Aborto e infanticidio pari sono

di Mario Palamaro

L’infanticidio è un diritto delle donne. Lo sostiene, con qualche opportuna sfumatura dialettica, il Journal of Medical Ethics di Melbourne, che in un recente articolo spiega le buone ragioni che legittimano l’uccisione di un neonato, quando le sue condizioni di salute siano compromesse.

L’articolo rilancia una vecchia idea del vecchio bioeticista australiano Peter Singer, e ne ripropone il ragionamento di fondo. La nostra società – scrivono in sostanza gli autori della rivista di Melbourne – ha ormai legittimato la soppressione del concepito con l’aborto volontario, giustificandolo con le più svariate motivazioni. Ora, proseguono, non esiste alcuna differenza davvero sostanziale tra un concepito di uomo e un neonato. Dunque, se è legittimo per le leggi uccidere un feto di tre mesi, non si vede perché lo Stato non debba permette di fare lo stesso con un neonato handicappato.

Il caso australiano è un esempio perfetto di ragionamento che muove da premesse corrette per giungere a conclusioni coerenti, anche se aberranti. E’ infatti sacrosanto che nascituro e neonato non sono dissimili nelle loro qualità essenziali; ed è altrettanto logico che questa identità umana deve comportare un giudizio di valore pressoché identico. Logico, per concludere, che aborto e infanticidio siano parenti stretti, e che sia contraddittorio disciplinarli in maniera opposta fra loro.

L’errore sta nel teorizzare che la legittimazione diffusa dell’aborto dovrebbe allargarsi all’infanticidio, invece che invertire il percorso. E accorgersi che il rispetto della vita già nata dovrebbe essere estesa a tutela del non ancora nato. Ma per il resto, questi esponenti della cultura della morte contribuiscono, paradossalmente, a mostrare che “il re è nudo”. Dicono cioè, un po’ cinicamente, quello che talvolta gli stessi esponenti della cultura della vita si dimenticano: e cioè che l’aborto è uccidere un essere umano, tale quale lo si facesse morire dopo la nascita.

Chi si straccia le vesti per la proposta choc degli australiani, farebbe bene a ragionare per un momento: e a rendersi conto che la brutalità dell’infanticidio è del tutto analoga alla brutalità di ogni aborto legale. E a riflettere intorno alla assurdità di essere contro l’infanticidio (cose che, per ora, accomuna la gran parte della gente), ma a favore dell’aborto e delle leggi che lo regolamentano.

Di più: le società che accettano l’eliminazione eugenetica dei non ancora nati (e in questo, l’Italia non è seconda all’Australia), prima o poi sono costrette a scivolare verso l’infanticidio. Melbourne e Sparta non sono state mai così vicine: il Taigeto e le teorie eleganti e pulite sull’aborto praticato “per sconfiggere la talassemia” sono facce della stessa medaglia, smorfie della stessa Gorgone mostruosa.

E’ logico che l’idea di vedere davanti a sé un neonato, e di ammazzarlo sia pure “per motivi pietosi” disturba il sonno delle persone ben pensanti. Ma quello stesso sonno dovrebbe essere inquietato dal pensiero che già oggi, ogni giorno, con i soldi dei contribuenti e dello Stato, negli ospedali pubblici di mezzo mondo lo stesso trattamento viene riservato ai figli di donna non ancora nati.

Solo dosi da cavallo di ipocrisia possono rendere opaca questa verità. Gli studiosi australiani – epigoni della Rupe Tarpea – ci dicono che ogni uomo non vale niente, se non ha una qualità della vita accettabile: che sia nascituro, neonato, adulto o vecchio, poco importa. O siamo disposti a ribaltare il tavolo sul quale si gioca questa vergognosa partita – fatta di embrioni prodotti, usati, selezionati e gettati via e di ammalati morti di fame e di sete – oppure dobbiamo rassegnarci a vedersi sviluppare, inesorabile, una coerente striscia di orrori che renderanno dilettanteschi i protocolli artigianali del dottor Mengele.

E dovremo anche imparare a smetterla di dare lezioni di falsa moralità a cinesi, indiani, coreani che selezionano e uccidono prima della nascita i feti, solo perché sono femmine. Noi, gente per bene d’Europa e degli States, li selezioniamo e li uccidiamo, solo perché sono down.

