Il sinodo virtuale

ceidi Sandro Magister

Aprendo il sinodo sulla famiglia, Francesco ha chiesto ai padri sinodali di esprimersi con “parresìa”, con franchezza e in libertà, senza il timore che “il papa pensi qualcosa di diverso”.

Ma questo era proprio ciò che era accaduto nei mesi precedenti, pro e contro le proposte del cardinale Walter Kasper, che si sapevano concordate col papa. Solo che, curiosamente, proprio Kasper e i suoi sostenitori si erano mostrati intolleranti alle critiche, tanto più se da parte di cardinali di primo piano.

Questa è una delle tante contraddizioni comunicative di questo sinodo. Un’altra è data dal filtro informativo frapposto alla discussione in aula.

Mentre nei sinodi precedenti due bollettini giornalieri in più lingue riportavano tutti gli interventi in aula, riassunti dai loro stessi autori, questa volta – a dispetto della conclamata trasparenza – sono forniti alla stampa solo i nomi degli intervenuti, mentre delle cose dette c’è solo il giornaliero resoconto orale di padre Federico Lombardi, accuratamente purgato da indicazioni su chi abbia detto che cosa. Anche “L’Osservatore Romano”, che nel riferire i primissimi interventi aveva scritto di ciascuno l’autore e il contenuto, è rientrato precipitosamente all’ordine, ripiegando su generici “pastoni”.

L’effetto che si è immediatamente prodotto è uno sdoppiamento tra sinodo reale e sinodo virtuale, quest’ultimo costruito dai media con la sistematica enfatizzazione delle cose care allo spirito del tempo. Uno sdoppiamento che era già stato sperimentato con il Concilio Vaticano II, come messo a fuoco magistralmente da Benedetto XVI nell’ultimissimo suo incontro col clero di Roma, a dimissioni già annunciate:

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Un’altra censura imposta quest’anno ai padri sinodali è il divieto di rendere pubblici i testi dei loro interventi, consegnati per iscritto, come richiesto, prima dello scorso 8 settembre. Il divieto è stato comunicato a voce, in apertura del sinodo, dal segretario generale dello stesso, il cardinale Lorenzo Baldisseri. Il motivo addotto è che, una volta consegnati, questi testi diventano di proprietà esclusiva del sinodo. Nei sinodi precedenti non era così. Non solo venivano regolarmente diramate le sintesi di ogni intervento, ma ciascun padre poteva renderne pubblico, se voleva, il testo integrale.

Ciò non impedisce che ciascun padre sinodale, al di fuori dell’aula, possa dire ciò che vuole a chi crede, come già sta accadendo. La sala stampa della Santa Sede ha addirittura varato un suo blog a questo scopo. Ma, di nuovo, l’effetto è di sdoppiare il sinodo, quello tenuto in aula e quell’altro messo in opera fuori le mura.

 fonte: Settimo Cielo

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Autore: Libertà e Persona

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