Nati per essere creduloni

Se siamo convinti, anche solo per poco, che esista Dio, non lo facciamo per una serie di ragioni ragionate, di carattere esistenziale, o scientifico, o storico, o filosofico, o ancora personale, legato alle proprie esperienze.  No.  Nessun argomento e nessuna ragione potranno mai prevalere su quella che è una tendenza innata, registrata nei nostri neuroni con una traccia indelebile il cui inizio si perde nella notte dei tempi.

E’ quella la vera causa della nostra fede: siamo infatti “nati per credere” come recita il titolo del libro di Girotto, Pievani e Vallortigara.

L’evoluzione ha fatto tutto.  Noi non abbiamo nulla da aggiungere.  Tanto meno da obiettare.

Le paure ancestrali dei felini che potevano addentarci o ancora il terrore di qualche calamità naturale che potesse giungere all’improvviso, hanno premiato quegli ominidi la cui preoccupazione li faceva correre al riparo.

La selezione naturale ha dunque eliminato quegli ominidi che, infischiandosene del pericolo imminente, sono stati prontamente azzannati e digeriti.

Se oggi vedendo le nuvole scorgiamo dei volti… se i nostri neonati preferiscono il volto della mamma a quello delle bambole inanimate… e ancora se confondiamo le sequenze scambiandole per relazioni causali… è proprio perché siamo stati perennemente segnati dalle esperienze dei nostri antenati alle prese con i pericoli della savana selvaggia.

Siamo stati fisicamente incisi, nei nostri neuroni, come da un tatuaggio indelebile e non possiamo farci niente.

Allora Dio è la proiezione della nostra paura di quello che ci aspetta dietro l’angolo, soprattutto se di là non abbiamo mai potuto vedere nulla; “E’ l’evoluzione che ha prodotto Dio e non viceversa” recita la conferenza di Vallortigara, organizzata dall’uaar per il Darwin Day a Verona, quest’anno.

E’ incredibile la faciloneria con cui si immagina di smontare la fede in Dio di centinaia di milioni di persone che hanno costruito tutta la propria vita, in diversi mllenni, su di Lui, ignorando che lo facevano senza alcun fondamento di verità.

Mi vengono in mente due considerazioni.

La prima: se è vero che non siamo liberi di pensare, perché mai dovremmo diventare consapevoli di questo?

Gli automatismi delle nostre reazioni e delle nostre ipotesi trascendentali dovrebbero impedirci di esserne coscienti come è nella logica di ogni robot, che fa solo quello per cui è stato impostato.

Come mai invece i nostri tre scienziati riescono ad avvisarci di tutto questo?

La seconda: siamo così sicuri che siamo tutti così scemi da non riuscire a discriminare tra la paura, naturale, di un predatore che potrebbe presentarsi all’agguato in ogni momento e l’ipotesi ragionevole di un Creatore del Mondo?

L’ordine e la bellezza del Cosmo, che lascia a bocca aperta il bambino di oggi come quello di ieri, la complessità delle sue leggi e la meraviglia del nostro corpo non dovrebbero essere così “potenti” da farci credere non per paura ma per ragionamento logico?

Ammesso e non concesso che siamo nati per credere, la materia fuori e dentro di noi non ci offre schiaccianti conferme della bontà euristica ed epistemologica di questo atteggiamento?

Sì, ne sono convinto.  Tutto ciò che osserviamo ci parla di Dio e più studiamo la realtà più la sua razionalità si impone e dissipa ogni paura.

La Mente di Dio è veramente lì, dietro e davanti ad ogni angolo, come un’evidenza originaria che ci avvolge e ci salva dall’assurdità del nulla.

 

 

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