Il programma di governo dell’Economist da qui al 2050 – Prima parte

Solo pochi giorni fa il Club di Roma ha presentato un suo studio che prevede scenari catastrofici da qui al 2052 se l’umanità non si adeguerà alle politiche neomalthusiane. Ma a gennaio l’autorevole The Economist aveva già indicato per lo stesso termine lo svolgimento di un analogo programma da attuare.

Un programma che somiglia troppo a quelli “consigliati” per “salvare” l’Euro.

Se non fosse stato per via di un articolo intitolato Megachange 2050 pubblicato sul Sole 4ORE il 17 maggio il collegamento del documento del Club di Roma “2052: A Global Forecast for the Next Forty Years” con uno studio pubblicato dall’Economist mi sarebbe rimasto nascosto, e invece dobbiamo ringraziare il giornalista Christian Rocca per aver trattato l’argomento.

Lo studio in questione si intitola appunto Megachange 2050 ed è una raccolta di saggi su cosa ci potrà aspettare nei prossimi 50 anni. Senza scendere almeno per il momento nei dettagli dello studio, è già possibile fare delle consideraizoni a partire dall’articolo pubblicato sul Sole 24ORE, a partire dal un passaggio come il seguente:

A leggere i venti saggi contenuti in Megachange, nel 2050 il mondo sarà più ricco, più sano, più connesso, più sostenibile, più produttivo, più innovativo, più istruito, con meno disuguaglianze tra ricchi e poveri e tra uomini e donne e con maggiori opportunità per miliardi di persone.

In queste tre righe emerge una visione ottimistica che sembrerebbe allontanare i timori di proposte neomalthusiane, le prospettive appaiono molto rosee, ma questo non deve trarre in inganno, i traguardi che vengono prospettati potranno, sempre secondo The Economist, essere raggiunti solo accettando proprio una “ricetta” neomalthusiana che viene introdotta nelle righe immediatamente seguenti:

Ci saranno troppe persone, è vero. Poco cibo per sfamare tutti e un pianeta più caldo, ma anche più posti di lavoro, alternative alimentari e una soluzione possibile per il surriscaldamento terrestre (anche se la soluzione, secondo la previsione di Megachange sarà la scoperta della vita su altri pianeti).

Ecco che viene presentato subito il solito argomento della sovrappopolazione, un argomento falso (vedi CS-La menzogna della sovrappopolazione). Ma il periodo che segue sembra essere una palese contraddizione delle premesse: come potrebbe esserci una sovrappopolazione, poco cibo e al tempo stesso più posti di lavoro?

Ma quale sarebbe la soluzione per il surriscaldamento terrestre e cosa vorrà mai dire che la soluzione sarà la scoperta di vita sugli altri pianeti?

Premesso che la soluzione per il riscaldamento terrestre per il momento è sempre nella negazione dello sviluppo per le aree depresse e nella riduzione, ancora una volta, della popolazione, come confermava ad esempio Scientific American nel 2009: Does Population Growth Impact Climate Change?come potrebbe la scoperta di vita su altri pianeti essere una soluzione di qualcosa?

E come potrebbe una tale ipotesi essere inserita in un lavoro serio, come quello pubblicato sull’Economist, una previsione tanto aleatoria come quella della scoperta di vita aliena? Sembrerebbe di avere a che fare con dei ciarlatani seguaci delle leggende sul calendario Maya, ma purtroppo si tratta di studi che condizioneranno in un modo o nell’altro il nostro futuro, e quindi il riferimento lascia perplessi.

 

Ma continuando a leggere l’articolo di Christian Rocca sul Sole 24ORE troviamo finalmente dei riferimenti alle politiche sociali:

Gli Stati oggi sembrano Leviatani pronti a crollare sotto il peso di costi sociali insostenibili e di popolazioni sempre più anziane, ma gli analisti dell’Economist prevedono un’alternativa più rosea per il futuro delle nazioni, grazie a unaserie di riforme lungimiranti, da attuare adesso, in grado di contenere la spesa per le pensioni e per la sanità. Gli Stati del 2050 potrebbero essere più in forma, più efficienti, più smart rispetto a quelli di oggi.

Il riferimento è al “Leviatano” di Thomas Hobbes, ad uno stato cioè fondato sulla conflittualità tra gli uomini “Homo homini lupus“, ma si tratta di uno stato che oggi sembra crollare sotto il peso delle spese sanitarie e pensionistiche, uno stato che dovrà diventare più “smart“, più “intelligente“,un modo piuttosto cinico per dire che non sarà più garantita l’assistenza sanitaria per tutti o la pensione.

Si tratterà in pratica di promuovere una forma di “eutanasia passiva“, una strada che di fatto è stata già intrapresa negli USA con la riforma di Obama, che prevede la “comparative effectiveness”, cioè la negazione delle cure ai pazienti più anziani.

Ma probabilmente si tratterà di negare le cure anche ai più poveri, a quelli che non saranno in grado di pagare un’assicurazione, esattamente come proponeva Malthus quando chiedeva di eliminare le leggi sui poveri, e l’assistenza che ad essi veniva fornita dalle parrocchie.

Siamo avvisati, in realtà è dagli anni ’70 che il Club di Roma ci prepara a questo programma, ma adesso le voci si fanno più insistenti.

E poi c’è la crisi economica,  alla Grecia e poi agli altri viene richiesto di tagliare l’assistenza ai cittadini, come si può leggere in un articolo pubblicato il 19 maggio su Wall Street Italia: Eurozona: per prosperare paesi devono tagliare il Welfare“.

E li chiamano stati più “smart”, noi li chiameremo per quel che sono: stati malthusiani.

Ma ricordiamo che le idee di Malthus sono alla base della teoria di Darwin che le ha fatte diventare una legge di natura.

Questo è il problema del darwinismo sociale, ma qualcuno ne nega addirittura l’esistenza e ci accusa di essere nemici della scienza se lo denunciamo.

(Continua)

 

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2 pensieri riguardo “Il programma di governo dell’Economist da qui al 2050 – Prima parte”

  1. salve
    …questi sono fuori solo perchè Basaglia ha fatto chiudere i manicomi…
    …Sono Pazzi Questi Romani (del club di Roma)
    (senza offesa per i miei amici romani)
    saluti
    Piero e famiglia

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