodo ha davanti a sé tempo e grazia per le opportune e sue libere decisioni. Sono certo che ne verrà un gran dono per la Chiesa, per gli uomini, per il mondo, chiamato a riscoprirsi creato, in relazione con Dio. Lasciamo tempo ai Pastori. Non trasformiamo il Santo Sinodo in un romanzo in diretta!!! Alla fine spegneremmo la televisione … e la nostra vita non “di”, ma “da” cristiani?

 

Senso del “digiuno” eucaristico     

Il Papa, con i suoi interventi, mi riporta ai bellissimi dialoghi che nei nostri gruppi diocesani, per persone separate/divorziate/risposate, facciamo e facciamo ordinariamente  sulla difficoltà di vivere il matrimonio nella fedeltà al Vangelo e non solo in situazioni straordinarie come questa della separazione.

Che grande consapevolezza tra i membri di questi nostri gruppi diocesani, che da tanti anni mettono in pratica la richiesta della Chiesa di accompagnare le coppie in difficoltà, i separati, nel cammino di fede!

Qui, affiancati da coppie e da persone che hanno già vissuto il percorso, i separati e divorziati si sentono accolti. Coloro che non possono ricevere il SS. Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù il Cristo, cioè il Signore, sentono crescere il desiderio di ricevere il Signore, e come!, e lo avvertono proprio in questa sincera rinuncia, nel digiuno! Stanno crescendo nella fede.

Stanno cambiando e scoprendo perché nella loro vita è accaduta la sciagura della distruzione del loro matrimonio. Imparano a distinguere la loro volontà dalla volontà di Dio, che la Chiesa ripresenta con spirito di servizio.

Quante volte ho sentito pronunciare questa accorata frase: «Perché mi è successo questo?», quante volte!!, e poi, dopo anni, le stesse persone dicevano e dicono  «Se non mi fosse capitato questo grande dolore della separazione, per il quale ancora soffro, non avrei riscoperto la fede!». Questo detto non solo da persone che da anni non frequentavano la Comunità, ma anche da persone che la frequentavano con assiduità, ma che si sono accorte che non erano ancora convertite. Io da queste persone imparo! Imparo che la mia fede è debole.

Proprio il digiuno eucaristico li ha fatti crescere ed operare scelte di fede. Anche tra coloro che frequentano questi nostri gruppi, diversi, -non la maggioranza-, desidererebbero ricevere la Santa Comunione, pur essendo in una situazione irregolare, ma sono consapevoli che non è possibile, non per una durezza di cuore della Chiesa, ma perché devono operare le necessarie scelte di fede: compiere un percorso di conversione a Dio, che li disponga nelle giuste disposizioni di grazia.

Essi prendono seriamente la Parola del Santo Vangelo  e non pretendono. Sanno attendere Colui che amano in cuor loro. Sanno che Gesù dice: «Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». Nessuno è obbligato, ma la porta è aperta a tutti. Questo è importante: queste persone in cammino di conversione non pretendono!

La Comunione punto di arrivo per ripartire

Chi, invece, pretende? Chi prima di percorrere un cammino di conversione, da operarsi con discernimento, pensa a tutti i costi a non sentirsi diverso. In realtà non ci si sente diversi non perché si riceve il Corpo di Cristo, ma perché ci si sente accolti. Qui occorre puntare!

 

 

Pretende chi si preoccupa di cambiare le regole della Chiesa quando “le regole” di accoglienza dalla Chiesa sono da tempo state indicate, ma in molte parti non sono state ancora ben attuate.

Da quanti anni la Chiesa Universale, e la Chiesa nelle singole nazioni, infatti, invita le comunità ad accompagnare nei cammini di fede le persone separate?

Quando fu preparato il Direttorio per la pastorale familiare in Italia? Nel 1993, accogliendo testi ben precedenti. E gli insegnamenti di San Giovanni Paolo II?

Eppure troppo spesso i testi sono rimasti lettera morta.

