Chi controlla il mondo

Chi controlla il mondo
Henrique Chavranski fu presidente dal 1982 al 1984 del Comitato per i movimenti di capitale e le transazioni invisibili dell’Ocse. Questo comitato sembra alludere seppur con linguaggio criptico al processo di deregolamentazione dei mercati finanziari, principale causa della crisi economica che investe l’occidente. Tutto era cominciato con un atto legislativo oltreoceano: il financial services modernization act, una legge che di fatto smantellava la normativa posta in essere dal presidente Roosevelt nel 1933. Questa legge aveva come obiettivo di limitare le attività speculative delle banche di credito, in primis distinguendole nettamente dalle banche commerciali. Detta in parole povere, una banca che prestasse denaro a piccoli imprenditori, commercianti e famiglie, non poteva svolgere attività speculative, cioè utilizzare il denaro per comperare titoli e azioni al fine di realizzare rapidamente profitti al alto rischio. In Europa la Francia socialista di Mitterand fu in prima fila nell’opera di demolizione delle “ frontiere finanziarie” che impedivano ai capitali nazionali di essere trasferiti senza alcun controllo ovunque. Prendeva corpo, il cosiddetto Consenso di Parigi. Andava in tal modo preparandosi il terreno per una moneta unica europea che avrebbe facilitato lo spostamento di capitali; ma per fare questo era necessario legittimare la cessione della sovranità monetaria dei singoli stati. Uno stato senza sovranità monetaria è di fatto una pura entità geografica ostaggio dei “detentori della moneta”, voglio ricordare al riguardo le parole di Amchel Moses Rothschild: “ Lasciatemi emettere e controllare la valuta di una nazione e me ne infischierò di chi fa le leggi”. All’oscuro di tutto questo il cittadino è stato indottrinato, direi ammaestrato, con la retorica “ dei popoli uniti da un comune destino”. Non solo, si è raccontata la balla che l’euro avrebbe recato benessere diffuso; restano a tal riguardo profetiche le parole di Mario Monti: “ la Grecia è il più grande successo dell’euro”; ma si è pure diffuso nei popoli del “ sud europeo” un senso di inadeguatezza e indegnità, presentandoli come corrotti e spendaccioni. In realtà la perdita della sovranità monetaria, l’imposizione di una moneta forte, la libera circolazione dei capitali, hanno reso i singoli stati schiavi del potere finanziario. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: austerità, contrazione della spesa pubblica, pareggio di bilancio, tassazione alle stelle, controllo poliziesco del regime patrimoniale di tutti -soprattutto i più deboli-disquisizioni cervellotiche su presunte variazioni del Pil, precarizzazione del lavoro, privatizzazioni, e pensione in età tombale, sembrano per ora i frutti “ migliori dell’euro”.

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