Strabiliante. Oggi sono ungherese

Mi sembra che in queste ultime ore non si stia dando molto risalto a una strabiliante notizia, una di quelle che aspetti da una vita intera.

La notizia di una vittoria politica completa delle forze cristiane e della vita. Forse troppo completa, al punto da creare imbarazzo in alcuni ambienti cattolici e conservatori sempre buoni a lamentare gli errori delle forze dominanti laiche o laiciste che siano, ma subito tremebondi non appena qualcosa di concretamente positivo avviene.

 Il Parlamento ungherese ha votato a stragrande maggioranza una serie di provvedimenti che prevedono:

1) il cristianesimo come religione base del popolo ungherese;

2) la protezione della vita del feto sin dal concepimento;

3) la promozione della famiglia, rappresentata dall’unione in matrimonio fra un uomo e una donna;

4) la proibizione delle pratiche eugenetiche;

5) limitazioni ai poteri della Corte Costituzionale, specie in materia finanziaria;

6) doveri dei genitori verso i figli ma anche doveri dei figli verso i genitori anziani;

7) limitazione costituzionale all’indebitamento dello Stato non oltre il 50% del Pil e l’obbligo di una maggioranza dei due terzi per l’introduzione di nuove tasse;

8) invocazione della responsabilità di fronte a Dio dei parlamentari che approvano la Costituzione;

9) formalizzazione costituzionale dello stemma nazionale centrato sulla Santa Corona e su Santo Stefano, simboli dell’eredità storica cristiana dell’Ungheria;

10) la “nazione su base etnica”. Il lettore potrà adesso capire meglio lo strano silenzio che circola su questa notizia… Nessuno dei provvedimenti è “politicamente corretto”, anzi, sono assolutamente politicamente scorrettissimi, uno più scorretto dell’altro. Si potrebbe immaginare una sorta di classifica della scorrettezza, dove ognuno metterebbe al primo posto il provvedimento a lui più sgradito e poi via via a scendere. Le accuse che si possono portare sono evidenti: discriminazione religiosa, razzismo, oscurantismo moralista e antifemminismo, antimodernità, ecc.

E infatti si sono già scatenate le proteste delle associazioni abortiste, gay, femministe, e di Amnesty International. In realtà, diciamolo senza peli sulla lingua, per un cattolico vero questa è una strepitosa vittoria, in ognuno dei vari provvedimenti. Per tutti i secoli passati, per ogni Stato di quella che fu l’Europa cristiana, dall’alto Medioevo fino alla Rivoluzione Francese e per molti Paesi fino al XX secolo, il Cristianesimo fu la religione unica delle singole popolazioni. Ciò vuol dire che in Ungheria si è semplicemente detta la verità e ribadita una realtà di fatto, spudoratamente misconosciuta dalle menzogne laiciste dei nostri decenni e di quel coacervo di insubordinazione morale e relativismo accecante che è l’Unione Europea. Al di là delle immani tragedie del XX secolo, che uno delle componenti essenziali per l’esistenza di una nazione sia il ceppo etnico comune, è una verità tanto basilare da essere banale. Ciò che fa una nazione non è l’ideologia politica dominante (concezione utopista della nazione, sulle orme di Mazzini), bensì l’eredita comune di etnia, di lingua, di religione, di cultura, di tradizioni.

Naturalmente, occorre vigilare che da questi elementari principi non si precipiti in pericolose derive razziste, ma, come noto, l’abuso non toglie l’uso; e l’uso è che gli ungheresi costituiscono da mille e passa anni una precisa e individuabile entità etnica con una sua lingua, una sua religione, una sua cultura e le sue tradizioni. Riguardo poi la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale e la difesa della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, ebbene, questa per un cattolico di oggi è veramente la più grande delle vittorie. Ed è strabiliante.

Come è strabiliante che nessuno festeggi, nessuno ne parli. Dovremmo fare festa per giorni, parlarne per anni, sentirci tutti ungheresi. A cosa è dovuto l’imbarazzato silenzio? Forse al fatto che noi cattolici abbiamo ancora (a stento) il diritto di protestare ma non quello di vincere? Forse al fatto che i primi a tremare (o anche ad essere arrabbiati) sono proprio molti dei nostri leader e intellettuali “cattolici”? E che dire della diminuzione del potere della magistratura in materia finanziaria e dello stesso potere esecutivo e legislativo in materia di tassazione? Non è anche tutto ciò un modo concreto di diminuire lo strapotere statalista e di aiutare le famiglie e un’economia più ordinata e meno soggetta ai poteri forti internazionali? E per finire, la condanna dell’eugenetica, l’invito alla solidarietà fra le generazioni, l’invocazione dei politici alla responsabilità agli occhi di Dio dei loro atti e delle loro leggi, il richiamo all’identità cattolica e monarchica della grande Ungheria del passato. Quale cattolico potrebbe mai condannare tutto questo? E come mai allora non se ne parla? Forse perché da oggi gli ungheresi sono politicamente “eretici”.

 E per la prima volta in vita mia, io, che, nonostante tutti i miei peccati e limiti, mi ritengo un cattolico e mi sforzo di esserlo ogni giorno meglio, sono felice di sentirmi “eretico” con tutti gli ungheresi.

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