L’ex vescovo di Limburg in arrivo a Roma. Uno strano caso

limburger-bischof-franzpeter-tebartzvan-elstL’ex vescovo di Limburg, Franz-Peter Tebartz-van Elst, 55 anni, verrà ad assumere un ruolo presso il Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione retto da monsignor Rino Fisichella. Dovrebbe occuparsi di catechesi, una delega che secondo diverse voci è stata costruita ad hoc, anche se il prelato sul tema ha una sicura preparazione.

Come molti ricorderanno una bufera si era abbattuta sul giovane vescovo tedesco nel 2013, quando un insistita campagna di stampa aveva messo in luce le spese pazze sostenute per la ristrutturazione del palazzo vicino al Duomo, compresa la sua abitazione. La cifra, secondo quanto era trapelato, avrebbe raggiunto i 31 milioni di euro, a fronte di un preventivo che ne prevedeva 5,5.

L’accusa quindi, che veniva prevalentemente dal “Capitolo della cattedrale” di Limburg, era quella di aver sperperato le risorse e di essere troppo “autoritario”. Fin da subito non mancarono voci controcorrente che ritenevano la campagna orchestrata nei confronti di Tebartz-van Elst eccessiva e di parte, soprattutto per le posizioni “conservatrici” del vescovo rispetto al clima della conferenza episcopale tedesca.

Al netto di possibili errori che il prelato può aver compiuto, rimangono alcuni dubbi. Dopo l’inchiesta realizzata da una commissione voluta dallo stesso vescovo e dal Capitolo della cattedrale, il 26 marzo 2014 la Sala Stampa della Santa Sede emanò un comunicato in cui si accettavano “le dimissioni presentate dal presule in data 20 ottobre 2013” e si nominava “un amministratore apostolico sede vacante nella persona di S.E. monsignor Manfred Grothe.” La cosa interessante è che nello stesso comunicato si sottolineava che la Congregazione dei Vescovi aveva “studiato attentamente il rapporto della commissione” e la motivazione per cui si accettavano le dimissioni era che nella diocesi di Limburg si era ormai “venuta a determinare una situazione che impedisce un esercizio fecondo del ministero da parte di S.E. mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst.”

La considerazione che si può fare è che, al di là delle spese per la ristrutturazione dell’immobile, la campagna mediatica nei confronti del vescovo aveva già sortito il suo effetto: creare una situazione che comunque impediva la permanenza di Tebartz-van Elst a Limburg.

La questione economica sembra pertanto l’occasione per fare fuori il vescovo. D’altra parte, se si dovesse guardare ai fatti economici in casa della conferenza episcopale tedesca, si dovrebbero aprire dossier sui possibili sperperi anche in altre realtà. Come ad esempio i 51 milioni di euro che sono stati preventivati al fine di ristrutturare l’edificio centrale della diocesi di Monaco e Frisinga retta dal cardinale Marx. Oppure si potrebbe disquisire sulla gestione della Kir­chen­steuer, la famosa tassa da pagare in quanto cattolici, sotto pena di scomunica nel caso di omissione del pagamento. Una prebenda che frutta alla casse della Chiesa tedesca qualcosa come 5,9 miliardi di euro all’anno.

Ora però l’ex vescovo di Limburg viene accolto in un dicastero romano. Allontanato dalla Germania per evitare ulteriori danni? Un ruolo ad hoc per controllare da vicino il suo operato? Un occasione per redimersi? Probabilmente nessuna di queste, o forse tutte.

Quello che possiamo dire è che una voce in proposito era già circolata circa due-tre mesi fa, quando alcuni sussurri parlavano addirittura di una scelta del Papa che sulla faccenda si era sentito un po’ raggirato. E, quindi, optava per una soluzione che rimettesse le cose a posto.

Sul momento non avevamo dato troppo peso alle chiacchiere di palazzo, ora c’è la conferma della nomina di Tebartz-van Elst al dicastero per la Nuova Evangelizzazione. Rimane il dubbio su di una faccenda che appare molto meno chiara di quanto si vorrebbe far credere.

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