La fede è significativa per l’uomo d’oggi?

Per l’uomo di oggi la fede non è significativa. Non ci ingannino le cifre di coloro che per tradizione chiedono il battesimo per i propri figli e, in alcuni casi, arrivano fino a far celebrare loro il sacramento della cresima. Quest’ultimo, anziché essere il sacramento della maturità cristiana, si è trasformato nell’esodo in massa dalla comunità cristiana. Troppi genitori mandano per anni i figli a catechismo per assolvere un obbligo rituale, senza impegnarsi minimamente nell’accompagnamento dei ragazzi alla scoperta di Cristo e della sua Chiesa. Altre persone non intendono neanche più battezzare i figli dicendo che quando saranno grandi prenderanno le decisioni che meglio credono. Non vogliono imporre ai loro ragazzi nessun Credo religioso per un presunto senso di tolleranza e di rispetto della loro libertà.

Ma, allora, come spiegare tutti gli altri condizionamenti a cui sottopongono i figli fin dalla tenera età, in ogni campo della vita, a cominciare dalle scelte meno importanti e fittizie come può essere quella della squadra di calcio? Su cose tanto piccole si condizionano i bambini sin dalla partenza, e sulle grandi questioni li si lascerà scegliere alle soglie della maturità. Non è proprio il contrario di una retta educazione? Non è sulle cose che davvero contano che si gioca tutta quanta la vita di un individuo e non sulle cose di piccolo cabotaggio? Una moda del nostro tempo è di far partecipare i figli a molteplici impegni sportivi per garantirgli la salute del corpo e di trascinarli verso attività quali la musica, la pittura, la danza e via dicendo più per la propria soddisfazione personale che non per la realizzazione dei propri figli. In questo contesto è indubbio che ai ragazzi, presi tra la scuola e questi diversivi, non si possa far perdere altro tempo con quello che comunemente è chiamato il catechismo. Chi oserebbe appesantire la già ricca giornata dei figli con un’ora la settimana (questa si a vantaggio della loro crescita spirituale) a sviluppare tematiche che abbiano come riferimento la fede nel Dio di Gesù Cristo?

Non dobbiamo dimenticare che i primi testimoni della fede sono sempre i genitori, nessun altro può sostituirsi alla loro opera di evangelizzazione. La casa sarà per i figli la prima scuola della fede, perché il padre e la madre hanno la missione di far nascere Dio nel cuore dei loro ragazzi. Se manca questo e, di conseguenza, si rinuncia a qualsiasi insegnamento religioso, si deve constatare che la proposta cristiana è ritenuta marginale, se non insignificante. La fede cristiana non è un vago sentimentalismo per imbonire la gente, se qualcuno pensa queste cose significa che il messaggio è stato annacquato. Se la pratica religiosa continua a diminuire, se i credenti sono marginali nella società odierna, se tante persone di buona volontà si sono allontanate dalle nostre chiese o fanno tanta fatica a seguire gli insegnamenti del Magistero ecclesiastico può essere che “il nostro è un cristianesimo senza Cristo! Come, direte, senza Cristo, se non si fa che parlare e scrivere di Lui! Si, ma è un Cristo impersonale, lontano, che non ci riguarda da vicino, un estraneo, anche se notissimo. Un argomento più che una Persona viva e vera e un amico” (padre Raniero Cantalamessa).

Papa Paolo VI invitava i fedeli a cercare un contatto vivo con il Salvatore dicendo: “Si è reale, è vivo, è personale, è provvido, è infinitamente buono; anzi non solo buono in sé ma buono immensamente altresì per noi, nostro creatore, nostra verità, nostra felicità, a tal punto che quello sforzo di fissare in Lui lo sguardo e il cuore, che diciamo contemplazione, diventa l’atto più alto e più pieno delle spirito, l’atto che ancora oggi può e deve gerarchizzare l’immensa piramide dell’attività umana“.

Penso si debba ritrovare l’annuncio dell’inizio, vale a dire la predicazione incentrata sul fatto principale del cristianesimo: l’incarnazione di Gesù Cristo. Altrimenti si finisce per dare ragione all’umorista polacco Stanislaw Lec che ha detto: “In principio era il Verbo, alla fine le chiacchiere“. Il cristianesimo prima di essere una morale, un’etica, un insieme di valori e di dogmi è una Persona. Scoprire che è possibile incontrare Gesù Cristo, che di Lui si può fare un’esperienza personale, vuol dire entrare nel cuore del cristianesimo, e l’accettazione di quell’etica e di quella morale che contraddistinguono il Credo cristiano è l’effetto di aver incontrato Gesù. (da Scommessa sull’uomo, editrice Elledici 2006)

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