Ni una menos

magliettadi Pino Zonfrilli

Dopo la splendida manifestazione del 20 giugno 2015, non c’è davvero più chi ignora le problematiche collegate con la funesta ideologia del gender. Ideologia già vecchia, eppur nuovissima: vecchia perché fondata sulle teorie anti-scientifiche sull’orientamento sessuale iniziate già negli anni ’50 dal medico americano John Money. Ma anche nuova perché solo di recente è giunta alla ribalta delle cronache per la sua volontà di snaturare l’essere umano, distruggere la famiglia, pervertire i giovani e banalizzare la pedofilia. Anche e soprattutto introducendosi come un virus nelle scuole, specie infantili, per istallare il veleno nelle menti delicate e pure dei nostri bambini.

Vari saggi importanti sono stati dedicati a questa ideologia di morte negli ultimi anni e tutti piuttosto ben fatti (come quello di padre Giorgio Carbone, di Margherite A. Peeters, oltre ai vari libri dell’avvocato Gianfranco Amato).

Si è scritto molto, e non sempre bene, a proposito del viaggio di Papa Francesco in America Latina e noi non vogliamo dir nulla in proposito. Vorremmo però fermarci su un fatto specifico, occorso il 9 luglio durante l’incontro del Papa con i cosiddetti “movimenti popolari” in Bolivia. L’Osservatore Romano, lo presenta così: “I delegati dei movimenti popolari di tutti il mondo, riuniti in questi giorni a Santa Cruz, in Bolivia, hanno salutato la presenza di Papa Francesco, che nel pomeriggio di giovedì 9 luglio si è recato all’Expo Feria per partecipare alla conclusione dell’incontro” (OR, 11.7.2015, p. 4). L’OR riporta su due pagine intere il discorso tenuto dal Pontefice e intitolato dalla redazione Diritti sacri. Fin qui, mi direte voi, ordinaria amministrazione. Certo.

Purtroppo però il quotidiano vaticano riporta alla pagina seguente, senza alcun commento e quindi con implicita ed innegabile approvazione “il testo del documento finale consegnato al Papa durante l’incontro con i movimenti popolari” (p. 7). Se ci fossero riserve sul documento si sarebbero fatte congiuntamente alla pubblicazione dello stesso, ma ciò non è avvenuto…

Il documento si compone di 10 punti (preceduti da un’introduzione) e sembrerebbe, per lo spirito di fondo che lo anima, una ultimissima edizione di quella teologia della liberazione che al tempo fu confutata e criticata dalla Santa Sede, con due documenti del card. Ratzinger.

In qualche punto però emerge un linguaggio e un pensiero che neppure padre Gutierrez e i suoi avrebbero usato a quei tempi, tanto sono recenti, assurde e abiette certe novità.

Ne riportiamo per esteso un solo punto, ribadendo però che è l’intero documento ad essere discutibile.

Il n. 7 dice così: “Combattere la discriminazione (titolo). Ci impegniamo a lottare contro ogni forma di discriminazione tra gli esseri umani, basate su differenze etniche, colore della pelle, genere, origine, età, religione od orientamento sessuale. Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo avere gli stessi diritti. Condanniamo il machismo, qualsiasi forma di violenza contro la donna, in particolare il femminicidio e gridiamo: Ni una menos! (Non una in meno!)”.

Sulla assurdità, follia e isterismo del numero non c’è bisogno di spendere pagine di argomentazioni. Perciò sarò breve.

Cosa c’entra anzitutto il colore della pelle (che un dato della biologia) con il genere (che è un’invenzione della più pericolosa ideologia contemporanea)? E che nega l’esistenza di una biologia sessuale determinata. E l’orientamento sessuale? Nessuno deve essere discriminato per il proprio orientamento sessuale? J’allucine! Ciò vuol dire che se io proponessi l’esclusione del pedofilo dalla scuola elementare sarei io ad essere il cattivo discriminatore?

Sulla assurdità del concetto stesso di femminicidio rimando alla letteratura sul tema, come il dizionario recentemente pubblicato dal Circolo Proudhon (Neolingua. La cultura dominante dalla A alla Z, Roma, 2015). Si tratta di una aberrazione concettuale e giuridica che nasce da tre enormità: la prima è che, almeno in Occidente, verrebbero uccise più donne che uomini (il che è falso); la seconda è che l’uomo che uccide una donna la ucciderebbe non in quanto essere umano, ma perché è un membro del sesso femminile!! La terza sostiene che uccidere una donna è più grave che uccidere un uomo: quest’ultima più che arrabbiare, ci fa sorridere… In ogni caso è incompatibile e colla ragione e colla Scrittura.

In conclusione queste donne (e questi uomini!) condannano il machismo… (che coraggio profetico nel seguire a bacchetta l’ideologia dei potenti). Ma non dicono nulla sul femminismo… Come possono gridare allora: Ni una menos se la maggior parte delle donne vengono uccise dall’aborto, il quale si compie in nome del femminismo e dei diritti della donna???

In ogni caso, che un documento ispirato al femminismo (abortista e divorzista), all’egualitarismo (contrario alla differenza dei ruoli e alla complementarità insegnata dalla Bibbia) e all’ideologia del gender, sia pubblicato ed approvato dal quotidiano vaticano è semplicemente vergognoso.

Ps. Il peggio poi non muore mai… Su Noi, supplemento di Avvenire del 26 luglio, all’ultima pagina, si fa la pubblicità del libro di Domenico Bellantoni, Ruoli di genere. Per un’educazione affettivo-sessuale libera e responsabile (Città Nuova). Non avendolo letto, non possiamo dire nulla. Salvo una cosa: il titolo è pessimo. Il contenuto sarà migliore? Lo speriamo con tutti noi stessi.

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Autore: Libertà e Persona

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