Nibali e la Madonna di Tindari

nibalidi Lorenzo Bertocchi

Sono passati sedici anni dalla vittoria in giallo del “Pirata” romagnolo. Era Marco Pantani l’uomo che aveva riportato il Tour de France in Italia dopo le vittorie di Felice Gimondi, Gastone Nencini, Fausto Coppi, Gino Bartali e Ottavio Bottecchia. Ora sembra essere il turno del siciliano doc Vincenzo Nibali che sta dominando il Tour 2014, ormai a un passo dall’ultima maglia gialla di Parigi. Dopo aver vinto il Giro d’Italia 2013 e la Vuelta Espana nel 2010, eccolo pronto a completare il tris dei giri più difficili e spettacolari al mondo. Lo sta facendo come uno “squalo”, il soprannome che gli è stato affibbiato nel mondo delle corse per significare il suo correre in modo terrificante. Soprattutto per gli avversari.

Ha vinto quattro tappe e l’ultima, che saliva fino alle mitiche cime del Tourmalet e di Hautacam, è stata una vera e propria cavalcata. Gli avversari sorpassati come fosse in moto. Il ciclismo è uno sport mitico le cui vicende producono racconti epici, uno sport duro, popolare, amato anche dai bambini che, insieme ai calci a un pallone, fanno la prima conquista proprio imparando a pedalare. Le salite, poi, rappresentano di per sé una vera e propria metafora della vita, se non pedali non conquisterai mai la vetta. Mario Palmaro nel 2009 scriveva che questo sport ha una «natura quasi metafisica»: come la Croce è il momento che prova la fede, diceva il filosofo del diritto recentemente scomparso, così la salita è il luogo della prova del campione.

Vincenzo Nibali ha mostrato che le salite le affronta come i mostri sacri di questo sport, ma non disdegna neanche il cronometro e le grandi classiche. Completo come pochi altri. Nel 2013 a Messina, prima di prender parte e vincere il Giro d’Italia, prese la Vespa del cugino per andare al famoso Santuario di Tindari e fare una promessa alla Madonna Nera: «Ti porterò la maglia rosa». Tornato a casa confidò al padre Salvatore: «Sai, la Madonna mi ha chiesto di vincere il Giro». Non sappiamo se prima del Tour abbia ripetuto il viaggio in Vespa, di sicuro è a un passo dal poter regalare alla Madonna di Tindari anche la mitica maglia gialla del vincitore del Tour de France 2014.

Dicono che Vincenzo, oltre ad essere devoto alla Madonna, lo sia anche della sua famiglia, la moglie Rachele e la piccola Emma. Lo descrivono come un uomo sereno, capace di conservare tranquillità anche nei momenti più difficili. Il nostro ciclismo ha già il suo campione “cattolico”, quel Gino Bartali di cui proprio quest’anno corrono i cento anni dalla nascita. Tanto è cambiato in questo sport, ma ancora si deve pedalare e magari qualche Ave Maria la dice anche lo “squalo”. Per ricordarci che la tecnologia potrà anche far miracoli, ma fino a un certo punto. Facci sognare Vincenzo, come i bambini che inforcano la bici e fanno finta di essere te, per tutti quelli che pedalano la loro dura quotidianità, facci sognare di essere “un uomo solo al comando”. La fantasia può finalmente correre, scriveva Mario Palmaro, perfino più veloce della bicicletta lanciata lassù, verso un traguardo che sembra, ma non è, irragiungibile. Forza Vincenzo, Parigi è vicina, la Madonna a Tindari vorrebbe indossare il giallo.

fonte: La Nuova Bussola Quotidiana

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Autore: Libertà e Persona

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