Quello che non si dice sulla Georgia (1): la politica pro-droga di Saakashvili (e di Soros)

14 agosto 2008 (MoviSol) – La Fondazione Beckley, una delle tante
organizzazioni fondate da Soros per propagandare la liberalizzazione
della droga, si trova alla periferia di Oxford. Nel maggio scorso essa
ha pubblicato un rapporto dal titolo “Antidroga in Georgia: i test
anti-
droga e la riduzione del consumo”. Con quel rapporto, la
fondazione
lodava la politica del presidente georgiano Mikhail Saakashvili e
criticava l’operato del precedente presidente Eduard Shevardnadze.
“L’ex primo segretario del comitato centrale del partito
comunista
georgiano, Eduard Shevardnadze, iniziò negli anni ’70 una dura
campagna
di misure contro la droga e contro coloro che ne facevano uso”,
dice il
rapporto, citando un’altra entità fondata da Soros, lo Human Rights
Watch. La Fondazione Beckley commentava positivamente i
“promettenti
cambiamenti sotto la presidenza di Mikhail Saakashvili”, il quale
ha
“annunciato la possibilità di spostare l’asse delle politiche
antidroga
dall’orientamento giuridico dominante”. In altre parole, il
beneficiario della “rivoluzione rosa” georgiana finanziata da
Soros,
Saakashvili, potrebbe aver promesso a Soros di arrivare in futuro alla
legalizzazione della droga. Immaginate che cosa significherebbe per la
Russia, già pesantemente compromessa dalle ondate di eroina proveniente
dall’Afghanistan!
Il condirettore della Fondazione Beckley, Mike Trace, l’ex vice zar
dell’antidroga in Inghilterra, fu nominato direttore della sezione
“Riduzione della Domanda” dell’Ufficio Antidroga delle
Nazioni Unite
nel gennaio 2003. Dopo otto settimane fu costretto a dare le
dimissioni, a seguito della pubblicazione di documenti in possesso del
Hassela Nordic Network, un gruppo svedese che si oppone alla
liberalizzazione delle droghe, nei quali Trace appariva partecipe di un
piano finanziato dal miliardario George Soros per rivedere le
convenzioni internazionali sul traffico di droga, in occasione di un
incontro dell’ONU da tenersi a Vienna nell’aprile dello stesso
anno.
L’Hassela Nordic Network aveva fatto notare che, nel settembre
precedente (2002) Trace, in una lettera indirizzata a Aryah Neier,
presidente dell’Open Society Institute (OSI), descriveva il suo
ruolo
come segue: “Per quanto riguarda i miei compiti, penso che sarebbe
meglio, nei primi momenti, che io fornissi consigli e consulenze da
dietro le quinte, visto il mio contemporaneo ruolo di Presidente dello
European Monitoring Group, la mia associazione con il governo
britannico e qualche lavoro di cui mi ha incaricato l’Ufficio
antidroga
dell’ONU. Questo ruolo da ‘quinta colonna’ mi permetterebbe di
sovraintendere all’istituzione dell’ente (ho già in mente
alcuni
individui di buona qualità con cui potrei lavorare a tal proposito in
piena fiducia), mentre promuovo i suoi scopi sottilmente nelle sedi
governative formali”.
L’ente a cui Trace si riferisce è Release, un gruppo londinese
usato
da Trace e l’OSI come paravento per condurre un’iniziativa,
privatamente chiamata Progetto X o “iniziativa di Londra”, e
ufficialmente “Forward Thinking on Drugs” (Pensiero avanzato
sulla
Droga), che serviva a preparare delle alternative alle vigenti
convenzioni dell’ONU sulla droga prima dell’incontro di Vienna.
Quale
presidente di questa iniziativa era stata scelta l’australiana
Cheryl
Kernot, nel dicembre 2002. Il bilancio a disposizione per
l’iniziativa
fu stabilito a 405 mila dollari. Il finanziamento provenne da Soros e
da altre fondazioni europee che condividono gli obiettivi di Soros.

Fonte: www.movisol.org

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