Mi chiamo Margherita ho 15 anni e sono la figlia di “Freak”

Il 68′ se n’era andato da poco e qualcuno pensava di averlo sconfitto, in realtà i suoi frutti (specialmente quelli della rivoluzione sessuale) erano ben maturi. La contraccezione, ormai sdoganata a tutti i livelli, aveva permesso di liberare il sesso dall’amore e così, nel 1974, in Italia assistemmo coerentemente al trionfo del no al referendum sul divorzio. Quello fu il primo gradino di una scala che per qualcuno era una salita verso la libertà, per altri una discesa all’inferno che condusse poi alla legalizzazione dell’aborto. Quella scala la stiamo ancora percorrendo.

In Italia nel 74-75 vi furono alcune tornate elettorali dove il PCI mostrava numeri da paura e faceva paura; a livello internazionale il comunismo sembrava inarrestabile. Così arrivammo al ’77,  altra data clou per i nostalgici di quel periodo.

A Bologna nel marzo del ’77 si consumò una della guerriglie urbane più tragiche della nostra storia recente. Intervennero i carri armati e la vicenda divenne appunto tragica. Il movimento del ’77 proponeva “l’immaginazione al potere” come nuova leva rivoluzionaria. I veri “freaks” del movimento erano gli “indiani metropolitani”, seguaci della Beat Generation che fusero in uno strano cocktail antropologico il comportamento “frikkettone” con le idee comuniste rivoluzionarie. In un certo senso hanno rappresentato l’avanguardia di quel partito radicale di massa che si rivelò poi l’approdo definitivo di quel periodo rivoluzionario.  Questo è un  significativo comunicato degli “indiani metropolitani” del 3 marzo 1977 (fonte: QUI ):

Che il nostro canto giunga a tutte le tribù degli emarginati, fricchettoni, apprendisti, drogati, studenti, omosessuali, femministe, poeti pazzi e pazzi poetici, bambini, animali, piante per radunarsi in un grande HAPPENING di guerra e festa MERCOLEDI’ ALLE ORE 17 a Campo de’ Fiori per imporre ai visi pallidi la loro resa senza condizioni sugli obiettivi approvati dall’assemblea del Popolo degli Uomini il 25 febbraio:

1) Libertà per Paolo e Daddo e tutti i compagni arrestati;

2) abolizione dei carceri minorili (come tappa per l’abolizione di tutte le prigioni), abolizione del foglio di via;

3) requisizione di tutti gli edifici sfitti per la loro utilizzazione come centri di aggregazione, socializzazione dei giovani per una via alternativa dalle famiglie;

4) finanziamento pubblico dei centri alternativi di disintossicazione dall’eroina e di tutte le iniziative culturali autogestite;

5) riduzione generale dei prezzi del cinema, teatri e di tutte le iniziative culturali alla cifra fissata dal movimento giovanile;

6) liberalizzazione totale della MARIJUANA, HASHISH, LSD, PEYOTE, dell’uso, abuso, circolazione e coltivazione, con monopolio tutto ciò esercitato dal movimento;

7) retribuzione dell’ozio giovanile;

8) chilometri quadrati di verde per ogni essere umano o animale;

9) liberazione immediata di tutti gli animali prigionieri nelle case o nelle gabbie;

10) demolizione del giardino zoologico e diritto per tutti gli animali prigionieri di tornare nel loro paese di origine;

11) demolizione dell’altare della patria e sostituzione di esso con tutte le forme di vegetazione, con gli animali che aderiscono spontaneamente all’iniziativa, con il laghetto per le anatre, cigni, rane, e altra fauna ittica;

12) l’uso alternativo degli aerei Hercules per servizi di trasporto gratuiti dei giovani a MACHU PICHU (Perù) per la festa del sole.

L’assemblea del popolo degli uomini propone da subito la pratica a livello territoriale di RONDE ANTIFAMIGLIA MILITANTI, per strappare i giovani e specialmente le giovani alla tirannia patriarcale e poter vivere collettivamente il giorno, il pomeriggio e le mille notti che verranno!

Il movimento del ’77 si mostra chiaramente come la prosecuzione della rivoluzione del ’68 e unisce il dissolvimento della persona da ogni legame (con Dio, con la famiglia, con gli altri e, alla fine, anche con sé stessi) con la rivoluzione politica di stampo marxista. C’è qualcosa di più psicadelico e dadaista nel ’77, ma restano tanti giovani morti per overdose e soprattutto la demolizione dell’etica tradizionale.

In questi giorni è morto il cantante Roberto Antoni, storico leader degli Skiantos gruppo punk di rock-demenziale, per anni simbolo del movimento ’77 a Bologna.

Lo stesso “Freak” Antoni, parlando dell’origine degli Skiantos a RAI Radio 3 , diceva: “Era la seconda metà degli anni ’70, e dunque il movimento studentesco a Bologna era decisamente forte, potente … molto propositivo, molto energico; gli Skiantos sono figli del movimento studentesco degli anni ’70, della seconda metà degli anni ’70, e in qualche modo hanno cominciato, iniziato la loro storia facendo proprie tutte le istanze di quel movimento.”

Sperando che “Freak” possa aver trovato la vera pace, sono le parole della figlia Margherita che ci aiutano a riflettere su quel movimento e su quegli anni.

Margherita Antoni, 15 anni, è intervenuta sia alla veglia funebre di venerdì 14 febbraio, sia all’apertura del Consiglio comunale di Bologna del 17 febbraio. Di seguito le parole pronunciate al Consiglio comunale (fonte: Tempi) e poi il video dell’intervento alla veglia funebre.

«Mi chiamo Margherita, ho 15 anni e sono la figlia di Roberto “Freak” Antoni. Oggi sono qui per riprendere quello che ho detto quando ho preso la parola venerdì scorso. La mia è una piccola testimonianza su chi era mio padre per me. Lui non è stato un padre molto presente, ma non perché non volesse, semplicemente perché non ne era capace. Io, quindi, sono cresciuta con mia madre, e mio padre lo vedevo solo di domenica, come era stato prestabilito in sede di separazione.
Crescendo ho sentito sempre di più la mancanza di una figura paterna nella mia vita e ho iniziato ad accumulare sentimenti, frustrazione, rabbia, odio. Non pensavo affatto che fosse colpa mia, se i miei genitori si erano separati, pensavo fosse colpa di mio padre, che non era stato capace di amare la sua famiglia.
Ma adesso che non c’è più, non posso dire più niente: perché lui ha passato una vita intera a cercare qualcosa e quel che cercava lui lo cerco anch’io. Lui cercava qualcosa da amare che durasse per sempre: chiamatela anima gemella, chiamatelo iPhone, chiamatelo Dio o X, potete chiamarlo come volete, ma il fatto non cambia. Mio padre era un grande perché lui continuava a cercare quel qualcosa e non si accontentava.
Vorrei citare Leopardi, in un pezzo a me caro, tratto dallo Zibaldone: “Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena (…) e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio (…) e sempre accusare le cose d’insufficienza e di nullità e patire mancamento e voto (…) pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga nella natura umana”.
Mio padre era un grande proprio perché non era soddisfatto dalle piccole cose insufficienti, ma aveva l’animo così grande che niente e nessuno poteva appagarlo».

http://www.youtube.com/watch?v=y0J2M3eecA0

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