Affannarsi per la comunione a tutti i costi, pur restando in situazioni di peccato, da un lato equivarrebbe ad invogliare i fedeli, che chiedono aiuto, al sacrilegio, anziché alla conversione. Dall’altro lato, si rischierebbe la superficialità. Quel che è peggio, una simile pastorale assolverebbe dal peccato di omissione le comunità parrocchiali quando fossero indifferenti a chi vive il dramma della separazione. Non si vede, poi, come delle comunità, ancora oggi impreparate all’ accoglienza dei separati, si saprebbero incamminare su percorsi seri di discernimento.

 

 

La Comunione non è il punto di partenza, ma di arrivo e alle condizioni cui tutti i cristiani sono tenuti: laici, sacerdoti, religiosi: essendo in grazia di Dio.

Dico parole pesanti, ma dopo anni che vivo fianco a fianco delle persone separate, pregando, condividendo, adorando l’eucaristia insieme, avendo a cuore proprio la loro situazione e imparando da loro fede e pazienza.

Posso esprimermi così, sapendo non di giudicare, ma di informare di cosa avviene tra persone separate, che camminano seriamente.

I cammini penitenziali seri già esistono. Ci sono cammini anche per persone separate, che si trovano per sostenersi al meglio per mantenere la fedeltà al sacramento del matrimonio, avendone colto la grandezza. Essi sanno che talune situazioni sono di chiaro adulterio. Sanno distinguere tra amore e peccato, rivestito di amore del mondo, dove tutto è lecito, anche scandalizzare i propri figli con unioni nate non dalla misericordia, ma dall’attaccamento alle proprie passioni o da eccessiva indulgenza verso sé stessi, o non conoscenza della volontà di Dio per l’uomo!

 

Perseverando nella fedeltà al Signore

Essi non cercano una misericordia a senso unico, verso di loro. Vogliono imparare ad usare misericordia verso il consorte o la consorte lasciato/a, pur essendo questo difficile.

Durante le riunioni in cui dialogavamo sui questionari, in previsione del Sinodo, mi sono permesso di sottolineare, con delicatezza, certo, che sovente molte persone nei nostri gruppi chiamano il suo/sua “ex”, indicandolo/a come “lei/lui” e non come “mio marito, mia moglie” oppure per nome.

Se non riusciamo a chiamare per nome, dissi, allora non abbiamo perdonato. Allora non possiamo chiedere misericordia, perdono, nemmeno per noi. Con la misura con la quale giudichiamo saremo giudicati. Nella misura in cui perdoniamo saremo perdonati, ma addirittura da Dio. Allora qualcuno ha cercato di cominciare a chiamare per nome il proprio/a “ex”. Questo è un passo se lo si fa con il cuore, naturalmente, non per formalità. È difficile,ma si può fare. C’è chi lo fa.

 

 

Certo, il Papa sa che molti matrimoni sono di fatto nulli, ma anche qui Egli non propone soluzioni “facili,, che non hanno niente di cristiano! Occorre muoversi sapendo che bisogna verificare bene le situazioni e, insieme a chi ne ha le competenze, Egli sta studiando i modi per risolvere questo problema. Ma poi, poi resta il faticoso cammino di costruire relazioni di coppia che siano risposta al matrimonio come vocazione.

 

Maria stella della speranza

Il Papa ribadisce che non si tratta di divorzio cattolico. Il divorzio cattolico – dice – non esiste! Il divorzio nasconde i problemi depennandoli dalla carta, ma i problemi, invece, nella vita delle persone restano e soprattutto il rischio di vivere costantemente nel peccato. E allora qui occorrono parole di consolazione, persone che consolino e incoraggino alla conversione.

 

 

Se per qualcuno il peccato non esiste, va bene; si accomodi davanti al trono di Dio e glielo spieghi. Già il Papa Emerito Benedetto XVI scriveva che vi sono teologi, che sanno dimostrare che un testo dice esattamente il contrario di quanto vi è scritto. E cosa vorremmo? Vorremmo che nella Chiesa non ci fossero le star? Che non ci fossero coloro che si fanno prendere dal prurito del vento di nuove dottrine? Impossibile che non ce ne siano. Ma il Papa guarda con speranza verso il futuro. La sua speranza è fondata sulla verità e dipinge sul suo volto, nonostante tutto, serenità, anche se Egli sa di camminare in una valle di lacrime, ma con accanto Maria, la Madre di Dio, Sposa fedele.

 

 

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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