Dossier vita consacrata: una stagione complicata

vita consacrataPubblichiamo di seguito due articoli, uno dalla Nuova Bussola Quotidiana e l’altro dalla pagina di Sandro Magister, che trattano di una stagione complicata per le comunità religiose maschili e femminili. Proprio all’avvio di un anno dedicato alla vita consacrata. Il crack finanziario dei Frati Minori, il caso delle suore americane, la vicenda dei Frati e delle Suore Francescani dell’Immacolata, una riforma della vita claustrale… Attualmente sono parecchie decine le visite apostoliche in corso, una delle quali ha riguardato la comunità di Bose dell’ecumenista Enzo Bianchi. Un dossier da leggere.

VITA CONSACRATA, S’ANNUNCIA UN ANNO DI TEMPESTA

di Lorenzo Bertocchi (fonte: La Nuova Bussola Quotidiana)

L’anno dedicato alla vita consacrata purtroppo si apre con una notizia tremenda, l’ordine dei Frati Minori francescani è sull’orlo della bancarotta per operazioni finanziarie dubbie e spericolate. Il «cospicuo ammontare di debiti» in cui versa la Curia generale è stato ammesso dallo stesso Ministro Generale dell’Ordine, P. Michael A. Perry OFM, in una lunga lettera pubblica in cui viene dato conto della situazione «penosa».

Secondo le notizie diffuse dal settimanale Panorama la procura svizzera avrebbe posto sotto sequestro decine di milioni di euro della congregazione, investiti in società finite sotto inchiesta per traffici illeciti. Gli investimenti risalirebbero al momento in cui generale dell’ordine era l’attuale segretario della Congregazione per i religiosi, monsignor Rodriguez Carballo, ma il ministro Perry fa sapere che «sembrano esserci state un certo numero di dubbie operazioni finanziarie, condotte da frati cui era stata affidata la cura del patrimonio dell’Ordine, senza la piena conoscenza e il consenso né del precedente, né dell’attuale Definitorio generale». Gli stessi frati dicono di voler fare chiarezza e per questo hanno attivato «l’intervento delle autorità civili».

I Frati Minori, uno degli ordini religiosi più importanti della Chiesa, si stanno avviando verso il Capitolo Generale del 2015 che si preannuncia delicato. Attivi in 110 paesi con oltre 2.000 case nel mondo, contano circa 14.000 membri, una realtà amata e rispettata da tanti fedeli che hanno trovato, e trovano, in loro un punto di riferimento importantissimo per la loro vita di fede. Insomma, il rinnovamento per la vita religiosa, che si auspica con l’anno dedicato alla vita consacrata, si apre con una bella tegola, dopo che, pochi giorni fa, proprio monsignor Carballo e il cardinale prefetto Braz de Aviz avevano chiuso “positivamente” una lunga vicenda che riguardava le suore americane.

Iniziata nel 2008, la visita apostolica alle suore statunitensi partiva con presupposti anche abbastanza pesanti, tipo l’accusa di una «certa mentalità secolarista” propagata in queste famiglie religiose e forse «anche un certo spirito femminista». Questa indagine, come sappiamo, non va confusa con un’altra che la Santa Sede sta conducendo, ed è tuttora in corso. Si tratta di quella portata avanti dalla Congregazione della Dottrina della Fede e che vede “indagata” la più vasta comunità di religiose statunitensi, la Leadership Conference of Women Religious (Lcwr).

Quest’ultima istruttoria è talmente delicata che nel maggio scorso il cardinale Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva indicato con precisione i problemi seri che solleva. Parlò della continua e crescente importanza che all’interno dell’Lcwr viene data al concetto di “evoluzione cosciente”. Questa teoria, insegnata dalla nota esponente del mondo new age  Bárbara Marx Hubbard, «si oppone alla rivelazione cristiana» e – diceva Muller – può condurre «ad errori fondamentali riguardanti l’Onnipotenza di Dio, l’incarnazione di Cristo, la realtà del peccato originale, il bisogno di salvezza e la finalità dell’azione salvifica di Cristo nel mistero pasquale». La teoria dell’evoluzione cosciente – sottolineava Muller –ha «privato le religiose della capacità di sentire cum ecclesia in modo autentico».

Qualcuno ha notato una certa diversità di vedute tra l’atteggiamento conciliante del dicastero di Braz de Aviz e quello più inflessibile di Muller, ma che il report presentato nei giorni scorsi fosse “positivo” lo si sapeva già; proprio il cardinale Braz de Aviz al mensile “Testimoni” (n° 10, ottobre 2014) dichiarava che per la conclusione dell’indagine «abbiamo voluto un testo positivo e di sostegno per tutto il bene che [le suore americane] hanno fatto e fanno alle Chiese e alla società».