La Bussola Quotidiana, 2 marzo 2012

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Autore: Libertà e Persona

La nostra redazione si avvale della collaborazione di studiosi attenti alla promozione di un pensiero libero e rispettoso della persona umana, grazie ad uno sguardo vigile sulle dinamiche del presente e disponibile al confronto. Nel tempo “Libertà e Persona” ha acquisito, articolo dopo articolo, un significativo pubblico di lettori e ha coinvolto docenti, esperti, ricercatori che a vario titolo danno il proprio contributo alla nostra rivista online. Gli articoli firmati "Libertà e Persona" sono a cura dei redattori.

4 pensieri riguardo “Aborto e infanticidio pari sono”

  1. Fuga di cervelli o cervelli in fuga?

    Sul muro del bagno del mio liceo classico campeggiava la scritta: “La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale si rimane tale e quale” ebbene…, niente di più falso! L’articolo sull’eliminazione dei neonati di due “studiosi” Alberto Giùibambini (dalla rupe) e Francesca Chiminnervaloelimino dimostra quanto la filosofia può essere pericolosa, soprattutto per i bambini, in particolare se con qualche imperfezione.
    Mi rivolgo ai genitori: oltre alle solite raccomandazioni impartite ai vostri figli, dovete aggiungere anche quella di non accettare caramelle dai filosofi (usano in genere quelle al gusto di cicuta extastrong).
    Francamente davanti a tesi così assurde e per fortuna non ancora maggioritarie non saprei come iniziare la confutazione: si potrebbero usare frasi tipo “certi filosofi andrebbero eliminati da piccoli” (ma sarebbe scendere al loro stesso sotterraneo livello…), o ancora “riscrivete l’articolo sostituendo le parole “neonati” e “bambini” con”Alberto” e “Francesca”, etc.
    Risponderò invece con qualche verso:

    L’Albertino e la Francesca, l’hanno scritta proprio grossa,
    voglion prendere i bambini e buttarli in una fossa;
    i disabili, i malati, quelli che saranno un peso
    ma anche i sani e i “fortunati”, se non ricchi come Creso.
    Perché, affermano i sapienti, il neonato è non – persona
    non progetta, non ha i denti, mangia, beve e non ragiona.
    Certo qui nessuno nega quanto costi un bel bambino
    gli omogeneizzati Plasmon, ogni cambio un pannolino,
    ma filosofi- scienziati, lo diceva anche Platone,
    lo sbocciare di una vita, vale assai più di un milione.
    Un consiglio ve lo diamo : non vi piacciano i bambini?
    occupatevi di fiori, di canguri o di pinguini,
    ma lasciateci far crescer con amore i nostri figli,
    che nel prato della vita sono tutti come gigli.

    francescogiovannelli@gmail.com

  2. Condivido appieno quanto scrive Mario Palmaro. Che ci invita, in sostanza, ad essere paradossalmente riconoscenti a coloro che (come i due “ricercatori italiani” che hanno scritto sulla “prestigiosa” rivista medica estera: e questo episodio ha di per sé l’utilità di farci aprire gli occhi su certa “ricerca” e certe “prestigiose riviste”.Che sono, a tutti gli effetti, moderni idoli di fronte ai quali deponiamo spesso il nostro buon senso ed il nostro discernimento) arrivano ad essere pienamente coerenti sul tema della vita umana: ed hanno il coraggio di considerare allo stesso modo sia i concepiti ancora nell’utero materno, sia i concepiti che, portato a termine il naturale processo gestazionale, da quell’utero sono già usciti.
    Costoro, ovviamente, compiendo l’errore di considerarli “accidentali” entrambi ed entrambi un mezzo (sopprimibile e “sacrificabile” qualora non sia conforme a presunti “ideali” che costoro considerano prevalenti sulla vita umana) e non un fine in sé.
    E’ istruttivo leggere l’articolo scritto da Rita Guma sul Fatto Quotidiano ( http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/01/abortire-neonati-proposta-
    etica/194634/ ): in cui è possibile apprezzare in tutta la sua estensione e tutta la sua intrinseca contradditorietà il “grattare di unghie sullo specchio” di ogni abortista che tenti di difendere da un lato la legalizzazione dell’aborto volontario e dall’altro voglia, colto da un sano orrore rispetto alle proposte di aborto post-partum fatte da Singer ed i suoi epigoni (e la speranza è che tale orrore sia genuino e non funzionale ad un gioco della parti: ma questo lo sa solo Colui che può e sa scrutare all’interno dei cuori), tenta di mettere dei paletti (intrinsecamente deboli perché intrinsecamente contradditori) per evitare che si arrivi a legalizzare anche quest’altro orrore.

