Medjugorje, frenata dal Vaticano

L’Arcivescovo Muller, Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, il “garante” della dottrina in casa cattolica, interviene sul caso Medjugorie. Si tratta, come tutti sanno, della vicenda delle apparizioni mariane che sarebbero in corso dal 1981. Un caso dalla proporzioni planetarie che scuote la Chiesa, una spaccatura che riguarda gli stessi prelati.

E’ nota la posizione favorevole del Cardinale di Vienna Schonborn, così come quella del popolarissimo direttore di Radio Maria padre Livio Fanzaga, quasi sempre contrarie le autorità ecclesiastiche della diocesi croata, mentre dal 2010 è stata istituita una commissione internazionale di inchiesta con a capo il Cardinale Camillo Ruini. Questa commissione, non nascondendo le molte difficoltà dell’indagine, non si è ancora ufficialmente pronunciata.

Scrivendo ai Vescovi degli USA Mons. Muller mette di nuovo nero su bianco quella che ad oggi è la posizione ufficiale del Vaticano: “Sulla base delle ricerche che sono state condotte, non è possibile affermare che ci sono state apparizioni o rivelazioni soprannaturali”. Una bella tegola per le migliaia di medjugoriani che ogni giorno si ritrovano nel mondo intero in gruppi di preghiera, cenacoli e ritrovi vari che hanno come fonte e base proprio le apparizioni della Gospa.

“Ne deriva, perciò, – continua Muller – che i chierici e i fedeli non possono partecipare ad incontri, conferenze, o celebrazioni pubbliche in cui la credibilità di queste “apparizioni” venga data per certa.” Si potrà dire o scrivere quel che si vuole, ma questa ennesima chiarificazione ha il sapore di una certa diffidenza da parte dell’unica autorità che ha l’ultima parola sui fatti. Soprattutto vien da chiedersi quale potrà essere la posizione dei tanti chierici che prendono parte alle presunte apparizioni, magari accompagnando i parrocchiani.

Il caso Medjugorie ha molti risvolti: non è un fenomeno concluso, la durata ultratrentennale della presunte apparizioni, il fatto che le apparizioni private dei vari veggenti avvengono in ogni luogo questi si trovino, le difficoltà teologiche che alcuni messaggi hanno mostrato, ma soprattutto la reiterata ostilità delle autorità ecclesiali locali. Il Vescovo di Mostar, la diocesi dove si trova Medjugorie, nel 2009, celebrando le cresime proprio nella parrocchia delle presunte apparizioni disse: “le cosiddette apparizioni quotidiane, note come il „fenomeno di Medjugorje“, non sono riconosciute dalla Chiesa come autentiche, né dopo varie inchieste delle commissioni e neanche dopo 28 anni di divulgazione tramite i mass media. E non comportiamoci, fratelli e sorelle, come se tali „apparizioni“ fossero riconosciute ed autentiche”.

Certamente Medjugorie è un fenomeno controverso, un grande crocevia della vita dello spirito di questi nostri tempi travagliati, sbandati in un calderone sentimentalistico che tende a confondere facilmente il proprio personalissimo sentire con il trascendente. Ma, d’altra parte, rappresenta una sfida eretta contro tutti i detrattori della devozione popolare, specialmente quei cattolici “adulti” che hanno fatto di tutta l’erba un fascio e hanno ridotto a paccottiglia tutta una tradizione fatta di pellegrinaggi, processioni, novene, scapolari, medaglie miracolose e ogni altro segno della fede caro al popolo di Dio.

Tanta gente semplice, non esperta di filosofia o di teologia, proprio attraverso la devozione – un rosario, una novena – si ritrova su quella via dell’umiltà che conduce alla consapevolezza di essere bisognosi di perdono. Qualcuno, anche autorevole, ha voluto vedere dietro Medjugorie addirittura l’opera del demonio, per altri, invece, no, come ad esempio il Vescovo Mons. Pavao Hnilica: “Medjugorje è chiamato il “Confessionale del mondo” Cosa accade nella Confessione? Il Sacerdote libera il peccatore dal diavolo. Certo, Satana è capace di molte cose, ma di una certamente no: è possibile che satana spinga la gente a confessarsi, proprio per liberarsi di lui?”

Insomma Medjugorie è un caso aperto, ma, nel dubbio, il messaggio che arriva dal Vaticano è: prudenza. (La Voce di Romagna, 12/11/2013)

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