Spiace constatare che anche il coltissimo card. Gianfranco Ravasi nel recente “Darwin e il Papa” (EDB, 2013) non abbia il coraggio di cogliere l’occasione offerta dall’intuizione di un Progetto Intelligente sottostante ogni cosa per “allargare la ragione” (Benedetto XVI) e renderla “capace” di Dio, come insegna il Catechismo.
Non è poi che il dott. Michael Behe, docente di Biochimica all’Università, sia così sprovveduto da non conoscere queste semplici obiezioni che gli vengono riferite. Del tipo: “non si può ricorrere a cause non naturali per spiegare fenomeni naturali”.
In realtà non sono alcuni dettagli, come la “complessità irriducibile”, che rivelano l’esistenza di una Mente Superiore, ma tutto quanto l’Universo, nella sua trama più fine ma anche nella sua immensa impalcatura, quella a grana grossa, fatta di galassie e di materia oscura.
Non c’è un tassello dell’Universo che possa essere sostituito o asportato: questa è la splendida conclusione a cui stanno arrivando gli scienziati del ventunesimo secolo. Ogni cosa collabora con le altre per edificare e mantenere in vita questo immenso spettacolo che scorre quotidianamente davanti ai nostri occhi. “Fine tuned” dicono gli astrofisici e “codificato”, gli fanno eco i biologi molecolari.
Tutti lo sanno, dallo scienziato alla “nonna” di Papa Francesco… Ma non se ne può parlare.
Si deve dire che bisogna essere prudenti. Che è meglio tacere su ciò di cui non si può parlare (Wittgenstein).
Il mio forno a microonde ha il programma intelligente perché sa misurare la quantità di cibo e dosare la radiazione in maniera opportuna; ma io non posso usare lo stesso termine quando parlo di una stella o di un occhio o di un cuore.
No. E’ ovvio che gli scienziati cercano le cause seconde tra quelle naturali. E va bene così; nessuno vuole il contrario, ci mancherebbe. Ma quando si parla di causa ultima… come non dare ragione a coloro i quali dicono che non ne esistono tra quelle conosciute e conoscibili? O quando dicono anche che senza una causa finale non si può spiegare nulla degli esseri viventi? Quando si spiega il cuore in terza liceo scientifico, non si dice che “è una pompa necessaria per spingere il sangue in ogni distretto cellulare, dalla testa ai piedi”? O l’occhio… a cosa serve se non a vedere?
Il cardinale è in dialogo con tutti, nel famoso Cortile dei Gentili, voluto da Papa Benedetto, ma non sembra interloquire con chi osa dire che la bellezza e l’armonia della materia non hanno solo cause naturali: all’Intelligent Design dedica una sola pagina (la n.34) e in chiave critica.
Ci si avvale ancora della solita obiezione: “invocare un Progetto intelligente non è un ragionamento scientifico”. Ma quando mai un ragionamento è scientifico? Solo quando nega l’esistenza di Dio? O quando invoca il caso e la necessità?
Non è invece un esperimento scientifico quello che dimostra che dal nulla non viene nulla e tanto meno l’informazione?
Cogliere “ l’evidenza di un progetto dallo studio della natura” è quanto di più razionale possa fare un uomo che, a differenza degli strumenti scientifici come il microscopio o il telescopio o i reagenti chimici, è in grado di mettere insieme i dati raccolti e interpretarli nelle loro connessioni e nella loro regolarità (“Finding design in nature” del card. Schonborn, in New York Times, 7 luglio 2005).
Lo fa da filosofo della natura piuttosto che da scienziato?
Il quesito non può che stimolare gli accademici; a noi interessa la sostanza.