Il vento di tempesta che attraversa la vita religiosa però continua a spirare. Per rimanere in ambito di commissariamenti e visite apostoliche è ancora aperto il caso delle Suore Francescane dell’Immacolata che, insieme a quello dei Frati, rappresenta per la congregazione vaticana una situazione in cui – dice Braz de Aviz – vi sono «difficoltà». Attualmente le suore dell’Immacolata, diversamente dai frati, non sono ancora formalmente commissariate, ma probabilmente il loro futuro sarà questo. Infatti, in un’altra intervista del prefetto (alla rivista “Rogate Ergo”, n°11/2014) si dice che «riguardo ai francescani dell’Immacolata, sia nella parte maschile che in quella femminile, è in atto il commissariamento». Un lapsus? Può darsi, tuttavia sono diverse le voci che per le Suore dell’Immacolata parlano di imminente trasformazione dell’attuale visita apostolica in un vero e proprio commissariamento. Per loro il cardinale Braz de Aviz parla di un problema che nasce «dalla negazione del concilio, che non è accettabile».

Quindi si tratterebbe in questo caso di quello «scarso sentire cum ecclesia» che il card. Muller ha indicato per le suore americane dell’Lcwr, sebbene da presupposti molto diversi. Anche per i Frati dell’Immacolata si parlò sempre di «scarso sentire cum ecclesia». Sarebbe interessante però, così come il cardinale Muller ha fatto per le suore americane, conoscere più nel dettaglio qual è la natura degli errori compiuti dalle suore e dai frati dell’Immacolata circa la «negazione del concilio».

Il lavoro della congregazione retta dal cardinale Braz de Aviz e monsignor Carballo si prospetta quindi molto intenso. Gli obiettivi da raggiungere per l’anno della vita consacrata, attraversato da queste tempeste, sono importanti. Li ha ricordati lo stesso prefetto alla rivista “Testimoni”: l’aggiornamento di Mutuae Relationes, il documento che riguarda i rapporti tra vescovo e religiosi, un nuovo documento sui fratelli laici e, infine, la revisione di Verbi Sponsa, ossia una riforma della vita claustrale. A riguardo di quest’ultima delicata operazione il cardinale dichiara che «è necessario un aggiornamento su tre specifici punti: l’autonomia dei monasteri, la forma della clausura e i suoi gradi, ma sopratutto la formazione». Per questi obiettivi è stato distribuito ai monasteri un questionario, un metodo ultimamente molto usato, e le risposte, dice il prefetto, sono già in arrivo.

de aviz carballo

 

ANCHE A BOSE E’ ARRIVATO IL VISITATORE

di Sandro Magister (fonte: www.chiesa.espresso.repubblica.it)

La visita apostolica alle suore degli Stati Uniti è stata pacificamente archiviata la scorsa settimana, con la pubblicazione del rapporto finale e con l’unico lamento che tra i 341 istituti religiosi indagati “alcuni hanno deciso di non collaborare del tutto”:

> Final Report on the Apostolic Visitation

Resta però aperta, sempre negli Stati Uniti, l’indagine della congregazione per la dottrina della fede sulla “Leadership Conference of Women Religious”, sospettata di violazioni ben più gravi della disciplina e della dottrina:

> Diario Vaticano / Il Sant’Uffizio mette in castigo le suore americane(30.4.2012)

Per le comunità religiose maschili e femminili l’attuale stagione non è delle più fiorenti. Il segretario della congregazione vaticana per i religiosi, l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, ha recentemente quantificato in “parecchie decine” le visite apostoliche in corso, in 39 gli istituti che sono stati commissariati e in 3000 il numero medio annuo dei religiosi e delle religiose che lasciano i voti.

Ma non ci sono soltanto le ispezioni comandate dalle competenti congregazioni vaticane. Perché anche le diocesi possono sottoporre ad indagine gli istituti che ricadono sotto la loro giurisdizione. E anche ogni singolo istituto può ottenere di sua iniziativa l’arrivo di un visitatore.

È il caso, quest’ultimo, della comunità di Bose, di cui il celebre ecumenista Enzo Bianchi (nella foto) è il fondatore e il priore:

> Monastero di Bose

*

Sotto il profilo canonico la comunità di Bose è niente più che una “associazione privata di fedeli”, approvata come tale nel 2001 dalla piccola diocesi di Biella, alla quale geograficamente appartiene.

A far da ostacolo a una sua approvazione da Roma come nuovo ordine monastico ci sono infatti almeno due elementi.

Il primo è che si presenta come una comunità mista, maschile e femminile, con momenti di vita comune, novità senza precedenti nel monachesimo.

