Biopolitica: lettera aperta al Prof. Francesco D’Agostino

Il Prof. d’Agostino incontrerà i liceali delle Stimate di Verona venerdì 3 maggio alle ore 11 nell’aula magna dell’Istituto. Pubblichiamo qui l’introduzione che farà Umberto Fasol, Preside dell’Istituto.

Caro Professore,
da alcuni anni abbiamo inserito un Modulo di Bioetica all’interno del programma di quinta liceo.
Trattiamo questi temi: la vita nascente, la sessualità umana, la famiglia, il fine vita. Perché lo facciamo?
Perché siamo consapevoli della loro rilevanza nel dibattito culturale contemporaneo e quindi, di riflesso, nella formazione dei nostri giovani.
Nella Caritas in veritate Papa Benedetto XVI esprime con la lucidità che gli è consueta la potenza antropologica delle moderne questioni: “La Bioetica è un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l’uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio. Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell’immanenza. Si è di fronte a un aut aut decisivo” (n. 74).
L’identità sessuale, il matrimonio e la fecondità non sono accidenti della nostra vita, ma definiscono il nostro essere; ridiscuterli e magari presentarli in modo diverso significa modificare la nostra struttura intima.
I generi passano da due a cinque? Cosa significa sposarsi? La famiglia si declina al plurale? La fecondità può essere delegata e commissionata a terzi?
Si può fare? Si deve fare?

Non è cosa di poco conto.

Quello che oggi ci sembra particolarmente “nuovo” è, come afferma il pensatore francese che ha coniato il termine “biopolitica”, Michel Foucault, “la storicizzazione della nozione di vita”.
La domanda delle domande rimane quella di sempre: “chi è l’uomo?”.
E’ la risposta che è cambiata. E’ diventata molteplice; i bioeticisti dicono che sia tanto sfaccettata quante sono le persone sulla faccia della Terra.
“Per millenni l’uomo è rimasto quello che era in Aristotele; l’uomo moderno, invece, è un animale nella cui politica è in questione la sua vita di essere vivente”. (Foucault).
Le questioni relative alla sessualità, alla nascita e alla morte non sono più oggetto della Medicina, che se ne prende semplicemente cura, ma della Politica, che non li accoglie più come un “dato”, ma come qualcosa di “storico”, da attualizzare di continuo.
La Politica è chiamata a dare “senso” alla vita dell’uomo; ma può farlo?
Secondo Benedetto XVI, che ricordiamo anche come un grande pensatore, “esiste una verità che mi precede e che mi segue”. “Non agire “con il logos” è contrario alla natura di Dio” aveva affermato nel celebre discorso tenuto all’Univeristà di Regensburg.
La verità della vita è il “Logos” primordiale, è il senso del tutto; la “vita” è una realtà che procede dalla stessa identità di Dio. Se siamo quello che siamo, è perché siamo stati creati a immagine di un Altro, che è fatto così come ci vediamo allo specchio.
Il vero trova il suo fondamento, allora, nella natura dell’uomo.

Oggi invece il pensiero culturalmente dominante, quello che si legge sui giornali ma quello anche che impera nel Parlamento europeo e, di fatto ormai in tanti Parlamenti nazionali, è assolutamente nuovo.
La nozione di vita è storica, quindi cammina nel tempo con le gambe e con la testa degli uomini e delle donne.
Si modifica in funzione delle nuove consapevolezze e in funzione dei nuovi desideri, o orientamenti. Pensiamo alla cosiddetta “Teoria del Gender”, ma pensiamo anche a chi vuole legittimare la pedofilia come un orientamento naturale.

Questo il paesaggio culturale che il Professore è stato invitato ad articolare e a chiarire.

Per esemplificare questa novità, vorrei focalizzare due notizie che rimbalzano di continuo sulla cronaca quotidiana.
La prima è relativa ai matrimoni (termine impegnativo che verrà chiarito dal Professore) tra persone dello stesso sesso e l’altra riguarda le tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Il Senato francese ha appena approvato la legge sui matrimoni e le adozioni per le coppie omosessuali (Le mariage pour tous), nonostante per due volte un milione di persone siano scese in piazza a manifestare contro.
Le Figaro scrive che si tratta “della più importante riforma sociale in Francia dopo l’abolizione della pena di morte del 1981).
Nello stesso giorno Franco Gallo, Presidente della Corte Costituzionale Italiana, ha chiaramente affermato che il “Parlamento deve regolamentare la materia nei modi e nei limiti più opportuni”. Quindi anche l’Italia sta per muoversi in questa direzione.
L’allora cardinale Bergoglio, oggi Papa Francesco, convocò una marcia contro il matrimonio omosessuale in Argentina, per domenica 11 luglio 2010 e fece leggere in tutte le chiese una lettera in cui si dice che “l’unione tra persone dello stesso sesso difetta degli elementi biologici e antropologici propri del matrimonio e della famiglia. È priva della dimensione coniugale e dell’apertura alla procreazione.”
Il filosofo francese Hadjadj giunge addirittura ad invocare la sostituzione della parola “omosessuale” con quella di “omofilo”, perché è in questione il rifiuto della sessualità.

Quasi ogni giorno sentenze della Corte di Cassazione sembrano demolire la legge n°40 del 2004 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), considerata restrittiva e comunque non idonea a tutelare i diritti delle persone che desiderano un figlio ricorrendo a queste tecniche di FIVET (mi riferisco al divieto della diagnosi pre- impianto o al divieto dell’eterologa).
In altre parole: il Parlamento italiano ha varato la prima legge che metta regole nel campo della fecondazione in provetta; la legge resiste a ben quattro quesiti referendari (abrogativi) ed ora viene attaccata da varie sentenze di Tribunale.
Si ha l’impressione, ed è un dato su cui riflettere, che, come accade anche nel tema dei matrimoni e adozioni di persone dello stesso sesso, ci siano dei “poteri forti”, che agiscono su larga scala, in grado di alzare il tiro politico di una minoranza che rivendica queste “novità” di cui si parlava prima, spesso contro il “senso comune”.

Sono in gioco i diritti delle persone, che sono importanti.
Ma è soprattutto in gioco il nostro rapporto con la natura, con il Mondo, con il senso della vita.
Monod concludeva il suo celebre trattato con questo slogan: “L’antica alleanza è rotta; l’uomo finalmente sa che egli è solo nell’immensità indifferente dell’Universo da dove è emerso per caso” (F. Monod, Le hasard et la necessitè”, 1970).

Se l’antica alleanza con l’Essere è stata infranta, sorgono nuovi interrogativi, direi angoscianti: abbiamo nuovi alleati o siamo in balìa di chi fa la voce più grossa?
In particolare: chi o in nome di cosa, potrà difendere i diritti dei più deboli come i bambini o come gli embrioni umani?
E ancora: come cresceranno i nostri figli, con la sola verità che non esistono verità?

La parola ora al Professore per la sua lectio magistralis.
Seguirà il dibattito.

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