Sull’Origine la scienza non dice nulla, perchè non sa. Contro Boncinelli e compagnia, e l’illusione di aver esaurito il mistero dell’esistenza.

Leggo spesso che nell’epoca della scienza e della tecnica, siamo mentalmente fermi al medioevo. Leggo, dai maestri del pensiero scientista, che tutto è cambiato. Ora che abbiamo mappato il genoma, che sappiamo questo e quest’altro, Dio è un’ipotesi da abbandonare. Andava forse bene, anche per i grandi scienziati, prima di Darwin, ora non più.

Personalmente mi sento esattamente come un medievale, anzi come un primitivo. Io, i primitivi li immagino proprio come me, non curvi a quattro zampe, e neppure a novanta gradi, come nei disegnini degli evoluzionisti. Con i miei desideri, le mie esigenze affettive, il mio senso di peccato, e la mia stessa aspirazione alla felicità, ad una felicità non meramente materiale. A me aspirina, cortisone, progetto Genoma, sbarco sulla luna ecc., dicono qualcosa sulla grandezza dell’uomo, sul fatto che non è solo una bestia, che è il re del creato. Null’altro di sconvolgente, cioè nulla di veramente nuovo.

Perché? Lo spiego subito: sull’origine del cosmo siamo fermi al Big bang, teorizzato già, nella sostanza, da teologie medievali e forse anche prima. Una tipica idea creazionista. Sul perché ultimo di questo big bang, non sappiamo nulla, e non lo sapremo mai. L’origine della materia ci è dunque ignota.

Sulla materia organica, sulla vita, cosa sappiamo? Secondo Francis Crick ed altri deriva dagli extraterrestri, perché è troppo un “miracolo” per essere nata per caso; secondo qualche altro scienziato ateo è caso, secondo altri necessità, o un mix non meglio chiarito tra le due; secondo Richard Dawkins, un “colpo di fortuna” chimico, un colpo di “abiogenesi”, come qualcuno chiama la vecchia storia ormai screditata della generazione spontanea, per darle almeno un tocco di nobiltà linguistica. Secondo Boncinelli, un altro scienziato ateo, è “assolutamente improbabile” la “generazione spontanea per accostamento casuale dei componenti chimici”…Insomma, l’origine della vita ci è sconosciuta esattamente come l’origine dell’universo e della materia organica.

Sull’uomo cosa sappiamo? Una mostra curata da grandi genetisti e biologi evoluzionisti, dava spiegazioni molto sicure sull’evoluzione, ma dopo aver fatto un po’ di cagnara sui giornali, a me a ad alcuni amici un po’ scettici, hanno risposto che sì, in verità, “l’evoluzionismo non riesce a spiegare in modo esatto l’origine dell’uomo ma la comunità scientifica sta tentando di capirci qualcosa”. Per J. Monod siamo figli del caso, numeri usciti alla roulette, ma non si dice chi stesse giocando né perchè; sull’origine del linguaggio simbolico non sappiamo nulla: qualcuno parla di “scherzo”, qualcuno utilizza le solite “pressioni evolutive”, che, premi premi, ottengono sempre quello che vogliono, perché, come scrive Boncinelli, le “vie della selezione naturale sono infinite”.

Sull’altruismo qualcuno dice che c’è il gene apposito, mentre altri sostengono che no, siamo programmati per la competizione, abbiamo “geni machiavellici”; per qualche evoluzionista siamo naturalmente cattivi, aggressivi come gli scimpanzé, per qualcun altro siamo naturalmente buoni, gentili come i bonobo (l’importante è non tirare in ballo la libertà, perchè manderebbe a pallino il materialismo determinista).

La coscienza? Dawkins spiega che è una “lacuna, un errore darwiniano”, per Odifreddi è “il marchio di infamia di una evoluzione ancora imperfetta”, per Boncinelli è un “incidente congelato”, una “imperfezione” vantaggiosa, comparsa per caso, esattamente come l’intelligenza, definita, si fa per dire, il solito “capriccio del caso”, di cui non c’era, “evoluzionisticamente parlando, un gran bisogno”. Insomma: non si sa nulla. La libertà? Forse è nei geni, forse…

L’amore? Non lo sappiamo, ma dovrebbe essere iscritto nei geni, spiega l’ateo J.Watson mentre illustra l’inferiorità dei negri, che, non lo sappiamo, ma dovrebbe essere iscritta nello stesso posto. La religiosità? Un “organo vestigiale”, spiega Dawkins, che doveva servire a qualcosa, ma non sappiamo perché, e soprattutto non capiamo perché persista… Insomma non sappiamo nulla, scientificamente intendo, come i primitivi, su tutte le cose più importanti. Lo dicono i grandi scienziati atei, spiegando poi che tutto è cambiato… L’immortalità? La raggiungeremo qui, con qualche modifica sul genoma benedetto, o con qualche altra tecnica, spiega Desmond Morris, vicino ormai all’età per lasciarci…

Ma non sembra sia una cosa che accadrà a breve, quindi sono tranquillo: potrò morire in pace. Ecco, dal momento che morirò, continuo a chiedermi: perché vivo? Per Dio o per il nulla? Ma perché mi faccio questa domanda, mentre gli animali e le pietre no? Lo spiega Boncinelli: il vivente non è superiore al non vivente, al solito la nostra idea di valere più di un sasso è frutto “della nostra insopportabile tendenza a scorgere negli eventi una progettualità e a giudicarne il livello di efficienza in base alla capacità di concepirla e di conseguirla. Purtroppo questa è un’altra delle illusioni prodotte dal nostro strumento per ragionare, il cervello, e dal suo essere stato forgiato dalla pressione evolutiva…”. Cosa vuole dire? Niente. Boncinelli, usando il suo cervello, spiega che il cervello umano si fa tante “illusioni” sull’essenza dell’uomo: non mi torna. Personalmente, con un po’ di umiltà, continuo a ritenermi un primitivo, e, senza nessuna superbia, ben superiore ad un sasso o ad un pugno di sabbia: almeno finché coloro che vorrebbero derivare il loro ateismo dalla scienza, non mi abbiano dato qualche idea più chiara su vita, coscienza, intelligenza, libertà, etica, Dio e origine di ciò che esiste.

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.