Il secondo elemento è che è interconfessionale. Il pastore luterano svizzero Daniel Attinger vi fa parte dagli inizi e a lui si sono poi aggiunti altri protestanti, uomini e donne. Il metropolita ortodosso Emilianos Timiadis vi ha trascorso i suoi ultimi anni di vita e oggi fa parte della comunità di Bose, convertita all’ortodossia, la ex greco-cattolica Sophia Senyk, ucraina, già docente al Pontificio Istituto Orientale di Roma.

Dopo un’iniziale pratica dell’intercomunione, cioè dell’eucaristia celebrata e presa insieme da cattolici e non cattolici, vietatissima sia da Roma che dalle Chiese ortodosse, a Bose le liturgie sono celebrate separatamente, anche se i protestanti prendono abitualmente l’eucaristia consacrata dai cattolici.

Tuttavia, l’interconfessionalità di Bose non appare oggi preoccupare più di tanto le autorità vaticane. Tant’è vero che la scorsa estate Bianchi è stato nominato da papa Francesco, che lo ha in grande stima, consultore del pontificio consiglio per l’unità dei cristiani.

I problemi di Bose sembrano essere d’altro tipo e riguardano piuttosto i rapporti interni alla comunità.

Lo stesso Bianchi li ha adombrati già tre anni fa in un passaggio sibillino di un’intervista a “Jesus”:

“Negli ultimi anni ho avuto l’esperienza della falsità, qui al nostro interno, non verso di me in particolare, ma verso tutta la comunità. Non pensavo di poter vivere, passati i sessant’anni, una tale destabilizzazione interiore da restare in alcuni momenti profondamente confuso. Non avevo mai provato questa esperienza: la cattiveria sì, la si può capire, ma la falsità non è nel mio orizzonte. È stata la prova più dura che ho sofferto nella mia vita nella Chiesa e nella vita monastica”.

In un’altra intervista, in un libro sulla storia di Bose, Bianchi ha inoltre indicato nella convivenza tra uomini e donne nella stessa comunità un nodo “molto faticoso”, non tanto per la naturale attrazione tra i sessi quanto piuttosto per quella invincibile “istanza di inimicizia” che a suo dire intercorre tra l’uomo e la donna fin dalle origini del mondo.

Anche il ricambio, a Bose, tra i nuovi ingressi e i non pochi abbandoni ha registrato negli ultimi tempi dei momenti di burrasca, in particolare con la fuoriuscita di due fratelli e di una sorella di primo piano, in forte polemica col priore.

Per non dire dei modi con cui Bianchi esercita la sua leadership, avvertita come troppo autoritaria da diversi membri dei due rami maschile e femminile della comunità.

Per evitare che la situazione degenerasse e sfuggisse al suo controllo, Bianchi ha quindi deciso di agire d’anticipo. Chiamando lui una visita canonica a Bose e scegliendo lui i visitatori: padre Michel Van Parys, già abate del monastero ecumenico belga di Chevetogne e ora egumeno del monastero di rito bizantino di Grottaferrata, e madre Anne-Emmanuelle Devêche, badessa della trappa di Blauvac, in Francia.

L’uno e l’altra sono amici d’antica data di Bianchi, specie l’abate Van Parys, assiduo frequentatore della comunità e relatore principale del convegno internazionale di spiritualità ortodossa tenuto lo scorso settembre a Bose:

> Conclusioni del comitato scientifico

I due visitatori hanno svolto la loro ispezione dal gennaio al maggio di quest’anno, consegnando infine le loro valutazioni a una “Charta visitationis” da loro firmata, di cui Bianchi ha consegnato copia alle autorità vaticane competenti e ai vescovi di Biella e delle altre diocesi in cui si trovano le quattro filiali della comunità: quelle di Ostuni (diocesi di Brindisi), di San Masseo (diocesi di Assisi), di Cellole (diocesi di Volterra) e di Civitella San Paolo (diocesi di Civita Castellana).

Nell’annuale lettera agli amici diffusa da Bose in occasione dell’Avvento, Bianchi ha aggiunto di aver anche fatto “esaminare la situazione economica della comunità da due professionisti revisori dei conti, per valutarne la correttezza e l’adeguatezza”.

E ha precisato di aver ordinato la visita “affinché la comunità non viva mai un autocompiacimento, un ripiegarsi su di sé, una auto-referenzialità o, peggio ancora, una deriva narcisistica e settaria”.

Nella “Charta visitationis”, i visitatori hanno scritto di apprezzare nella comunità di Bose “la qualità di laboratorio di comunione tra le Chiese oggi separate”.

Ma hanno anche formulato la richiesta che “l’esercizio delle diverse autorità in comunità non sia autoritario ma trasparente e sinodale”.

Evidentemente, la sinodalità così cara a Bianchi nel predicare la riforma della Chiesa e del papato, a Bose è ancora di là da venire, se c’è voluta una visita canonica per rammentarla al suo autoritario priore.

 

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Autore: Libertà e Persona

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