Tu chiamale se vuoi emozioni

Pubblichiamo un brano tratto dal libro “Dio&famiglia. Analisi di una dissoluzione” di Lorenzo Bertocchi. Un’ utile riflessione in un momento in cui l’affettività emozionale sembra essere l’unico metro per decidere cos’è l’amore.

[Il nostro] clima culturale favorisce un concetto di natura umana che al massimo può intendersi come “cultura” e “storia”, ossia collocata in un divenire evolutivo che favorisce l’idea del farsi da sé.

La natura, prima di ogni altra possibile interpretazione, viene colta come una sorta di “materia prima” a disposizione dell’uomo. Anche il corpo umano sessuato quindi finisce preda di questa riduzione, si considera “materia a disposizione” di un “io culturale” che si fa da sé, situazione per situazione. Così, per la libertà umana non conta nulla ciò che l’uomo è per natura. Il soggetto dovrebbe rifiutare qualunque significato a ciò che non ha scelto personalmente.

Nell’ambito della sessualità l’unica cosa che rimane è il fatto che l’altro acconsenta, tutto il resto non conta, resta solo un vago emozionalismo, per cui la sessualità deve essere sempre seguita nel suo impulso, pena l’infelicità.

(…) penso si possa affermare che l’emozionalismo sia veramente il traguardo raggiunto, il nuovo contenuto della natura umana così come l’intendono i contemporanei. Nell’emozionalismo finiscono per incontrarsi tutte le interpretazioni della realtà che vogliono eludere Dio. Questo, almeno a livello generale, è ciò che resta oggi dell’uomo, questo il risultato di un processo che, culminato nei movimenti degli anni ’60-’70, ha portato al definitivo trionfo dell’homo sentiens sull’homo sapiens.[1]

L’homo sentiens è costantemente alla ricerca di un contatto con la realtà che lo conduca fino alla dissoluzione dell’io in un flusso di emozioni[2]. (…)

Questa nuova natura umana governata dalle sensazioni non risparmia nulla della vita quotidiana, così il lavoro, le amicizie, le vacanze, lo shopping, la politica perfino: ogni cosa assume valore solo se produce una certa esperienza emozionale. Il mondo degli affetti viene ad essere narrato come “storia” e, “ogni storia”, vale in quanto produce un emozione fisica o sentimentale.

L’uomo emozionale cerca sopratutto esperienze tattili in quanto il tatto è il senso che più degli altri è in grado di dare forti sensazioni: l’eros viene eletto a idolo e l’incontro affettivo con l’altro/a viene coperto da una coltre di emotività tale per cui “i rapporti tra gli esseri umani diventano l’incontro di due epidermidi”[3]

E’ interessante notare che nel 1930 Papa Pio XI, nell’enciclica Casti Connubi, già avvertiva il pericolo di un certo sentimentalismo quando sottolineava che “i sovvertitori del matrimonio” sostituiscono “al sincero e solido amore, che è il fondamento dell’intima dolcezza e felicità coniugale, una certa cieca convenienza di carattere e concordia di gusti, che chiamano simpatia, al cessar della quale sostengono che si rallenta e si scioglie l’unico vincolo con il quale gli animi si uniscono. Che altro mai sarà questo – si chiedeva il pontefice – se non un edificare la casa sopra la sabbia?” (…)

L’emozionalismo mette radici anche nella vita religiosa dove, nell’espressione della propria fede, tende a far prevalere il sentimentalismo a scapito del corretto rapporto tra fede e ragione, tra fede e dogma.

Una volta ridotta la natura alle passioni, il frutto è un governo delle emozioni che, a tutti i livelli, lascia l’uomo in balia di sé stesso e della mentalità dominante. Non voglio perdere troppo tempo a dire che le emozioni sono, ovviamente, qualcosa di bello e molto umano, per questo ci sono già vagonate di libri in cui psicologi, e perfino teologi, hanno dato il meglio di sé. La mia impressione è che ci sia da controbilanciare una tendenza che, anche in letteratura, si è sbilanciata nella sperticata lode del sentimento e dell’emozione, in preda al demone della canzonetta che non risparmia a nessuno il suo “tu chiamale se vuoi … emozioni.”

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[1] Cfr. G. Samek Lodovici, L’emozione del bene, Ed. Vita e pensiero, Milano 2010, Capitolo secondo, pag. 27

[2] Per emozioni intendiamo reazioni psichiche che hanno una base corporea (perlomeno neuronale) ed una conseguenza corporea (perlomeno neuronale), ma non sono in sé stesse modificazioni corporee. Per quanto riguarda i sentimenti in letteratura si tende a distinguerli dalle emozioni, per noi basti evidenziare che l’emozione è di breve durata e più rivolta a segnali corporei, mentre il sentimento è maggiormente elaborato. Le emozioni e i sentimenti, in linea generale, riferiscono la soddisfazione/insoddisfazione di una o più tendenze o appetiti dell’essere umano.

[3] G. Samek Lodovici, L’emozione del bene, op. cit., pag. 62

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Autore: Libertà e Persona

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