Esistono le prove paleontologiche dell’evoluzione?

Nel celebre libro di Darwin si trova un capitolo, generalmente ignorato dagli specialisti, dal titolo molto efficace, “On the imperfections of geological records”, che inizia con un paragrafo che, ancora più eloquentemente, suona così: “On the absence of transitional varieties” (On the origin of species by means of natural selection, Darwin, London 1859)
Darwin si rese conto che, se la sua ipotesi fosse stata vera, i paleontologi delle generazioni successive alla sua avrebbero dovuto rinvenire una quantità smisurata di “forme intermedie”, ovvero di animali e di vegetali che presentano di volta in volta tutte le sfumature richieste perché possa avvenire il transito da una classe ad un’altra (per esempio, da un pesce ad un anfibio).
In altre parole, poiché l’evoluzione procede a piccoli passi (natura non facit saltus) ecco che in epoche geologiche trascorse si dovrebbero rinvenire animali che sono per un terzo pesci e per due terzi anfibi, altri che sono arrivati a metà strada e infine gli ultimi che sono pesci per due terzi.
Il tutto, ovviamente, negli strati di fango e di roccia compresi tra il letto più antico ricco di pesci e quello un po’ più recente, ricco di anfibi perfettamente formati.
Ebbene, questa carota ideale è stata trovata in diverse parti del Pianeta, ma ovunque i due strati, quello iniziale e quello terminale, risultano appiccicati e privi della necessaria farcitura di forme intermedie (e mostruose…).
Tra le diapositive gentilmente offertemi dal prof. Roberto Fondi, paleontologo dell’Università di Siena, quella che colpisce di più (anche in occasione del recente Convegno tenutosi a Verona il 29 marzo scorso, “Evoluzione: i fatti e le teorie”) rimane quella, pubblicata ancora nel 1980 nel suo celebre “Dopo Darwin” scritto a quattro mani, insieme al genetista Giuseppe Sermonti, che ritrae l’andamento nel tempo di una decina di phyla animali.
Contrariamente a quanto ipotizzato e disegnato da Darwin nel celeberrimo “albero della vita” (un puntino di vita da cui nasce il tronco con le sue belle fronde), la diapositiva presenta, dopo un lungo tratto bianco (privo di fossili), un cespuglio, datato 550 milioni di anni fa, in cui si ritrovano Poriferi, Celenterati, Brachiopodi, Anellidi, Echinodermi, Artropodi e perfino Cordati: tutti comparsi improvvisamente, senza precursori e completi di ogni loro attributo. Vispi e vitali, così come lo sono oggi i loro discendenti.
Non un puntino, all’inizio, ma un cespuglio!
Non un unico tronco, ma tronchi diversi e distinti tra loro!
Non una fronda, ma solo tronchi paralleli. Senza ramificazioni.
Una brutta storia veramente!
All’inizio della vita non c’è una bella cellula indifferenziata pronta a tutto come le staminali embrionali… no! Ci sono forme di vita già complesse e strutturate come quelle delle spugne, dei polipi, dei vermi, dei ricci, dei trilobiti, di pikaja (il primo cordato, cioè vertebrato) e di un’infinità di altri animali che oggi non esistono più.
Ci sono già, fin dall’inizio, tutti i “piani di sviluppo” che oggi definiamo come phyla o tipi.
Sembra inoltre che al posto delle ramificazioni previste dal famoso “albero”, siano state le potature a ridimensionare e a rinnovare la vita nel corso della lunga storia geologica.
Come la mettiamo allora con quella storia che racconta la vita che si evolve dal “meno” al “più”, passo dopo passo, per tentativi ed errori, nel brodo primordiale…? Prima un phylum solo (il più semplice) e poi gli altri lentamente, come germogli scolpiti dalla mutazione e dalla selezione naturale. Et voilà, alla fine anche l’uomo!
Il quadro offerto dalla Paleontologia ridicolizza il racconto della scienza ufficiale e lo trasforma in una fiaba: la verità è che la vita appare con la formula “tutto e subito”, immediatamente, senza alcun precursore e senza alcun tentativo mal riuscito.
La faccenda è tanto seria al punto che il più grande paleontologo contemporaneo, morto nel 2002, S.J. Gould, fu costretto a riconoscere che “il contributo offerto dalla paleontologia alla teoria dell’evoluzione è nullo”.
La domanda che ci poniamo allora è questa: cosa aspettiamo a cancellare dai nostri libri di testo l’onnipresente e ossessivo albero della vita?
I fisici, se fosse stato di loro competenza, lo avrebbero già fatto. I biologi, no; non rinunciano alle loro certezze.
E ancora: perché non ci liberiamo la mente da questa idea di progresso naturale della vita e ci rimettiamo di fronte al suo mistero per generare nuovi pensieri, più fecondi anche per la ricerca?
Io, nel mio piccolo, ho iniziato a farlo.