    Dobbiamo quindi essere grati a tali “due ricercatori”, perché si sono resi loro malgrado strumento di una mirabile eterogenesi dei fini: ed hanno, loro malgrado, contribuito a far levare il grido: “il Re è nudo”.
    Il che equivale, fuor di metafora, a porre decisamente l’attenzione sull’intrinseca ed inscindibile unitarietà che lega i concepiti ancora nel ventre materno ed i concepiti che da quel ventre sono già usciti.

    Mi permetto però di far rilevare che il grido “il Re è nudo” investe non solo gli abortisti (coloro che non percepiscono alcuna illiceità nell’aborto volontario fatto per fini diversi dal salvare la vita materna: ossia coloro che ritengono lecita la legge che contempla la possibilità di abortire volontariamente, in Italia la 194/78), siano credenti o meno (perché vi sono anche abortisti sedicenti cattolici: ma non dobbiamo scandalizzarcene più di tanto visto che il Mistero d’Iniquità è in atto da duemila anni);
    ma che quel grido “il Re è nudo” investe TUTTI i pro-life (credenti o meno) che, pur considerando illecito ed illegittimo l’aborto volontario e di conseguenza illegittima una “legge” che lo legalizza: indugiano però ad assumere l’unica posizione veramente coerente (e di una coerenza di segno ovviamente DIAMETRALMENTE opposto rispetto a quella dei due “ricercatori” italiani) rispetto al tema della legalizzazione dell’aborto volontario. Ossia: quella di impegnarsi -concretamente e sul campo e non semplicemente scrivendo (ed in questo momento sto parlando a me stesso)- perché l’illegittima 194/78 sia CANCELLATA.
    Senza se e senza ma.

    Grazie ai due “ricercatori” suddetti, che vogliono coerentemente uccidere “legalmente” (posto che illegalmente lo si può fare dal momento dell’uccisione di Abele) anche i bambini fuori dall’utero materno, forti del fatto che è già da decenni (più di tre, in Italia) possibile uccidere “legalmente” quelli che nello stesso utero vi sono ancora: possiamo oggi affermare, con ancora maggiore evidenza, che l’unica posizione veramente coerente a difesa della vita è quella tesa ad ottenere la rimozione della legge suddetta.
    E quindi unire le forze, tutti coloro che si dicono pro-life (tanto più da credenti), nell’iniziativa che è già realtà. E risponde al nome di comitato referendario no194.

    Aborto ed infanticidio pari sono, come scrive Mario Palmaro.
    E così come ci impegneremmo fino in fondo a che non fosse codificata in legge una proposta mirante a legalizzare (sotto, ovviamente, una pletora di ipocrite condizioni) l’infanticidio;
    allo stesso modo dobbiamo impegnarci fino in fondo perché sia rimossa dal codice la legge che ha GIA’ legalizzato (sotto le stesse, ipocrite, condizioni) l’aborto.

    “Il Re è nudo”: anche per Mario Palmaro.
    “Il Re è nudo”: anche per Riccardo Cascioli.
    “Il Re è nudo”: anche per Francesco Agnoli.
    E’ nudo per gli abortisti ma è nudo anche per voi tutti che, pur non essendo abortisti e pur essendo manifestamente pro-life, non avete ancora aderito al no194.
    Ed è nudo anche per me, che pur avendovi aderito, non ho ancora iniziato ad impegnarmici, secondo le mie possibilità.

    Che Dio ci perdoni tutti: per le nostre colpevoli inerzie ed omissioni, che ci hanno caratterizzato fino ad oggi.
    Siano rese grazie a Dio: che ci attende, amoroso e paziente come vero Padre, perché tutti i Suoi si mettano in movimento come Egli vuole.
    Che Dio ci dia il Suo imprescindibile aiuto: perché il 13 maggio 2012, nella Marcia per la Vita di Roma, si saldi finalmente ciò che non è bene e non è giusto sia diviso.

    Fabio Massimo Patricelli,
    coordinatore per la provincia di Milano del comitato no194.

    no194.org

  3. Insomma è sempre colpa dei cattolici “tiepidi” che non vanno allo sbaraglio suicidandosi, come auspica la cultura nemica e in certa misura quel supercristianesimo che vorrebbe tutti candidi come colombe ma ha orrore di essere accorto come le volpi.

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