Fecondazione artificiale, malattie genetiche

In un discorso tenuto presso la Canadian Fertility and Andrology Society, University of Toronto, la genetista Rosanna Weksberg ha affermato che i bambini nati da fecondazione in vitro hanno 10 volte più possibilità di soffrire di malattie genetiche rare.

 La Weksberg ha già avuto a che fare nella sua clinica con molti bambini nati dalla FIV con malattie genetiche rare, come la sindrome di Beckwith-Wiedemann e quella di Angelman. Come se non bastasse, in aggiunta ai problemi sopra descritti, il bambino ha maggiori probabilità di nascere con un peso decisamente basso o soffrire di autismo. La causa esatta dei problemi genetici è probabilmente una combinazione di problemi di infertilità dei genitori biologici e la genetica, e gli stessi trattamenti. La visione della genetista è confermata da uno studio francese risalente al 2010, nel quale si evidenzia come le tecniche di riproduzione assistita aumentino del doppio il rischio di deformità del bambino.

Lo studio ha inoltre rilevato che oltre il 4% dei bambini con questo trattamento presentava una forma di deformità congenita rispetto al tasso nella popolazione generale. Altra autorevole prova può essere indubbiamente rappresentata dalla posizione della Human Fertilisation del governo britannico e dalla Embryology Authority, che hanno avvertito, nel 2009, che i bambini nati con FIV hanno un rischio ben superiore al 30% di anomalia genetica. La Fivet dunque, oltre a creare un alto numero di embrioni umani scartati, congelati o distrutti, oltre ad effettuare una selezione dell’embrione umano perfetto (in modo molto eugenetico), aumenta anche il rischio di far nascere bambini con gravi sofferenze genetiche.

 http://malattierare.sanitanews.it/content/view/1878/67/

Inoltre:

di Enrico Negrotti

Occorre fornire una completa informazione agli aspiranti genitori che si rivolgono alla fecondazione in vitro. Così come i neonatologi e i ginecologi ostetrici devono seguire con particolare cura la salute dei bambini nati da fecondazione artificiale.

Sono le raccomandazioni degli autori di uno studio osservazionale retrospettivo condotto al Dipartimento materno­infantile del Policlinico universitario «Le Scotte» di Siena, e pubblicato sulla rivista «Minerva Pediatrica», sui bambini nati dopo fecondazione in vitro per verificare il rischio di sviluppare lesioni cerebrali.

La ricerca, coordinata dal neonatologo Carlo Valerio Bellieni, e condotta dai primari Franco Bagnoli e Giuseppe Buonocore e dai relativi staff, ha messo in luce un aumentato rischio di danno cerebrale nei nati da fecondazione in vitro in quanto soggetti a essere di basso peso. Non c’è variazione di rischio invece tra i nati di basso peso se concepiti con fecondazione in vitro o meno.
S
ono stati esaminati tutti i bambini nati nel triennio 2004-2006 al Policlinico «Le Scotte» di Siena. Si tratta di 3810 bambini, 180 dei quali (4,7%) concepiti con fecondazione in   vitro. Erano differenti sia la media del peso alla nascita, sia l’età gestazionale, sia l’età materna dei due gruppi di neonati. In particolare 3025 grammi nei nati naturalmente rispetto ai 2620 dei nati dopo fecondazione in vitro; 38,8 settimane di gestazione rispetto alle 36,5; 32,6 anni delle madri rispetto ai 35,7. Per quanto riguarda i danni cerebrali, sono risultati presenti in 4 bambini da fecondazione in vitro   (2,2%) e in 23 (0,63%) di quelli nati da concepimento naturale. «Può essere dovuto alle gravidanze multiple, spesso associate ai trattamenti di fecondazione in vitro – scrivono gli autori della ricerca – e alla conseguente prematurità, un fattore di rischio ben noto per il danno cerebrale». Tuttavia, aggiungono, i dati mostrano che anche nel caso di nascite singole e non gemellari, il rischio è maggiore nella popolazione nata da fecondazione in vitro. Anche se, ammettono gli autori, «la differenza scompare se consideriamo solo i nati di basso peso, dove il tasso di danno cerebrale è simile nelle due popolazioni».

C oncludono gli autori, che si ripromettono di seguire i bambini negli anni a venire per avere un follow-up sui dati presentati: «Nei bambini nati da fecondazione in vitro, il danno cerebrale avviene più frequentemente che nel resto della popolazione. Questo è probabilmente dovuto a una maggiore frequenza di prematurità e di basso peso nella popolazione di nati da fecondazione in vitro. È opportuno parlare anche di questo con i genitori perché prendano   una decisione   informata».

Danni cerebrali più frequenti nei nati dalla fecondazione in vitro. Lo conferma uno studio sui bambini venuti alla luce a Siena. All’origine dei pericoli i parti prematuri e il basso peso

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Autore: Libertà e Persona

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