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16 pensieri riguardo “Esistono le prove paleontologiche dell’evoluzione?”

  1. Qual è la sua ipotesi di scienziato? con cosa proporrebbe di sostituire l’evoluzione? sarei molto interessato a conoscere i punti della sua teoria.

  2. Caro Ioannes,
    non ho alternative per ora, se non la teoria della “consapevolezza del progetto”. La materia biologica è “impregnata” di un quid che la rende consapevole di quello che sta facendo e che deve fare, istante per istante.
    Il quid rimane misterioso, forse è una questione di tempo, forse è una questione di limiti della nostra capacità di conoscenza totale.
    Comunque l’ipotesi di un mistero è infinitamente più valida di quella attuale che presenta le forme di vita come dei meccanismi scomponibili e ricomponibili per opera dell’ambiente, senza progetto e senza causa.
    Mi creda, parlare oggi di mistero per la vita è un grande contributo all’intelligenza delle persone.

  3. Tra cent’anni i nostri nipoti rideranno della nostra epoca che credeva alle balle darwiniane così come noi ridiamo della scienza medica ottocentesca che curava la sifilide con il mercurio.
    Forza smantelliamo dalle skuole questa ideologia, propagandiamo con sani libelli l’assurdità di questa teoria ammuffita.
    Abbiamo la consapevolezza di essere nel giusto, non facciamo i soliti timidi, ma con il coraggio della verità facciamo la buona battaglia. Attivi!!!!!

  4. E’ quello che stiamo facendo insieme a Enzo Pennetta.
    Se qualche scuola o insegnante che ci legge ci invita… veniamo a parlarne con chi vuole e… a buon mercato!
    grazie, misantropo! (ma non potresti cambiare nome?)

  5. Caro Umberto,
    Ti ringrazio del lavoro che stai facendo con Enzo.
    Quello che volevo dire con il mio commento è che oltre al vostro impegno meritevole, non vedo la militanza attiva dei cattolici e di ogni altra persona di buona volontà che propaganda il vostro lavoro per diffondere una cultura cristiana capace di vedere la realtà, quindi, come tu auspichi, generare nuovi pensieri, più fecondi… e finirla con questa menzogna darwiniana.
    Non vedo i genitori, gli studenti, i sacerdoti, i catechisti… sono tutti lì tranquilli che accettano l’indottrinamento senza obbiettare anche se in cuor loro, magari, non lo condividono.
    Non vedo la lotta per la verità, siete soli (o quasi).
    Ci vuole strategia, se avessi i mezzi, compilerei facili opuscoli che mettano in evidenza tutti i clamorosi errori e orrori di questa teoria, e mi metterei a distribuirli gratis, nelle scuole. Diffonderei, in maniera, capillare, video come questo:
    http://tradizionalistacattolico.blogspot.it/2011/12/documentario-il-crollo-della-teoria.html

    Insomma centri parrocchiali datevi una svegliata imparate dai figli delle tenebre ad essere orgogliosi del nostro credo, della verità, diffondendola senza timidezze inopportune, chissà che così facendo i ragazzi non abbandonino la chiesa dopo la cresima come lamentano i parroci irenisti-pacifisti-progressisti, che vedono gli effetti del loro modo di fare troppo alla moda e in linea con il mondo, e non comprendono che è proprio per questo che i giovani se ne vanno da una chiesa che propone una evangelizzazione all’acqua di rose senza pretendere gli impegni esigenti del Vangelo.

    Nella creazione si vede l’agire di Dio, la creazione è “parola” di Dio, smascherare le menzogne darwiniane, significa evangelizzare, è troppo importante fare questa campagna contro questi “scienziati” ideologizzati. Possibile che gli educatori non lo capiscano?
    Grazie ancora per quello che fate.
    P.S.
    Mi firmo in base al mio stato d’animo, in questo periodo mi sento un po’ misantropo, mi dispiace, ma è così, anche se leggendovi mi riconcilia un po’ con la società.
    ciao.

