“Come uomo l’aborto mi ha ferito”

L’uomo e l’aborto: tre testimonianze.

 

Piango ancora

 

A volte guardo i miei due figli,

e so che ce ne dovrebbero essere tre.

Piango ancora.

A volte vedo una famiglia con due figli vicini di età con una figlia,

e poi guardo la mia.

Piango ancora.

So, Padre, che mi hai perdonato perché ho affidato il mio dolore a Cristo,

ma come faccio a spiegargli perché ho fatto questo e perché non ha avuto la vita.

I giochi con la palla persi, la caccia, il campeggio e ogni lunga chiacchierata,

i momenti padre-figlio che non abbiamo mai avuto.

Piango ancora. Cerco di non pensarci,

darei la mia vita cento volte, per restituirgli la sua.

Oh, Dio, come vorrei aver potuto esserti di sostegno quando eri bambino e nella tua adolescenza.

Piango ancora. Il dolore che tenevo chiuso nel profondo era una via insopportabile,

grazie a Gesù Cristo e alla Riconciliazione, è arrivata la pace interiore.

Ma…

piango ancora. So che un giorno ti stringerò e guarderò negli occhi,

a quel momento, figlio mio, ti amo.

Piango ancora.

A mio figlio, Christian… con amore, papà.

(www.menandabortion.info/l1-testimony1.html)

 

Jad Hunter

Marzo 2000 – 20 maggio 2000

 

Ho saputo quella sera piovosa che Jad era stato concepito stavamo per avere un bambino.

Ho camminato con la mia fidanzata fino alla porta e ho baciato e detto buonanotte a entrambi sotto una luna delicata e pallida.

Non serve a nulla qui e ora ragionare su quei momenti prima dell’aborto del nostro bambino. Jad non c’è, e questo è tutto ciò che conta.

Non potrò mai tenerlo in braccio. Non potrò mai vedere il suo aspetto. Non potrò mai solleticargli i piedi. Non potrò mai sentirlo ridere. Non sarò mai in grado di amarlo…

Beh, no non è proprio vero. Io lo amo. Non sarò mai in grado di dirglielo e mostrarglielo qui sulla terra… ma un giorno, spero ancora di riuscire a perdonare sua madre che ha fatto questo a mia insaputa.

Dio sa quanto ho voluto Jad e quanto lo amo… e questa fede… mi aiuterà fino al bellissimo giorno in cui potrò dirlo a Jad di persona.

(www.menandabortion.info/l1-testimony2.html)

 

Ero per l’aborto… ma ho cambiato idea

 

Poco più di 20 anni fa, io e mia moglie abbiamo chiesto l’interruzione di una gravidanza inaspettata. Siccome dovevamo finire i nostri studi, abbiamo pensato sinceramente di fare la scelta migliore in questa situazione.

Purtroppo le importanti conseguenze fisiche e psicologiche che seguirono segnarono profondamente la nostra vita di coppia oltre che, più tardi, i rapporti con i nostri figli nati vivi. E dire che avevamo creduto che la vita avrebbe ripreso come prima… C’è stato da fare i conti con quella traccia mancante, quell’assenza lancinante di cui non sapevo come parlare a mia moglie.

Ci è voluto molto tempo per osare riconoscere questa profonda ferita che noi portavamo come due animali da soma silenziosi sotto il loro giogo comune.

Oggi, io e mia moglie rimpiangiamo infinitamente questa scelta fatta in fretta. Abbiamo vissuto, da allora, una vera e propria evoluzione nei confronti di questo atto e delle sue conseguenze.

Desidero condividere con i lettori di Visages gli insegnamenti che noi abbiamo tratto da questo episodio della nostra vita venti anni dopo.

Le conseguenze psicologiche dell’aborto sono ancora oggi quelle più spesso negate. I professionisti che ci avevano accompagnato nel nostro aborto oggi riconoscono in parte la nostra ferita, ma non vogliono riconoscere la loro parte di responsabilità: essi sostengono che le difficoltà incontrate non provengono dall’aborto in sé, ma da predisposizioni psicologiche precedenti. Una risposta che non ci soddisfa appieno, soprattutto perché nessuna indagine era stata intrapresa per verificare un’eventuale controindicazione.

Come uomo, l’aborto mi ha ferito.

Questo è il mio più grave fallimento personale. Ho accettato la soluzione peggiore. Non ho saputo riconoscere il disagio della mia compagna. Ho anche la sensazione di essere stato ingannato. Mi hanno presentato l’aborto come la soluzione a questo problema tutto sommato momentaneo, focalizzando la mia attenzione su una piccola parte di tale atto. In seguito ho imparato che la vera felicità per un papà è imparare a dare la sua vita per i suoi figli, e non il contrario.

Non è mai facile entrare nella paternità, ed è ancora più difficile dopo un aborto. Non sono sorpreso dal numero elevato di uomini che oggi hanno paura di avere dei figli, né di sapere che un buon numero di donne abortisce molto spesso a causa della mancanza di sostegno da parte del padre del bambino.

Questa spirale è incoraggiata dalle nostre autorità che pensano di risolvere il problema offrendo l’aborto gratuito alle donne in difficoltà a causa di una gravidanza.

Semplificare il ricorso all’aborto, fa aumentare ulteriormente la pressione sulla donna – perché molto spesso è “affar suo” – davanti a questa scelta disumana. È per fare pressione sulle nostre autorità politiche e mediche che ho deciso di aderire a Pro Life.

La perdita del mio bambino abortito rimarrà in me come una tappa molto difficile. Ma ho avuto il privilegio di incontrare la grazia del Risorto su questa strada, è a lui che la mia famiglia ed io dobbiamo la nostra guarigione, la nostra sicurezza e la nostra speranza. E se Dio ha saputo ricondurre il mio cuore di padre a lui, non lo farà ancora per altri?

Gilles

Visages 3/02

(www.prolife.ch/fr/ideologie/magazine-visages-de-pro-life/archives-visages-2002)

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