Considerazioni sul razzismo per il vicedirettore de La Stampa Massimo Gramellini


Nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” del 17 dicembre, il vicedirettore della Stampa propone l’insegnamento del darwinismo come rimedio contro il razzismo.

Ma non sa che è proprio il darwinismo all’origine del razzismo.

L’intervento di Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa alla trasmissione “Che tempo che fa” è stato riportato sul sito delprof. Formenti dell’università di Pavia “Anti evoluzionisti in Italia!?“.

Secondo il prof. Formenti l’intervento di Gramellini sarebbe stato una specie di “spot” per la mostra “HOMO SAPIENS” in corso a Roma al Palazzo delle Esposizioni.

Uno degli argomenti trattati da Gramellini nella puntata in oggetto era infatti il razzismo, e il vicedirettore de La Stampa ha ad un certo punto invocato l’insegnamento della teoria dell’evoluzione come antidoto a tale piaga:

http://www.youtube.com/watch?v=XNX9udRv1gQ&feature=player_detailpage#t=550s

 

Come  è possibile constatare dal video, l’ospite di Fabio Fazio ha detto:

i razzisti non sono pazzi, sono ignoranti, perché non sanno che la legge dell’evoluzione umana è l’incrocio”, indicando, come dicevamo, nella legge dell’evoluzione il principio di fratellanza.

E ha poi aggiunto:

ma perché nelle scuole non le insegniamo questo cose qui? Perché nel 2011 c’è ancora gente che crede che il razzismo sia una cosa vera, appartenente alla natura umana … è esattamente l’opposto della legge di natura

Quello il vicedirettore Massimo Gramellini non sa è che la teoria dell’evoluzione darwiniana non è governata dalla legge dell’incrocio ma da quella della selezione naturale, della lotta tra le “razze”.

E questa non è un’invenzione degli oscurantisti critici del darwinismo, sono le parole che lo stesso Darwin utilizzò come titolo alla sua opera principale:

 

La dicitura del titolo è infatti “L’origine delle specie” o “La conservazione delle razze favorite nella lotta per la vita“.

La domanda che vorrei fare a Gramellini è dunque la seguente: come può un libro che si intitola “La conservazione delle razze favorite nella lotta per la vita“, essere contro il razzismo?

Che il darwinismo favorisse il razzismo se ne erano accorti praticamente da subito, ed è per questo motivo infatti che negli Stati Uniti nel 1925 si svolse il famoso processo Scopes (vedi CS- Processo al pprocesso Scopes). In quella vicenda non era infatti la teoria dell’evoluzione in sé ad essere sotto accusa, ma le sue implicazioni antropologiche, come si può vedere da questo estratto del libro di testo usato all’epoca:

Appare paradossale che Gramellini volendo indicare un rimedio contro il razzismo vada poi a proporre la dottrina che del razzismo è l’origine. (vedi anche CS- HOMO SAPIENS: proposta per una mostra sull’antropologia darwinistaDarwinismo e razzismo: Italia 1864)

Speriamo che quindi qualcuno avverta Massimo Gramellini che i razzisti tutto possono essere fuorché frutto dell’ignoranza: i razzisti sono il frutto più o meno consapevole dell’ideologia darwinista.

E ogni operazione tendente ad affermare il contrario si inserisce in quel meccanismo di riscrittura della storia denunciato da George Orwell in 1984: “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”.


Se quindi il vicedirettore de La stampa, dalla seguitissima trasmissione di Fabio Fazio, volesse fare un’opera meritoria contro il razzismo, dovrebbe invitare ad un’analisi critica di quel fenomeno che è stato e che tuttora è il darwinismo.

 

(Questo articolo è pubblicato anche su Critica Scientifica)

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