  6. E’ vero. Hai ragione. Bisogna partire dal basso.
    Dai, organizzaci un bell’incontro e veniamo… anche se sei misantropo…

  7. “chissà che così facendo i ragazzi non abbandonino la chiesa dopo la cresima come lamentano i parroci irenisti-pacifisti-progressisti, che vedono gli effetti del loro modo di fare troppo alla moda e in linea con il mondo, e non comprendono che è proprio per questo che i giovani se ne vanno da una chiesa che propone una evangelizzazione all’acqua di rose senza pretendere gli impegni esigenti del Vangelo.”

    ti stimo!

    se organizzi , io ci sono!

  8. Caro prof Umberto, ci conosciamo da tempo .
    come medico -chirurgo da sempre sono affascinato dal dato ,per me evidente in Biologia e dunque anche in Medicina, dato giustamente definito ” complessità irriducibile”; il fatto cioè che la biosfera di cui noi uomini siamo parte eletta, (noi soli eredi in quanto fatti a immagine del Padre), sia strutturata su infinite varianti di mattoni , le biomolecole; tuttavia la cellula , base della vita,appare essere ben di più e ben altro di un semplice aggregato di ioni.amminoacidi, glucidi lipidi….. Mi chiedo allora come qualcuno, pur accreditato presso ambienti accademici o di ricerca
    possa definire meraviglie come per es. la doppia elica delle sequenze degli acidi nucleici, che racchiude il patrimonio genetico cellulare, come null’altro che il frutto banale di incontri-scontri del tutto casuali tra elementi chimici , in assenza di finalità o di qualsiasi progetto.
    A mio modesto avviso la ragione deve restare libera e serena pr poter abbracciare l’ idea di un Disegno Intelligente, cioè di un progetto alla base dell’ avventura della vita; va da sè che ove si dice progetto si pensa a un Creatore. Qui mi viene in mente una riflessione di K Chesterton , il quale distingueva da un lato il costruttore , che fatta l’ opera si ferma ad ammirarla con gioia, dall’ altro il Creatore che ama l’ opera prima ancora di vederla realizzata .
    Grazie prof .Umberto per il suo impegno per una ricerca vera e libera da ideologismi , dove fede e ragione hanno totale diritto di cittadinanaza e anzi assieme concorrono a costruire il vero Bene dell’ uomo

  9. Grazie, caro medico Franco,
    chissà che un giorno non molto lontano possiamo ritrovarci in tantissimi a dire la nostra pubblicamente su questi temi.

  10. salve
    se organizzate qualcosa fatemelo sapere e magari organizzatelo non troppo lontano dalla Liguria ma, fate in fretta, pare che l’anno prossimo mi trasferiscano in Sardegna…
    saluti
    Piero e famiglia

  11. Odontochelys semitestacea, Sinornithosaurus, Eoraptor, Ichthyornis, Protarchaeopteryx, Archaeopteryx, la ricostruzione transizionale di Raymond Sutera sull’origine delle balene, senza contare i più recenti studi sull’ominazione… le forme di transizione esistono eccome, ma sono un libro che non tutti vogliono leggere.

  12. Caro prof. Fasol, perchè non chiamare quel quid semplicemente “anima” (vegetativa, sensitiva e intellettiva), forma del corpo, come ben avevano capito i veri filosofi?
    Grazie per gli ottimi articoli.

  13. caro logos.
    Archeopterix e’ un uccello completo. E l’Hoatzin di oggi del venezuela.
    Le forme che citi sono vitali cosi come sono. Non mancano di nulla.
    Quando leggo che il mammifero e’ diventato cetaceo di grandi dimensioni perche’ ha sfrutato la spinta di archimede dell’acqua… Mi chiedo: nessuno e’ annegato?

  14. Caro Reginaldo,
    sono d’accordo con Lei.
    Utilizzo altri termini che mi sembrano più condivisibili nell’attuale contesto culturale: è solo una questione di strategia comunicativa.
    Il concetto sostanzialmente non cambia.
    Oggi mi piace molto parlare di “complessità consapevole” per indicare proprio una proprietà che la materia da sola non può possedere ma che, di fatto, manifesta.

    grazie!

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